Appuntamento conclusivo, ieri, per la seconda edizione
del programma “Memento”, cartellone di
eventi culturali proposti e curati dall’amministrazione comunale e dalle scuole
bitontine, il cui scopo era commemorare il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo.
Nel tardo pomeriggio di ieri, infatti, raccolti nel
fossato del Torrione Angioino, si è
tenuto un incontro sul tema “Diritti
umani calpestati. Il massacro delle Foibe”, a cura dell’European Language
School, diretto da Fiorella Carbone.
Con un giorno d’anticipo rispetto alla ricorrenza
effettiva del Giorno del Ricordo, l’incontro è partito con un momento musicale
curato dal maestro Pino Maiorano e con i doverosi ringraziamenti di Fiorella
Carbone all’impresa Abatantuono, alla Ferrotramviaria per l’attrezzatura
concessa e all’amministrazione, rappresentata dal sindaco Michele Abbaticchio, dall’assessore al Marketing Territoriale Rocco Mangini e dall’assessore alle Politiche Giovanili Domenico
Nacci.
Dopo il patriottico momento dell’ascolto
dell’Inno di Mameli, i significativi interventi di Mangini e del sindaco, che hanno
posto l’accento sulla necessità di ricordare il passato per maturare la
consapevolezza di ciò che è stato.
«Il
razzismo non è stato ancora del tutto debellato ed ho avuto modo di
sperimentarlo io stesso e di notare quanto sia radicato anche nella nostra
città, tra ceti sociali differenti», ha dichiarato Abbaticchio.
A seguire, il contributo visibilmente emozionato dell’assessore provinciale Sergio Fanelli che si
è soffermato sul ricordo di tutte le vittime di un episodio tristissimo della
storia dell’umanità come quello del massacro delle Foibe: «ad ogni singolo martire e, in particolare, a Norma Cossetto va il mio
pensiero, una ragazza di soli ventisette anni costretta a subire violenza
carnale e sessuale da oltre venti suoi aguzzini. È con i ragazzi come lei che
domani Provincia, Regione e Comune di Bari terranno un dibattito aperto per far
sì che il suo sacrificio non sia dimenticato».
A tracciare un appassionato sentiero storico di ciò che
è accaduto in quegli anni è stato il
direttore del www.dabitonto.com Mario
Sicolo, «la questione delle Foibe è stata essa stessa infoibata per circa
un cinquantennio e la scuola ne è la prima responsabile. Per anni il termine
“Foiba” non è stato associato a nulla di più di una semplice cavità carsica,
ignorando che proprio in quelle cavità ci finivano vite umane. L’elenco dei
dispersi di cui non si è mai più avuta notizia è lunghissimo e annovera
purtroppo anche un nostro concittadino, Giacomo Ungaro».
Ma, a destare realmente le coscienze dei presenti è
stata la testimonianza della profuga fiumana a Bari Amelia Resaz, «sono stata
sottratta e strappata da un’infanzia felice, da una terra che amavo e dai miei
più cari affetti, schiacciata da un’incognita su quale sarebbe stato il mio
futuro. Per noi la guerra è durata nove anni, i profughi come me hanno dovuto
accettare la propria croce e ricominciare da zero, facendo i conti persino con
i pregiudizi dei nostri stessi connazionali».
Un cammino dalla resistenza
all’esistenza, come l’ha descritto il prof Sicolo, quello di Amelia, che, a
distanza di anni, marchiata a vita da una sofferenza immedicabile, non riesce
ancora a provare rabbia o voglia di vendetta e che addita la colpa di tutto non
solo all’enorme assurdità che è la guerra, ma, ancor più, alla brutalità dei
trattati di pace, «è come se si
tracciasse una linea su ciò che è stato e ci si limitasse semplicemente a
dividere vittime e carnefici a destra e a sinistra».