All’indomani delle
elezioni amministrative, chiediamo all’on. Giovanni Procacci, già eurodeputato e
Senatore della Repubblica e attualmente membro della Segreteria regionale del
PD, un parere sui risultati delle urne.
L’esito elettorale dimostra definitivamente che il centrodestra, quando non gode
dell’impegno elettorale diretto di Berlusconi, è estremamente debole e in alcuni
casi inconsistente. Il PD è in ripresa, grazie soprattutto al dinamismo e al
radicamento della sua classe dirigente locale, che è stata capace di rinnovarsi
e di offrire un coinvolgimento reale dei cittadini nella politica territoriale.
Se mi guardo intorno, piaccia o no, non vedo altri partiti che non siano sigle.
Come spiega il tracollo
del M5S? E dove è finita parte dei voti dati a Grillo nel febbraio scorso?
Parte è tornata al
PD, parte all’astensione. Lo spiego con la delusione di molti nei confronti di
un movimento che oltre a dire sempre no, non ha espresso una linea politica o
una proposta complessiva sul governo del paese o sui suoi gravissimi problemi.
Molti elettori speravano che oltre alla protesta ci fosse una iniziativa
politica tesa ad affrontare le emergenze, ma ciò non è stato!
Ma parliamo del suo
nuovo impegno. Abbiamo letto sulla Gazzetta di qualche giorno fa del suo
progetto di riforma strutturale del partito in Puglia.
Nella Segreteria
regionale mi è stato affidato oltre al dipartimento Scuola e Università,
anche il compito di curare i rapporti tra partito e società, cosa non facile
nel momento che attraversiamo.
Mi è stato
proposto di mettere a frutto l’esperienza di coordinatore nazionale dei
comitati Prodi, che riuscirono a coinvolgere tanti cittadini fuori dalla
politica tradizionale.
Come pensa di applicare
quei metodi di partecipazione ad un partito politico?
Ho proposto un progetto
pilota per il PD Puglia, che comporta anche alcune modifiche statutarie e la Segreteria, dopo ampio
dibattito, lo ha approvato. Oggi lo discutiamo con i segretari provinciali e
poi andrà in Direzione regionale.
Scusi, in che senso lo
definisce progetto pilota?
Nel senso che se
funziona, potrà essere adottato dal PD in altre regioni. I livelli
regionali nel PD hanno infatti autonomia statutaria.
In sintesi cosa
prevede?
Occorre partire da una
premessa. Un tempo in Puglia l’area democratica di centrosinistra era
rappresentata in larga parte dai partiti che ne componevano la coalizione. Oggi
la società pugliese presenta un quadro estremamente frastagliato, in cui
prevale una partecipazione polverizzata in una miriade di associazioni e liste
civiche che, nella maggior parte dei casi, sono di area PD e non poche volte
nascono in contrapposizione non tanto al partito, quanto alla classe dirigente
locale dello stesso. Occorre
anzitutto riannodare rapporti di fiducia e collaborazione con questo variegato
mondo.
Non le pare un’impresa
titanica, considerando i rapporti che ci sono tra le liste civiche e il PD?
I rapporti non sempre
sono facili e distesi, anche se la situazione varia da città a città. Occorre
da un lato una forte motivazione della classe dirigente locale del PD ad
aprirsi a questo mondo e dall’altro è necessario che associazioni e liste
civiche di area democratica comprendano che se intendono vivere una esperienza
politica piena, non ridotta a semplice localismo, devono aprirsi a una
qualche forma di coinvolgimento in un partito di caratura regionale e nazionale,
che consenta loro di partecipare anche a processi politici sovracomunali.
Mi scusi, non
perderebbero così la loro ragion d’essere?
Ma è proprio qui
la originalità del progetto! Esso prevede che le formazioni cittadine
possano mantenere a livello locale il loro simbolo, la loro identità e la
loro autonomia e possano aggregarsi o federarsi o semplicemente interagire con
il PD regionale, con diritto di tribuna e di proposta negli organi del partito.
