Il comune di Adelfia intitola una strada al vigile del fuoco Ignazio Minervini, una delle tre vittime dell’incendio del salottificio Flep di Bitonto, avvenuto la notte del 25 giugno 1991.
Ieri, alla presenza dei parenti, del sindaco di Adelfia Giuseppe Cosola, del comandante dei Vigili del Fuoco di Bari Rosa D’Eliseo, del Direttore Regionale della Puglia Michele Mazzaro e di numerose altre cariche amministrative e militari si è svolta la cerimonia di intitolazione.
Di quella tragedia, abbiamo già parlato. Insieme al 33enne Minervini, morirono altri due colleghi: fu Donato Musto, 20 anni, di Rionero in Vulture, e Vito Pizzimenti, 30 anni, di Bari. Un altro pompiere, Matteo Florio, riportò gravi ferite che gli costarono il piede destro. Altri subirono ferite lievi.
Il salottificio si trovava lungo l’odierna Strada Provinciale 231, all’epoca Statale 98, sul luogo in cui, successivamente, sarebbe sorta la Divania.
A raccontare la storia, nel numero di giugno-luglio ‘91 del “da Bitonto”, fu Salvatore Bonasia, attuale segretario generale del Comune di Bitonto, che fino a qualche mese prima, era stato vigile del fuoco volontario ausiliario in servizio di leva e conosceva due delle tre vittime.
Sul posto giunse una prima squadra. Ma la vastità dell’incendio fu tale da rendere necessario il supporto di un’altra squadra. Inizialmente l’incendio fu quasi domato, ma, poco dopo l’una, le fiamme riacquisirono vigore. Le alte temperature avevano indebolito la struttura, che crollò, travolgendo i pompieri.
«Non ci si accorse subito della tragedia. I rumori delle fiamme e delle autobotti mascheravano urla e lamenti. Ci sgolammo per richiamare l’attenzione» raccontano alcuni agenti che erano in servizio e che descrivono quell’esperienza come la peggiore di tutta la carriera in Polizia.
Il primo ad essere ritrovato fu Musto, che da quattro mesi era in servizio militare di leva come vigile volontario ausiliario. Fu schiacciato da una trave. Trasportato al Policlinico di Bari, morì poco dopo. Più tardi vennero trovati, i cadaveri di Minervini e Pizzimenti.
Sono passati 27 anni senza che si siano trovati colpevoli. Il rogo fu molto probabilmente doloso, forse causato da un ordigno piazzato come intimidazione a fini estorsivi, che avrebbe poi incendiato il materiale infiammabile nel salottificio. Le indagini, purtroppo, non produssero elementi.
L’allora sottosegretario agli interni Valdo Spini arrivò a Bari per le commemorazioni. Ci fu un’interrogazione alla Camera, da parte del Pds, al Ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. I firmatari chiedevano quali provvedimenti si intendessero adottare contro il dilagare della criminalità nel barese e in Puglia. Lo stesso fece il Psi in Consiglio Regionale. In quel periodo, infatti, i gruppi criminali bitontini iniziarono a crescere, diventando criminalità organizzata. Utilizzando la violenza e le bombe, come quella che nel dicembre dello stesso anno fu piazzata davanti al Commissariato di Polizia, forse come risposta alle attività repressive.
Nel dicembre 2014, ai tre furono intitolate le sedi dei distaccamenti di Carrassi e Fiera e l’Aula Formazione della sede centrale del comando di via Tupputi a Bari. Matteo Florio, rimasto mutilato, fu insignito della Medaglia di Bronzo al Valore Civile.