L’intervento
più atteso della serata era il suo. Inevitabilmente.
Don
Maurizio Patriciello, parroco al quartiere Parco verde di Caivano, in
Campania. Quella parte di Campania meglio conosciuta come “Terra
dei fuochi” inquinata e avvelenata dai rifiuti industriali
interrati in modo scandaloso e criminale.
Già,
ed è proprio questo il punto. A bruciare in questa difficile parte
d’Italia non sono soltanto i rifiuti, come si è sempre pensato, ma
anche e soprattutto gli scarichi industriali.
E
ci sarebbero anche le prove. «Qualche
giorno fa – sottolinea
l’ex infermiere – è
arrivata la notizia che gli ospedali di Marcianise e Aversa Normanna
versano rifiuti solidi nell’immondizia urbana o nelle fogne. Sempre
in questa zona ci sono, inoltre, 22 pozzi avvelenati dalla Nokia, la
nota compagnia telefonica».
Lo
dimostrerebbe anche il recentissimo scandalo Volkswagen, il colosso
automobilistico tedesco che ha piazzato un numero altissimo di
macchine sul mercato completamente diverse da quelle che in realtà
avrebbero dovuto essere.
Poi
c’è un’amara convinzione:«Questi
roghi e fenomeni non finiranno mai, perché frutto di una illegalità
diffusa». Amen.
L’ambiente,
allora. È anche il protagonista di “Laudato
sì”,
l’enciclica di papa Francesco, «in
cui non c’è soltanto fede, ma anche cultura e antropologia»,semplificadon Vito Piccinonna, rettore della basilica Santi Medici nonché
presidente della Caritas di Bari.
Difficile
dargli torto. Nel testo, infatti, il vescovo di Roma analizza a 360
gradi il mondo che ci circonda e i mali di cui soffre la Terra:
inquinamento e cambiamenti climatici, sempre più all’ordine del
giorno; la questione dell’acqua, ormai non più un bene per tutti;
perdita della biodiversità; deterioramento qualità della vita;
inequità planetaria.
C’è
poi il consumismo, altro guaio non certamente minore. Zigmunt Bauman
parlava di “consumo
dunque sono”
per esemplificarne l’assoluto dominio.
«Il
Papa invece – spiega
Vito Auricchio del Centro nazionale di ricerca – ammonisce
che il consumismopervasivo
riduce l’uomo a ventre. Bisogna anche recuperare una sorta di
“educazione” nella scienza e nella tecnologia, perché è vero
che sono prodotti meravigliosi ma non va bene se usate come armi o
per risolvere un problema creandone altri».
Anche
il mercato e la Borsa – infine – vanno usati come fine e non come
mezzo, in una società però dominata dalla finanza più che
dall’economia e dalla politica.