E’ tempo di Legge di Bilancio, si fanno le ore piccole per arrivare puntuali entro l’anno all’approvazione della manovra finanziaria così scongiurando l’esercizio provvisorio. Assistiamo alle ultime limature, aggiustamenti, emendamenti, ai cosiddetti assalti alla diligenza che mettono a rischio i saldi di finanza pubblica.
Qualcuno dice che questa legge di bilancio è vuota, pura ragioneria, ma questo è l’esito di accordi che hanno svuotato da dentro il ruolo pubblico e le tasse nel sistema economico. Lacunosa e trasparente, essa è infarcita di bonus e tagli fiscali che non è chiaro quanto impatteranno sul funzionamento della Stato, dalla scuola alla sanità, e sicuramente non creeranno investimenti. Le necessarie coperture finanziarie per sostenere le minori entrate fiscali strutturali si traducono in tagli lineari ai ministeri e agli enti locali che, nei fatti, pagano il conto più salato.
Eppure, dato il quadro limitato di risorse in campo, se si riuscissero a tagliare sensibilmente le inefficienze della spesa pubblica, il Paese ne trarrebbe beneficio e, molto probabilmente, l’evasione e la pressione fiscale sarebbero più contenute. Infatti, secondo l’ufficio studi della CGIA di Mestre gli sprechi e le inefficienze della Pubblica Amministrazione costano agli italiani 180 miliardi di euro, più del doppio dell’evasione fiscale che, secondo i dati del MEF, assomma a 83,6 miliardi di euro.
La lentezza con cui lavorano molti uffici pubblici e la nostra giustizia, oppure gli sprechi presenti nella sanità e nel trasporto pubblico locale richiedono un intervento di rimozione immediata. Tra le principali inefficienze, la CGIA di Mestre cita tra le altre il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporto con la PA che risulta pari a 57,2 miliardi di euro; i debiti commerciali della PA nei confronti dei propri fornitori che ammontano a 49,5 miliardi di euro; la lentezza della giustizia che costa al sistema Paese 2 punti di PIL all’anno che equivalgono a 40 miliardi di euro mentre le inefficienze e sprechi nella sanità sono quantificabili in 24,7 miliardi di euro ogni anno, infine nel settore del trasporto pubblico locale sprechi e inefficienze ammontano a 12,5 miliardi di euro annui. Il risultato finale è che, purtroppo, la nostra PA continua a mantenere livelli di qualità e quantità dei servizi offerti inferiori alla media europea. A questo aggiungasi l’elevato numero di infrazioni europee contestate al nostro Paese che ha raggiunto un livello di violazioni dell’ordinamento europeo tra i più elevati nell’UE: tra le procedure ancora aperte, quelle riferite al mancato rispetto dei diritti civili, alla violazione delle norme sulla concentrazione delle polveri sottili presenti nell’aria, alla presenza dell’arsenico nell’acqua potabile, al perdurare degli sforamenti dei tempi di pagamento della PA nei confronti delle imprese fornitrici e ai livelli di inquinamento presenti nell’area industriale dell’ex Ilva a Taranto.
E’ allora chiaro a tutti che se recuperassimo una buona parte delle risorse nascoste al fisco, come pure se si riuscisse a tagliare sensibilmente le inefficienze presenti nella spesa pubblica, il Paese ne trarrebbe beneficio e, molto probabilmente, l’evasione e la pressione fiscale sarebbero più contenute. Oggi ci sono le risorse del PNRR, e non ci sono più alibi. Quindi non è più rinviabile la riorganizzazione dello Stato in modo efficiente: i cittadini hanno bisogno di uno Stato di diritto.
(rubrica a cura di Gaetano Tufariello – immagine www.lavorosi.it )