Una bella e semplice storia d’amore che non avrà mai
fine, un disinteressato e incondizionato “finché morte non ci separi” che non
conoscerà mai contratti né separazioni terrene.
È la storia di Giulio e della sua famiglia che si batte
per lui dalla sua nascita, quando a soli due anni di vita, i medici diagnosticarono
a Giulio un “autismo ad alto funzionamento” e ritardo mentale, che ha stravolto
le loro vita, senza però mutare in alcun modo il legame tra i membri.
A raccontarla è Vincenzo D’Aucelli, papà di Giulio, nel
libro edito dalla Mondadori e reso pubblico martedì scorso, dal titolo “Amico mio, sono felice”.
“La storia di Giulio, mio figlio autistico, e della
nostra sfida quotidiana sui banchi di scuola e nella vita”, si legge in
copertina ed è effettivamente il messaggio che il libro vuole lanciare.
Vincenzo, infatti, oltre ad avere il ruolo di padre, nel 2013 ha conseguito una
laurea in Scienze della Formazione, ha lasciato il suo lavoro di informatore
scientifico ed è divenuto il tutor di suo figlio, oltre che primo padre in
Italia “compagno di banco” del proprio figlio.
Il libro non è che il racconto della normalità e
quotidianità delle loro vite, fatte di studio, attività extrascolastiche, come
il nuoto, l’equitazione, le passeggiate, le lezioni di pianoforte e il cinema,
e la vivacità degli affetti, vissuti da Giulio senza alcuna barriera e
ritrosia.
«Se fosse
un’automobile, sarebbe un modello non costruito in serie, ma unico, originale e
uguale solo a se stesso, con prestazioni eccezionali in alcuni ambiti e qualche
difetto»,
afferma Vincenzo di suo figlio, quando ne descrive la simpatia, la giovialità e
la felicità di un sedicenne come tanti altri.
Certo le difficoltà non mancano e probabilmente, oltre
la straordinarietà della scelta di vita di Vincenzo e della sua famiglia, che
ha anteposto il bene Giulio ad ogni altra cosa, non si può non cogliere la
sconfitta di un sistema che non funziona come dovrebbe se porta un padre a
sostituirsi al ruolo di insegnante e di tutor.
Quel che resta è però una gratificazione che va oltre
ogni limite davanti ad un’affermazione semplice, sincera e incredibilmente
bella, come “Amico mio, sono felice”.