Ieri i Finanzieri del Nucleo di Polizia
Tributaria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di
11 persone (5 in carcere e 6 ai domiciliari) e proceduto al sequestro
preventivo, preordinato alla confisca per “sproporzione”, di beni, denaro ed
altre utilità nella disponibilità, diretta ed indiretta, degli indagati per un
valore complessivo di oltre 56 Milioni di Euro.
Cinque gli uomini finiti in carcere tra
cui Michele Parisi, fratello del boss “Savinuccio”, tre baresi di 41, 44 e 49
anni e un bitontino di 42 anni. Per altre sei persone sono stati previsti gli
arresti domiciliari: due baresi di 30 e 41 anni, due bitontini di 43 e 64 anni,
un 39enne tarantino e un 37enne di Vizzoli, in provincia di Milano.
Le
misure cautelari personali, disposte dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari Dr.
Francesco Pellecchia – su richiesta della locale D.D.A. coordinata dal P.M. Dr.
Roberto Rossi, traggono origine dalle indagini scaturite a seguito di
dichiarazioni rese da un imprenditore della provincia di Bari, vittima di
minacce ed estorsione da parte di alcuni soggetti appartenenti al sodalizio criminale
capeggiato da Michele Parisi, fratello del noto boss Savinuccio Parisi.
Le
indagini hanno fatto emergere chiaramente come il gruppo criminale fosse dedito
ad una molteplicità di attività illecite tra le quali spiccava quella
estorsiva, anche con l’uso di armi, in danno di imprenditori locali operanti
nel settore dell’edilizia e in quello lattiero – caseario. In particolare, è
emerso come Michele Parisi, unitamente a suo fratello Nicola ed altri indagati,
costringessero numerosi imprenditori, operanti nelle zone di influenza del clan,
a corrispondere somme di denaro, con cadenza periodica e in ragione percentuale
ai ricavi dell’attività imprenditoriale, o ad assumere, con le mansioni di
“guardiano”, persone legate, direttamente o indirettamente al clan stesso.
Inoltre,
è stata accertata la sussistenza di un vero e proprio rapporto di scambio di
benefici tra l’imprenditore e Michele Parisi: a fronte della “protezione” del
pregiudicato barese venivano dati in cambio vantaggi economici.
L’imprenditore
spesso si avvaleva della forza intimidatrice di Michele Parisi, quale
appartenente al noto clan per risolvere questioni di carattere personale ed
imprenditoriale. L’intreccio di interessi ha così permesso all’imprenditore di
utilizzare la forza intimidatrice di Michele Parisi al fine di imporre, con
violenza o minacce, l’obbligo ad altre aziende operanti nel settore caseario,
di praticare prezzi più alti rispetto ai propri con lo scopo di minare le più
elementari regole della concorrenza e del mercato, nonché a Michele Parisi di
venire fittiziamente assunto alle dipendenze del Caseificio di proprietà
dell’imprenditore, al fine di dare “apparente legittimità” alle indebite
dazioni di denaro che periodicamente venivano corrisposte e ricevere,
indebitamente dall’INPS, anche una indennità di disoccupazione.
Molteplici
le altre attività criminali come l’organizzazione di rapine a mano armata non
consumate solo a causa di circostanze sopravvenute. Episodi di violenza quindi
non realizzatisi in concreto ma sintomatici, come peraltro rilevato dal
sequestro di una Beretta calibro 9 nei confronti di un soggetto colto in
flagranza di reato, al quale lo stesso Michele Parisi aveva da poco venduto
l’arma.
A
ciò si aggiungono anche una serie di episodi legati allo spaccio di sostanze
stupefacenti. Infatti, come accertato dalle Fiamme Gialle di Bari, esiste una
notevole sproporzione tra tali disponibilità e la capacità economica
effettivamente ed ufficialmente dichiarata.
Per
tale ragione, unitamente all’Ordinanza di custodia cautelare i Finanzieri hanno
notificato agli indagati decreti di sequestro patrimoniale, disposti in via
d’urgenza dal Pubblico Ministero inquirente, sottoponendo a vincolo cautelare
quote sociali relative a 5 società, 2 compendi aziendali, 11 autovetture, 3
motoveicoli, 27 immobili (14 fabbricati e 13 terreni) per un valore complessivo
di oltre 56 Milioni di Euro.