Non sarà l’Elzeviro 49 monotematico,
in quanto qualche tragico evento, qualche personaggio della managerialità italiettina
“culo e camicia” con i politici italiettini, qualche episodio di malcostume
politico CI hanno a tal punto scandalizzati, che abbiamo Ritenuto opportuno metterli
tutti nel calderone sgangherato, rugginoso di antica corruzione nell’italietta.
E Denunciarli ai nostri 25 Lettori, nel caso a qualcuno di loro ne sia sfuggita
la enorme gravità.
Giove pluvio, in consonanza con i cambiamenti climatici
determinati dall’omuncolo, da qualsiasi omuncolo che, appena ha potuto, quando ha potuto, se ha
potuto, s’è buttato a capofitto nello sfruttamento del suo prossimo e della
Madre Terra, nei millenni depauperandola, inquinandola, riempiendola di suoi
simili (per la caste o classi egemoni e i despoti o i burattini, governanti in nome, per conto
degli interessi di esse, migliaia o milioni di braccia, schiavizzate o rese
serve della gleba, e poi, della catena di montaggio, consumano di gran lunga di
meno di quanto possano produrre), ha innalzato lo stivale alla dignità di pitale,
riempiendolo di acqua, avendo egli, data l’età, subìto un irreversibile
prolasso vescicale.
Sembra un’affermazione ovvia: l’acqua, specie quella
rovesciata giù in abbondanza dal padrone dei cieli, non può trovare intralci
nel suo scorrere verso il mare; eppure, l’omuncolo non solo non tiene in ordine
i letti dei fiumi e dei torrenti, non solo ricopre con strette coperte di
cemento i corsi d’acqua, a volte, anche, appesantendole con manufatti di vario
tipo, funzione, ma, ispirandosi all’adagio “fatta la legge, esperito
l’inganno”, ha dissestato l’equilibrio idrogeologico dello stivale, in particolare,
con speculazioni edilizie dissennate. Ché egli, secondo la “bibbia” (“genesi”,
capitolo 1°, 26, 27, 28), fu fatto a immagine e somiglianza di dio, reggitore
dell’universo, “se così fu, se così è, se, certamente, così sarà, dice
l’omuncolo, io voglio disporre a mio piacimento di ciò che il creatore mi ha
messo a disposizione”.
Il problema è che “coluicheè”, secondo le religioni
monoteiste, avrebbe Usato la Ragione nell’Organizzazione dell’Universo, Dando
Vita e Assegnando Mansioni, Compiti a quasi tutto ciò che in esso sta o, in
quanto esseri viventi, si muovono e agiscono, mentre avrebbe sragionato quando,
rivolgendosi all’uomo, al maschio e alla femmina, secondo la “bibbia”, loro avrebbe
detto: ”Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte
le bestie selvatiche, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.
Invece,
secondo l’Antropologia di Feuerbach, radicalmente Ateistica, l’omuncolo (Comprendiamo,
simbolicamente, nel sostantivo “omuncolo” le caste o le classi egemoni nel
tempo e nello spazio mondano che hanno elaborato sovrastrutture ideologiche,
religiose, per giustificare la loro politica criminale) ha fatto parlare un
dio, che egli ha creato a sua immagine e somiglianza, spostando il suo essere
umano fuori di sé: la sua infinita ingordigia, il bieco suo egoismo e proiettando sulla sua
creatura la responsabilità di proclamare quei comandi, quegli ordini, testé
elencati, che egli non sarebbe stato in grado di proclamare e che lo hanno
autorizzato, lo autorizzano ad essere il signore grassatore dei suoi simili e
della Terra.
L’italietta in questi giorni da nord a sud inondata: rigagnoli
d’acqua, per 24 ore di pioggia insistente, sono diventati fiumi impetuosi,
allagando quartieri di città, costringendo gli abitanti ad abbandonare case e
cose, dilette, caramente.
Da giorni programmi televisivi, senza sosta,
trasmettono immagini di inaudita devastazione, prodotta dall’acqua tracimata
oltre gli argini tra i quali, normalmente, scorre, scontrandosi con ciò che avrebbe dovuto
irretirla e s’è dimostrato impotente, creando una discontinuità esistenziale ad
una umanità senza le Qualità Civiche per essere una Comunità; che, anche per
l’assenza in essa dell’Impeto, della Volontà di Essere Cittadinanza Attiva, ha perso la propria “roba”
(sottolineo lo squallido, becero possessivo ”propria”) e solo quella piange e
solo per la irreversibile mancanza di essa dispera che la sua vita non potrà
essere, mai più, la medesima solo di qualche giorno prima dell’alluvione.
Attraverso le riprese televisive abbiamo visto gente in grande ambascia che,
“tamen”, non ha in NOI suscitato alcuna commozione; lo strapparsi i capelli di
essa, ad apocalisse compiuta, ha raggelato, ancor più, la nostra sensibilità,
ammesso e non concesso che un qualche Moto d’Anima CI abbia, mai, spinti a un
vano commercio dialettico con essa, ideologicamente, stipata tra i muri
sottoculturali della sua estraneità all’Altro e al Mondo. Le riprese televisive
CI hanno costretti a focalizzare la nostra Attenzione sulla orrenda scenografia
di borghi, di rioni, di alloggiamenti negli anni sorti, venuti su con una
miserabile babele di stili inclusa nel “chi se ne frega” dell’abusivismo
edilizio, “sport” praticato dai
grandi campioni delle imprese ”mattoniere”
e dagli sfigati dilettanti del mattone che hanno investito nella casa abusiva,
nella villetta abusiva sul terreno alluvionale, sul declivio di una collinetta
franosa, sull’orlo del cratere del “vesuvio” i sudati risparmi di una vita.
