Dopo un po’, i messaggi di solidarietà finiscono nel
dimenticatoio. Se ne leggono così tanti che finiscono, a volte, per perdere la
loro funzione sociale.
È notizia degli scorsi giorni che Giuseppe Sangirardi,
dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, abbia subito delle gravi
intimidazioni.
Si comincia il 3 novembre, quando in via Garibaldi, la
sua auto – una Fiat Croma grigio scuro – viene data alle fiamme. Gli organi di
stampa scrissero che, probabilmente, era un evento d’origine dolosa, ma non ci
fu nessuna conferma.
Fino al giorno in cui viene recapitata al dirigente una
lettera minatoria in cui viene rivendicato il fatto. A questo si aggiunge la
minaccia all’incolumità dei componenti della famiglia, qualora Sangirardi non
dovesse abbandonare il suo ruolo nell’Istituzione comunale.
Non si respirava un clima tranquillo già dallo scorso
consiglio comunale (16 gennaio 2016): il dirigente, infatti, dopo alcuni
scontri verbali su alcune questioni di natura urbanistica e l’incendio che
aveva mandato ko la sua vettura, aveva abbandonato l’aula consiliare. In
questa occasione si scoprì che c’era una indagine in corso per la natura dolosa
dell’atto, inizialmente solo ipotizzata.
Nel tempo Sangirardi si è occupato di molti casi nodosi
per il comune, come le varianti del piano particolareggiato e l’analisi delle
denunce sui presunti abusi edilizi nella Lama Balice.
Inoltre, il dirigente a gennaio 2015 fu incaricato di rappresentare
il Comune di Bitonto nel Consiglio di Amministrazione provvisorio della S.A.N.B., società che gestirà (?) gestirà i servizi di
spazzamento e trasporto rifiuti nell’ambito territoriale Aro Bari1 di cui fanno
parte i comuni di Bitonto, appunto, Corato, Molfetta, Ruvo e Terlizzi.
È di Sangirardi anche la
firma che appare sul primo via libera (senza valutazione di impatto ambientale)
all’ampliamento della cava per inerti sita nel territorio comunale – località
“Bosco Colaianni”: il dirigente riprendeva il parere e lo studio effettuato
dalla ex Provincia, o meglio dal comitato provinciale per la valutazione di impatto
ambientale (Via).
Ma sappiamo anche che il
nostro Comune non è nuovo a “subire” fatti di questo genere.
Correva l’anno 2012 quando a
dirigere l’Ufficio Territorio era Vincenzo Turturro.
Il dirigente, in prestito dal
Comune di Giovinazzo, al mattino trovò nella corrispondenza una lettera
contenente un proiettile ed un invito a lasciare il suo incarico.
Immediatamente l’architetto
Turturro sporge denuncia presso il Commissariato di P.S. di Bitonto, ma pochi
minuti più tardi, poco prima di mezzogiorno, subisce il secondo attacco: in
piazza Moro, ignoti tentano di dare alle fiamme, riuscendoci solo in minima
parte, la Fiat Croma del dirigente.
Il clima terribile, poi,
viene ulteriormente rovinato nel pomeriggio quando i balordi riescono a trovare
e ad appiccare l’incendio all’auto della moglie dell’architetto, una Fiat
Stilo, parcheggiata all’interno del Liceo Scientifico “Galilei”.
Ma il nome di Turturro
ricompare nel febbraio 2015, accanto a quello di Gaetano Remine (dirigente ai
Lavori Pubblici del Comune di Bitonto nel 2010), tra i 144 condannati in primo
grado – ad 1 anno e 6 mesi di reclusione e 35mila euro di ammenda – per il procedimento riguardante alcuni
presunti illeciti nella zona artigianale di Giovinazzo.
La pena, però, è stata
sospesa in attesa di ulteriori indagini.
Ricordiamo quando Bitonto, anni
fa, si svegliò al mattino – un mattino piovoso ma con tanti ragazzi, docenti,
politici, che marciavano tutti assieme – con il desiderio grande di urlare che “Non abbiamo (non avevamo, ndr) paura”, che eravamo
pronti a combattere, a vincere questi atti mafiosi.
Non vogliamo che tutto si
fermi lì. Vogliamo tornare a gridarlo tutti assieme, lasciando che la voglia di
riscatto sia praticata de facto e non
solo de iure.