«Vincenzo
si annulla non per Giulio, ma in Giulio».
Forse basta solo questa frase, proferita ieri dall’assessore
ai Servizi demografici e al Servizio Civile, Giuseppe Fioriello, per spiegare
il rapporto tra Vincenzo D’Aucelli e
suo figlio. Un legame speciale che diventa indissolubile grazie alla promessa
(mantenuta) del padre: “Papà farà tutto
ciò che è possibile, e anche di più, per farti stare meglio”.
L’amore incondizionato di Vincenzo è diventato un libro.
Si tratta di “Amico mio, sono felice” (ed. Mondadori), scritto dallo stesso
D’Aucelli e presentato ieri nell’Atrio del Comune di Bitonto.
L’evento è stato organizzato dalle associazioni di
volontariato cittadine Servizi Ausiliari per la
Sicurezza Stradale e Sociale, Associazione Naz. Finanzieri d’Italia, Croce
Sanitaria Italiana e Nucleo
Protezione Civile, con il patrocinio del Comune di Bitonto.
«I volontari – ha spiegato l’assessore
Fioriello – ogni giorno coniugano i verbi“amare” ed “aiutare”. Due verbi
importantissimi che sono stati al centro della vicenda di Vincenzo D’Aucelli». Dei
veri e propri fari della sua “seconda vita” che inizia ufficialmente il 2 aprile 2010.
In questo
giorno, in cui viene celebrata annualmente la Giornata dell’Autismo, Vincenzo decide
di abbandonare il suo lavoro di informatore farmaceutico, di apprendere gli
strumenti da educatore con la laurea in Scienze della formazione e di dedicarsi
anima e corpo al piccolo Giulio, affetto da disturbo autistico ad alto
funzionamento.
Come
affermato dal preside e docente del Dipartimento di
Scienze della formazione, psicologia e comunicazione dell’Università degli
Studi di Bari “Aldo Moro”, Giuseppe Elia, «il papà si mette in gioco e cerca di
sopperire ai vuoti istituzionali» che le giornate dedicate alle varie
patologie non cancellano.
«Il genitore – continua il
professore – entra in diretto contatto con la realtà del figlio e contribuisce al
suo sviluppo. Tuttavia non darei
troppa enfasi al “Metodo D’Aucelli”,
perché non è detto che sia applicabile ad altri soggetti affetti dalle diverse
forme di autismi».
Ma cosa c’è di metodico nell’amore paterno? Un
amore che ha portato Vincenzo a lottare persino contro gli «specialisti o pseudo tali» e contro educatori poco educati.
«Intorno ad
un anno e mezzo, – racconta il padre coach – io e mia moglie abbiamo notato in Giulio un atteggiamento diverso. Le
visite pediatriche dimostrarono che era affetto da un disturbo autistico con grave ritardo mentale. Con il tempo, però, ci rendemmo conto che Giulio
capiva tutto». Dopo il calvario dagli specialisti e le terapie
reputate miracolose ma in realtà inutili, ecco svelato l’arcano: «Il problema di Giulio è di tipo
comportamentale non cognitivo», dunque nessun ritardo.
«Di fronte
alla diagnosi di autismo, il malato più grave non è il bambino ma il genitore
che si chiude in se stesso» sentenzia D’Aucelli.
Armatosi di coraggio e strumenti per lavorare, ecco
allora il padre diventare anche coach e seguire il piccolo persino tra i banchi
di scuola.
Proprio qui infatti «non abbiamo avuto una buona esperienza. Non era considerato e seguito
come tutti gli altri. Un professore di sostegno mi disse addirittura che Giulio
non era degno di stare a scuola».
Per fortuna, però, a Bitonto non c’è solo gente
cattiva, ma anche «tante tante persone
buone che ci offrono il loro supporto».
Tra il timore delle vacanze esorcizzato con il primo tuffo in
mare, i corsi di nuoto ed equitazione, la vita del 16enne Giulio continua, ma «Come vedi il suo futuro? Non pensi che il tuo doppio ruolo possa
confonderlo?».
L’ultima domanda del moderatore Nicolangelo Biscardi, giornalista del “da
BITONTO”, commuove Vincenzo D’Aucelli: «Vedo
Giulio crescere e cresco anch’io ma penso all’oggi, a fargli vivere la vita
oggi. In fondo non conosco neanche il futuro degli altri miei due figli.
Confesso che se un giorno mio figlio mi dicesse di voler andare a vivere con la
sua fidanzata, piangerei di gioia. Sarebbe il giorno più bello della mia vita».
Ed ecco allora il consiglio
del preside Elia: «Devi pensare
all’autonomia di Giulio. Devi cercare pian piano di affiancare a te e a lui
un’altra persona o una pluralità di persone».
La storia commovente di
Vincenzo e di Giulio non ha però lasciato indifferente l’associazione S.A.S.S. – Sezione
Territoriale Provinciale Bari.
Durante la presentazione, infatti, il presidente Luigi Presicce ha fregiato il “ragazzo
speciale” del titolo di Socio Onorario.
Una sola, piccola (o grande, a seconda dei punti di vista) nota stonata: le assenze.
In una serata dai così alti contenuti formativi, solo questo ci chiediamo: dov’erano i giovani?
Sì, tutti quei virgulti della nostra città che si scatenano nei social network più vari, dov’erano? Troppo impegnati a smanettare su una tastiera da PC?
E le cooperative che operano nel campo della disabilità?
E le altre testate giornalistiche?
Lasciatecelo dire: che tristezza…