E
ora piangono la “roba” che l’acqua ha portato, irrimediabilmente, via! Un
sapido Adagio della “Lingua” Indigena bitontina Recita: “l’acq che nan è fatt ‘n
cil stej”. Attento, uomo, i negativi
accadimenti non sono frutto della fatalità; essi sono disastrosi, se noi uomini
non sappiamo, diligentemente, immaginarli, prevederli e, quindi, prevenirli.
Tanto è quanto Predicava Machiavelli nell’Affrontare il Discorso sulla
“Fortuna”, strettamente, Connesso al Discorso sulla “Virtu”. Se c’è nell’Uomo
Intraprendenza, Attivismo Sociale (ciò che NOI abbiamo Chiamato “Cittadinanza
Attiva”); se Egli non Si sente proprietario di alcuna zolla sulla Terra, ma in
comodato d’uso di essa; se Esercita, quindi, la “Virtù” di ConsiderarSi parte
di un’unica umana Solitudine su una scintilla solidificata, sparata, magari, da
un astro celeste, alla mercé di un Universo dai confini, se ha confini,
misteriosi, sconosciuti, la “Fortuna” non è arbitra delle umane azioni.
Machiavelli la ”Fortuna” Paragona ad un fiume in piena che, quando straripa,
abbatte, turba tutto ciò che incontra, sì che l’uomo può RidurNe l’effetto
razziatore, Costruendo in tempi di magra d’acqua del fiume argini possenti (non
come quelli costruiti qualche anno fa per contrastare le piene del fiume
corrione, che attraversa massa carrara, crollati al primo impatto con la massa
d’acqua, permettendo ad essa di allagare
strade e i piani bassi della cittadina toscana. In quegli argini di possente,
in Verità, c’era solo lo stigma della corrotta
irresponsabilità dell’omuncolo italiettino che aveva riempito il sottile
involucro cementizio di esso con il polistirolo, ahiNOI!). Ancora, le riprese
televisive ci hanno fornito immagini inquietanti della plebea inciviltà del
popolicchio italiettino: i letti dei rigagnoli, dei torrenti, dei fiumi,
interessati dalla piena di questi giorni, trasformati in discariche a cielo
aperto, sì che tutto ciò che in essi è stato, proditoriamente, gettato ha
costituito tante specie di dighe al refluire dell’acqua verso i suoi millenari,
quasi naturali, sbocchi (altri fiumi, laghi, mare).
Così, Machiavelli, “iterum”
(di nuovo), disatteso, quando Raccomanda che nei periodi di magra si devono ripulire
gli alvei, i letti, i greti dei corsi d’acqua, per “possedere”, come si
“possiede” una donna, la “Fortuna”. “Contra”, la plebe italiettina dei rossi e
dei bianchi nei periodi di magra affolla i corsi d’acqua di tutto ciò che più
non le serve, fornitole dalla “inciviltà dei consumi”, e, per non farsi mancare
niente, brinda ai ricorrenti condoni dei suoi abusi edilizi (il cronista di un
canale televisivo dal suo “cameraman” ha fatto riprendere una casa costruita
sul greto del fiume “taro”!) che i
governi da essa eletti, a spron battuto, decretano per fare cassa.
Allora, vogliamo
Sperare che i nostri 25 Lettori vorranno, a loro volta, perdonarCI, se
Riprendiamo l’adagio che i Genitori “d’antan”
Riversavano, senza poco virili giustificazionismi di sorta, sui loro
figli, quando essi per fanciullesca improntitudine si facevano male: ”E’
inutile piangere, ché chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Purtroppo,
avendo occupato tropo spazio e tempo, nel parlare di acqua (l’omuncolo è
riuscito a trasformare l’Acqua da Principio di Vita a strumento di distruzione
e di morte!), non possiamo Parlare di altri allarmanti motivi, casi di scandalo
nella italietta dei nostri giorni, ma alcuni dati vogliamo Fornire ai nostri 25
Lettori, tratti da una ricerca, promossa dal “ceis” di don mario picchi, che si
occupa del disagio giovanile, in collaborazione con l’osservatorio alle
politiche sociali di roma, per mezzo di 3000 questionari anonimi distribuiti in
15 scuole romane e in luoghi di aggregazione giovanile.
Ebbene: l’85% degli
studenti (dove, quando, quanto studenti ???????) tra i 12 e i 18 anni fa uso di
alcol nei fine settimana; il 45% di superalcolici, mentre il 75% ha avuto
contatti con “cannabis” ed altre droghe.
Il 27% ammette di procurarsi le sostanze a scuola. L’80% dei ragazzi ha ammesso
di fumare sigarette; il 95% ha rapporti sessuali non protetti: il 18% gioca a
“videopoker” o con ”slot – machine”.
Una Domanda non possiamo non farCI: dalla
famiglia e dalla scuola e dalla sacrestia e dal partito quando Scaturirà nei
pargoli il Desiderio di Essere Uomini, la Loro e l’Altrui Vita Umanizzando,
come generale Condizione in avvenire di ogni possibile Uomo?