La quarta giornata del festival di cinema barese è stata tinta di rosa, nel segno delle donne e delle novità.
Dopo l’attenzione riservata a Barbara Bobulova, c’è stata la presentazione dell’attrice Isabella Ferrari – a Bari per presentare il lungometraggio in concorso “Il venditore di medicine“.
La regista Cristina Comencini, invece. ha anticipato, durante la lezione di cinema introdotta dal suo film “Il più bel giorno della mia vita”, il titolo del suo prossimo film.
Si chiamerà “Latin lover”, sarà interamente girato in Pugliae sostenuto dall’Apulia Film Commission: protagonista principale sarà San Vito dei Normanni.
«Mi piace il clima mistico che si respira in quella città – ha spiegato la Comencini –, l’assoluta assenza del mare. Protagonista sarà un grande divo che ha seminato figli in giro per il mondo: questi si incontreranno al decimo anniversario della sua morte. Il resto, sarà tutto da scoprire».
Ma Cristina Comencini non è solo una brava regista, che ha sfiorato l’Oscar nel 2006 con “La bestia nel cuore”, ma anche un’ottima scrittrice. Come fa a fare tutto? «Le donne sono multitasking! Sono però ancora troppo poche le donne registe, ma questo dipende probabilmente anche da come viene gestito il potere e i finanziamenti legati ad una logica maschilista».
Spesso accade che la scrittrice passi da una all’altra forma artistica nella sua attività: «Quando scrivo non so dove mi porta, mi affido alla scrittura. Il romanzo si risolve nella scrittura – spiega Cristina Comencini -, la storia arriva da sola al compimento, si sente quando è chiusa. Per il cinema c’è l’arco della creatività che cresce continuamente. L’idea di fare da un libro un film nasce dall’esigenza di dare carne a dei personaggi, di dare a loro e a te qualcosa in più».
La scrittrice, però, non ha timore nel fatto che ci possano essere altri registi che si interessino alle sue opere: «Lo sguardo altrui arricchisce. Non sono molto egotica, lo sono perché amo la compiutezza dei miei libri, dei film. Ci vuole incoscienza nel raccontare e quando ci metti qualcosa, non devi tagliarla. La devi lasciare lì».
Ma l’attività creativa di una donna non necessita di denaro per poter scrivere.
«Il mio divertimento, la mia retribuzione vera – racconta con un sorriso la Comencini – sta nel rapporto con il pubblico, nella mia costante ricerca guardando al futuro. Il pubblico oggi è sempre più misto ma niente ci fa smettere di pensare che la cultura è quella degli uomini: ecco perché i maschietti sono cresciuti credendo che tutto ciò che è delle donne non interessa».
L’uomo, però, che più segna la vita di una donna è certamente un padre.
E Cristina porta con sé un cognome importante, appartenuto al grande regista Luigi Comencini: «Mio padre voleva che io e le mie sorelle (Paola e Francesca, ndr) fossimo padrone della nostra vita e il lavoro, in questo, gioca un ruolo di indipendenza fondamentale».