Questo potrebbe consentire loro di concorrere anche alla elaborazione di
proposte politiche regionali e nazionali.
Come è possibile
se non si inseriscono organicamente nel partito?
Intanto non
è escluso che il prossimo congresso preveda la partecipazione di esterni
che conseguentemente entrerebbero anche a far parte di organi sovracomunali.
Inoltre credo che questo rinnovato impegno teso a promuovere e allargare la
partecipazione deve declinarsi e integrarsi con quanto previsto dall’art. 28
dello Statuto regionale (I forum tematici e i rapporti con le fondazioni e le
associazioni a carattere politico-culturale). I responsabili delle aree
tematiche della segreteria regionale sono chiamati a guidare questo processo,
cercando di promuovere forum tematici nei diversi livelli territoriali, al fine
di incentivare un coinvolgimento sui contenuti, che è l’unico modo di indurre i
cittadini all’impegno, in un tempo in cui il senso di appartenenza ad un
progetto politico complessivo si è ormai quasi completamente dissolto. Infatti
l’altra novità di rilievo è la possibilità di costituire circoli tematici.
Mi sembra che in questo
progetto manchi lo strumento telematico. Non si tratta di scimmiottare Grillo,
ma credo che oggi non se ne possa fare a meno.
E’ un’impressione
assolutamente sbagliata. Credo che la rete telematica, se ben usata, può
costituire il veicolo strutturale privilegiato, anche per consentire la
formazione partecipata di proposte di legge o deliberative, che, con la dovuta
sintesi del partito, le delegazioni consiliari possono poi proporre nelle diverse
assemblee elettive. Intendiamoci! Sarebbe un errore grave pensare che la rete
possa sostituire il partito, tranne che non si accetti una impostazione
formalmente democratica ma sostanzialmente autoritaria dei processi politici,
come accade nel M5S. Tuttavia questa convinzione non deve impedirci di prendere
atto che la rete consente di allargare, approfondire e in molti casi promuovere
una democrazia partecipata come prima non era possibile e che quindi un partito
che voglia alimentarla non può e non deve farne a meno.
Un partito
così organizzato potrebbe assottigliare ruoli e competenze dell’attuale
classe dirigente. Non teme una reazione contraria?
Se decideremo di
adottare questa linea di impegno, non dobbiamo nasconderci che essa presenta
non poche difficoltà, superabili solo con una classe dirigente adatta a
svilupparla, disponibile ad un volontariato impegnativo che non consente
più di concepire il partito esclusivamente come luogo di gestione o come
trampolino per il salto istituzionale, bensì come bene e strumento
primario per la democrazia e il buon governo.
Ma questa
disponibilità dell’attuale classe dirigente c’è davvero? Oppure è un
auspicio?
In parte già c’è,
in parte va costruita. Del resto, avere il partito tra le mani e non incidere
nella società o nel governo della cosa pubblica serve a poco. La società
assai articolata dei nostri giorni può essere intercettata, interpretata e
rappresentata solo da un partito che non sia più autoreferenziale, a forma di
piramide, bensì a forma di arcipelago, che sappia offrire regole di sintesi
politica e di proposta a mondi e realtà che vivono e devono vivere
autonomamente, in modo distinto ma non separato. Questo non è un limite, bensì
una ricchezza per un partito come il PD che voglia essere la casa – non un
condominio! – di tutte le culture e le espressioni della democrazia
costituzionale.
Tra qualche giorno a
Bitonto ci sarà il forum del centrosinistra. Andrà a proporre queste
idee?
Sulla partecipazione o
meno al forum deciderà il PD locale che è ben rappresentato da un mix
di giovani e figure di esperienza. Io non parteciperò. Credo che ognuno debba
rappresentare il partito nei livelli in cui è impegnato. Scorgo però nella
dirigenza locale una sincera volontà di apertura del partito, senza nessuna visione
strumentale e indipendentemente da ricadute istituzionali. Gli unici vincoli
che mi sembra siano posti sono quelli della chiarezza, linearità e rispetto
reciproco. E questo francamente mi sembra giusto e apprezzabile.