Per gentile concessione dell’autore e del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”
Il calciatore con la passione per la filosofia.
Quel pallone che rotola è sempre stato una sorta di mistero della vita per Luciano Aprile, centrocampista creativo e intuitivo, che ha legato la sua carriera soprattutto al Matera.
Dal campo agli studi, però, il passo è stato assai breve perché tra veroniche sopraffine e proverbiali serpentine si è nutrito soprattutto di cultura e sapienza.
Nativo di Lecce, a dieci anni si trasferì con la famiglia a Palermo dove il papà Antonio era maresciallo dei carabinieri ai tempi in cui Carlo Alberto Dalla Chiesa comandava la Legione dell’Arma del capoluogo siciliano. L’imberbe Luciano correva dietro ad una palla per stradine e viuzze. Era abile ed estroso. Appena quindicenne l’approccio agonistico nel campionato di Prima categoria con una squadretta locale su un terreno infame.
“Il calcio mi piaceva molto ma era solo un divertimento. Una volta si presentò un signore che mi propose di fare un provino per il Napoli. Ma tutto rimase sono nelle buone intenzioni”.
Agli inizi degli anni settanta il ritorno in Puglia, ad Acquaviva delle Fonti (dove vive tuttora ndr) perché al papà venne affidata la locale stazione dei carabinieri. “Cominciai a giocare nel Cassano vincendo il campionato di Prima categoria. Segnai 15 gol e fui ingaggiato dal Matera in C. Lo allenava Veneranda. Tuttavia, dopo alcune partite di Coppa Italia non venni più convocato”.
Un piccolo sogno spezzato.
Ma l’intrepido Luciano non si perse d’animo, tanto più che la sua vita continuava a correre sul binario del sapere. Dopo il diploma al Classico s’iscrisse alla facoltà di filosofia dell’Università di Bari. Nel frattempo il Matera, nella stagione ’74-’75, lo mandò in prestito al Bitonto in serie D. “M’impegnai al massimo disputando un campionato eccellente, con 10 reti. Memorabile il gol nel sette contro l’Andria dopo un assist illuminante di Sciacovelli. Ne segnai un secondo e finì 3-1 per noi. Eravamo un bel gruppo affiatato. Ricordo giocatori combattivi del calibro di Aruanno, Mangialardi, De Bellis, Ricciardi, Licinio, Labianca, Rubini. Giocavamo sulla terra battuta mettendoci ardore e grinta”.
In breve tempo diventò il beniamino dei tifosi bitontini. Centrocampista dai piedi buoni e dalle lunghe leve, con la sua inconfondibile falcata partiva in progressione dribblando gli avversari come birilli.
Il compianto senatore Franco Salerno, presidentissimo del Matera, lo rivolle subito. Cominciò così la sua ascesa con la formazione lucana culminata nella storica promozione in serie B (’78-’79). “Uno dei momenti più belli ed esaltanti. L’allenatore era Franco Dibenedetto.
In squadra c’erano Casiraghi in porta, Generoso, Pavese, Giannattasio, Carella, un giovanissimo Gigi De Canio, Morello, Picat Re, Raffaele.
Indimenticabile l’ultima partita di campionato, il 9 giugno del ’79, sul campo della Lucchese. Arrivammo allo stadio e fummo accolti da circa seimila materani al seguito. Un qualcosa di commovente e di straordinario. Vincemmo 4-0 per un trionfo che resterà per sempre nella memoria dei materani”.
Luciano Aprile era l’idolo dei tifosi biancazzurri.
L’anno dopo in B fu ugualmente protagonista nonostante la retrocessione. Faceva la mezzala, il tornante, il centravanti “ombra” e all’occorrenza il mediano marcatore. Alla seconda giornata di andata, nel derby col Taranto il suo capolavoro davanti a oltre 15.000 spettatori festanti.
“Partii dalla nostra metà campo, veloce come il vento, un paio di scambi con Morello e Picat Re, poi dal vertice dell’area avversaria calibrai una parabola arcuata e velenosa che sorprese il portiere Petrovic. In quel Matera giocava anche Italo Florio. Un’altra giornata indimenticabile fu la sfida con il Bari nello stadio “Della Vittoria” che avevo sognato da ragazzino. Segnò prima Bagnato, nella ripresa indirizzai un fendente all’incrocio dei pali e pareggiammo. L’allenatore biancorosso Mimmo Renna mi fece i complimenti, poi il presidente del Bari, Antonio Matarrese quasi paventò a Franco Salerno l’idea di ingaggiarmi ma non se ne fece nulla”.
Aprile con la maglia del Matera collezionò 194 presenze e 23 gol. Ma la sua forte personalità, quel voler andare controcorrente, tra l’essere anticonformista e coerente con le proprie idee non solo politiche, lo fecero diventare un personaggio quasi scomodo. Leggeva “Il Manifesto” (“un quotidiano di sinistra libero e indipendente, ma io pur essendo comunista non sono mai stato iscritto al Pci”), era spesso fuori dal coro e anche critico nei confronti del mondo calcistico che lui stesso definiva “maschilista e ottuso dove spesso regnava l’obbedienza remissiva”. Qualcuno lo paragonò all’epoca a Paolo Sollier, il calciatore che salutava i suoi tifosi del Perugia col pugno alzato (“ma io non avrei mai fatto una cosa del genere perché non sono per alcuna forma di fanatismo”).
Calcio sì ma fino ad un certo punto.
Perché Luciano Aprile nell’82 si laureò. Ancora oggi, sulla soglia delle 62 primavere, insegna storia e filosofia al Liceo Scientifico “Da Vinci” di Cassano Murge.
Confessa: “Giocavo per avere uno stipendio in modo da potermi mantenere agli studi perché non volevo pesare sulla mia famiglia che già faceva tanti sacrifici. Ho sempre avuto la vocazione di fare il professore. Dopo il concorso, tra l’82 e l’84, entrai nel mondo della scuola. Ho giocato fino ad allora in C a Livorno e Matera. Poi tanti campionati nei dilettanti: Noicattaro, Sannicandro, Gravina, Mottola, Acquaviva. Dal 2000 faccio il tifo per il Chievo. Continuo a leggere tanti libri, ascolto musica di qualità e soprattutto cerco d’insegnare ai miei studenti i valori, l’etica della vita perché come dice il filosofo olandese Spinoza: “Né ridere, né piangere, né detestare ma comprendere e capire”.
CHI E’
Luciano Aprile è nato a Lecce il 3 luglio 1954. Oggi ha 62 anni e vive ad Acquaviva delle Fonti. Nella stagione 1974-’75 indossò la maglia del Bitonto nel campionato di serie D diventando il beniamino dei tifosi neroverdi per il suo estro, la sua inconfondibile falcata ed i suoi gol decisivi. La sua carriera è stata molto legata al Matera con cui ha giocato anche in serie B. E’ professore di storia e filosofia