“L’amministrazione
del Comune di Bitonto disponga l’annullamento dell’affidamento dei servizi riguardanti l’ingegneria
e l’architettura al DICAR di Bari”.
Dopo
i malumori dell’Ordine degli Architetti di Bari, dei partiti di opposizione e
la pronta risposta dell’assessore all’Urbanistica Nicola Parisi, l’affidamento della redazione del Documento
Programmatico Preliminare del Piano Urbanistico Generale (PUG) al Dipartimento dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura
del Politecnico di Bari fa ancora parlare di sé.
A
tuonare è ora l’Ordine degli Ingegneri
della provincia di Bari con una missiva inviata tre giorni fa al sindaco Michele Abbaticchio, al Rettore del Politecnico di Bari e al Direttore del DICAR.
Molte
le “illegittimità” riscontrate dall’Ordine professionale. A partire proprio
dalla categoria 11 in cui il Comune ha inscritto l’affidamento.
“Le prestazioni affidate rientrano
pacificamente nei «Servizi attinenti
all’architettura e all’ingegneria, anche integrata;
servizi attinenti all’urbanistica e alla paesaggistica; servizi affini di consulenza scientifica e tecnica;
servizi di sperimentazione tecnica e analisi» – si legge nella nota – sicché risulta disattesa la disciplina che regola gli affidamenti dei servizi di architettura
e di ingegneria, ancor più perché il servizio (nella specie viene in questione l’attività di
redazione del Piano Urbanistico Generale a i sensi della LR 20/2001) si presenta artificiosamente
frazionato al fine di rimanere sotto la soglia di € 40.000,00”.
Attraverso la delimitazione alla consulenza
per la predisposizione del solo DPP, “a cui la LR 20/2001 non assegna alcuna
autonoma valenza giuridica, sia sul piano degli effetti conformativi della
proprietà, che da altri punti di vista”, infatti, l’importo della prestazione è
stimato a 35.000 euro oltre iva, “a
fronte di una spesa complessivamente stimata in circa 160.000 euro per la
redazione del PUG di Bitonto”.
“E quand’anche, per mera ipotesi speculativa, si trattasse davvero di «Servizi di consulenza gestionale e affini» di cui al numero 11 su citato – continua -, si tratterebbe comunque di affidamento di servizi
e/o «attività economicamente
contendibili» in astratto da professionisti iscritti agli albi degli ingegneri(e degli architetti)” che avrebbero reso
comunque necessarie le procedure dievidenza pubblica pertinenti, non effettuate da Palazzo Gentile.
“Infine, ma non per ultimo, sebbene la più recente giurisprudenza
comunitaria e nazionale abbia chiarito che anche le Università possono – in linea di principio – partecipare, in
veste di “operatori economici”, a procedure di affidamento di appalti
di servizi per fornire prestazioni di
ricerca e consulenza a enti pubblici o privati, è del pari
rilevante segnalare che tanto resta condizionato alla verifica che tale attività non comprometta la loro funzione didattica; condizione che viene garantita – secondo un
recente avviso di ANAC (parere n. 116
del 24 giugno 2015) – dalla incompatibilità con l’attività libero professionale di cui all’art.
90 d.lgs. 163/2006 del professionista docente universitario a tempo pieno”.
Proprio per questo “si pone perlomeno una duplice esigenza di verifica – sia da parte
dell’Ordine professionale che in capo al Politecnico – sul rispetto
della disciplina di deontologia, professionale, per un verso, universitaria,
per altro verso”.
“A ciò si aggiunga, inoltre, che la partecipazione a gare
d’appalto o l’affidamento diretto di incarichi ai Dipartimenti universitari, godendo gli stessi di finanziamenti pubblici,
consentirebbero loro di formulare offerte o di chiedere corrispettivi anticoncorrenziali, sì da alterare il libero gioco
della concorrenza nel mercato”.
“È compito precipuo dello scrivente Ordine professionale
prendere partito in ordine ad una serie di pratiche anti concorrenziali volte a favorire, in
violazione delle regole in materia di affidamento di appalti pubblici
di servizi attinenti la architettura e l’ingegneria, alcuni Dipartimenti del
Politecnico di Bari (nel caso di specie il DICAR) con contestuale
sottrazione ai propri rappresentati appartenenti all’Ordine
degli Ingegneri della Provincia di Bari di un’opportunità di mercato che le
norme sull’evidenza
pubblica avrebbero invece garantito”.
La “prassi alquanto inconsueta e verosimilmente illegittima” però
non sarebbe solo una prerogativa bitontina, ma sarebbe ormai in voga tra gli
enti locali pugliesi, come dimostrato da casi analoghi a Martina Franca e
Tricase.
“Si invita, per quanto sopra,
l’Amministrazione del Comune di Bitonto a voler disporre l’annullamento della
procedura in oggetto e la risoluzione della sottesa convenzione con il DICAR
per renderla rispettosa della normativa vigente oltre che
per ripristinare il corretto assetto concorrenziale violato” è la chiosa della
lettera dell’Ordine, che chiede anche al
Politecnico di Bari, in persona del Magnifico Rettore, e al DICAR di Bari, in
persona del suo Direttore di “disporre ogni opportuno e doveroso provvedimento
e iniziativa per ripristinare la legittimità della attività violata
oltre che a voler vigilare sul pieno rispetto della normativa sullo statuto dei
docenti universitari impiegati nella
attività dedotta in convenzione con il Comune di Bitonto e con le altre Amministrazioni con cui il DICAR ha stipulato
analoghe convenzioni per l’espletamento di servizi di architettura e di ingegneria secondo la fattispecie
canonizzata nel Codice dei contratti pubblici”.