È stato presentato nei giorni scorsi il
numero 99-100 di “Studi Bitontini”,
la storica rivista di storia locale frutto dell’instancabile lavoro di ricerca
svolto dal Centro Ricerche di Storia e
Arte.
Il volume contiene gli atti del convegno dal
titolo “Temp(i)o della sofferenza,
temp(i)o di Dio – Malattia e religione tra antico e moderno”, svoltosi a
Bitonto tra il 16 e il 19 marzo 2013. Un convegno in cui si discusse del
rapporto tra la sofferenza e la religione nella storia umana e nelle raffigurazioni
artistiche.
Ad aprire l’incontro di mercoledì i saluti didon Vito Piccinonna, parroco della
Basilica dei Santi Medici, del direttore della rivista Silvio Fioriello e del presidente del centro Nicola Pice, che ha moderato gli interventi degli ospiti, tra cui Giorgio Otranto, professore emerito di
Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso l’Università degli Studi “Aldo
Moro” di Bari, e Luigi Piacente, professore ordinario di Letteratura Latina
sempre presso l’Ateneo barese.
Il professor Otranto ha ricordato come la
riflessione sulla rapporto tra sofferenza e sulla morte sia stata sempre al
centro delle discussioni teologiche e filosofiche e nelle raffigurazioni
artistiche, nella storia e, ricordando la figura dei due santi anargiri, Cosma
e Damiano, che unisce l’arte medica, quindi la cura del corpo, alla fede, “medicina
spirituale”, ha sottolineato come il concetto di “sofferenza” sia centrale
nella religione: «Con la figura dei Santi
Medici si ha una mutua compenetrazione tra malattia e tempio. Chi soffre è
soggetto a panico e paura della morte, che caratterizza la vita dell’uomo per
tutta la sua esistenza. La morte è la sola cosa universale e inevitabile. La
religione si pone, quindi, come medicina spirituale contro l’inevitabile paura».
Il professor Piacente, invece, elogiando il
lavoro svolto dal Centro, perché «è
difficile trovare riviste così accurate il cui ambito di ricerca sia
circoscritto ad una sola città», ha illustrato la concezione dell’arte
medica nella Grecia antica e nella società latina.
Al culmine dell’evento il giovane pianista Costantino Carrara si è cimentato in
una esibizione musicale, mentre Antonio
Sicolo, storico dell’arte presso il Centro, ha illustrato la storia dell’iconografia
dei Santi Medici a Bitonto e non solo, partendo dalla basilica costruita per
volere di monsignor Aurelio Marena e dai tesori custoditi all’interno, come un
bassorilievo trecentesco ritraente i due santi. Sicolo ha dunque spiegato che la
gran parte dell’iconografia, tra cui il già citato bassorilievo, gli affreschi nella chiesa di San Leucio vecchia e le due statuette policrome esposte al museo diocesano e provenienti dalla cripta della Cattedrale, risente dell’influenza dell’arte araba, essendo i
due santi provenienti dal Medio Oriente. Le due statue esposte nella basilica, datate
1733, risentono, invece, dello stile della scuola napoletana e sarebbero,
secondo il giovane ricercatore, di Carmine
Lantriceni, per le analogie rispetto ad altre opere dell’artista partenopeo,
come le statue presenti a Diso, in provincia di Lecce.