Che cos’è l’autismo?
L’autismo
è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo,
biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita. Le aree
prevalentemente interessate da uno sviluppo alterato sono quelle relative alla
comunicazione sociale, alla interazione sociale reciproca e al gioco funzionale
e simbolico.
QUALI
SONO I SINTOMI?
I principali sintomi sono:
– Isolamento dal mondo esterno e rifiuto del contatto
con gli altri ( tanto al livello della voce come dello
sguardo)
– Disturbi di linguaggio che possono variare da una
assenza totale della parola ad un chiacchierio incomprensibile, un soliloquio o
un modo di parlare che non entra in un dialogo e nemmeno si dirige a qualcuno.
– Assenza di interazione con gli altri
– Assenza di gioco simbolico
– Stereotipie
– Rituali
-Timore ai cambiamenti e insistenza nel mantenere una
immobilità di tutto ciò che lo circonda.
QUALI NE SONO LE CAUSE?
Le
ricerche evidenziano che esiste una multifattorialità di cause genetiche,
organiche o acquisite precocemente che, in modi diversi, potrebbero
giustificare l’insorgenza del disturbo autistico e che vanno pertanto
ulteriormente indagate.
In altre parole nessuna ricerca scientifica ha potuto, fino ad adesso,
stabilire l’etiologia dell’autismo
Determinante è la valutazione
psicodiagnostica in quanto al momento una diagnosi specifica per il Disturbo
Autistico è possibile solo su dati comportamentali.
Un’accurata
valutazione psicodiagnostica richiede da parte del clinico un’osservazione
prolungata. Il clinico dovrà’ osservare attentamente: l’attività spontanea, il
comportamento interattivo, la comunicazione verbale e non verbale,
l’affettività o stato dell’umore (in termini di regolazione, intensità e
reciprocità), il profilo cognitivo, i comportamenti ripetitivi.
La
valutazione del profilo di sviluppo relativo alle diverse abilità (linguistica,
cognitiva, motoria, visuopercettiva e così via) consente al clinico di
stabilire una prognosi ed effettuare una programmazione degli interventi.
Fra
i trattamenti più efficaci sono documentati quelli di natura comportamentale e
molti interventi prevedono l’applicazione di strategie e di tecniche che si
basano sui principi della psicoterapia cognitiva.
Gli
obiettivi generali dell’intervento saranno: favorire la motivazione, la
stabilità attentiva e il comportamento intenzionale, il riconoscimento e la
differenziazione delle emozioni, la comprensione di sé e dell’altro, la
comunicazione, il gioco e il problem-solving.
Gli
“eccessi comportamentali” sono un problema a casa, a scuola e in tutti i
contesti sociali e richiedono attenzione ovunque interferiscano con
l’apprendimento e con la piena partecipazione nella famiglia e nella comunità
locale.
Un
buon trattamento deve prevedere un lavoro costante e continuativo con la
famiglia: ogni fase del processo terapeutico dovrebbe essere illustrata,
motivata e condivisa col genitore, il quale potrà così sostenere le
acquisizioni senza però confondere il proprio ruolo genitoriale con quello di
terapista.
La
presa in carico del nucleo familiare da parte dei Servizi territoriali è
indispensabile e può essere effettuata mediante: interventi di sostegno, il
counseling, la psicoterapia individuale, di gruppo e la psicoterapia
genitore-bambino. Nelle scuole invece l’attività dei i servizi dovrà prevedere
un controllo costante dell’iter scolastico che consideri, la possibilità di
permanenze programmate e protratte nel tempo (specie nei casi più gravi), e la
realizzazione di programmi centrati sull’apprendimento. E’ importante che il
programma psicopedagogico si integri con la terapia riproponendo in classe le
funzioni sulle quali la terapia sta lavorando.
Cari
lettori, oggi abbiamo affrontato un argomento molto complesso, spero di aver
dato una panoramica generale, per qualsiasi approndimento potete contattarmi su
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