La
sicurezza stradale è un tema che si lega all’auto e più in generale alla
mobilità dell’uomo moderno. Occupa l’attualità in ragione dei numerosi
incidenti che accadono sulle nostre strade e le cause dichiarate sono sempre le
stesse: la velocità eccessiva e le condizioni psico-fisiche alterate.
Si
aumenta la presenza sulle strade delle pattuglie attrezzate con apparecchi per
il rilevamento della velocità istantanea e del tasso alcolemico nel sangue, si
cercano forme di comunicazione di sicuro effetto per i più giovani da parte
delle Istituzioni, ma, nonostante il sensibile calo degli incidenti, si vuole
fare ancora di più. Un ulteriore campo d’intervento sembra essere la diffusione
delle buone pratiche nella guida. L’obiettivo è quello di migliorare sia l’abilità
di guida che la percezione del rischio della circolazione stradale da parte dei
fruitori.
La
patente di guida, attualmente, sembra essere più una facoltà garantita che
un’abilitazione alla condotta di veicoli. Pochi hanno contezza dell’importanza
di una giusta valutazione della distanza di sicurezza e della velocità relativa
alle condizioni stradali (traffico, stato dell’asfalto, visibilità, etc.), per
non parlare delle reazioni di un veicolo in condizioni di guida difficili o di
emergenza (guida su fondo viscido, aquaplaning, frenata in curva, frenata
d’emergenza ed ulteriori criticità). Molti incidenti potrebbero essere evitati,
solo limitando la quantità di errori che si commettono quando si vive una
situazione di pericolo. Nelle chiacchierate tra amici, molti si dicono bravi
conducenti, capaci di un controllo totale del mezzo, ma quanti conoscono, per
esempio, la giusta postura di guida? Eppure, star seduti male rende molto
difficile il controllo della vettura in situazioni d’emergenza. La sensazione
di accresciuta padronanza dei veicoli, sicuramente, è da attribuire alla sempre
più diffusa presenza in essi di dispositivi elettronici, come ABS, ESP, etc. ,
ma i meritevoli passi avanti nelle dotazioni di sicurezza attiva e passiva non
devono infondere l’idea d’invulnerabilità e perfezione del mezzo meccanico. È
sempre l’uomo, con i suoi limiti, ad essere il migliore strumento di sicurezza
nella guida ed è per questo che deve essere sviluppata la sua capacità di
prevenire ogni imprevisto e, quando necessario, di reagire prontamente e bene
ad esso. La frequenza di un corso di “guida sicura”, da integrare al periodo di
apprendistato alla guida o, successivamente, all’ottenimento della patente,
potrebbe essere utile allo scopo. Permette di vivere – in sicurezza ed in
appositi centri – le principali situazioni di pericolo riscontrabili su strada
e d’imparare a gestirle con competenza. Dimostra come la guida sia un’attività complessa
che richiede l’interpretazione di ogni segnale trasmesso dal veicolo al fine di
comprenderlo. Indica, infine, i margini entro i quali la sensibilità di guida
di ciascuno permette di risolvere a proprio favore una situazione critica ed il
reale funzionamento dei dispositivi di sicurezza attiva e passiva, con i
rispettivi vantaggi e limiti.
Essere
protagonisti di situazioni che richiedono freddezza e capacità per essere
coronate da successo, rende più coscienti di non essere nati tutti piloti, che
le strade non sono circuiti omologati per le gare con relative ampie vie di
fuga e che gli imprevisti non riguardano solo gli “altri”.