Consultando il volume intitolato: “Bibliografia Storica della Provincia di Terra di Bari”, raccolta da Luigi Volpicella, stampato in Napoli il 1884 dall’Accademia Reale delle Scienze, ritroviamo il “Discorso geologico della roccia calcare che conteneva alcune ossa petrificate ritrovate a Bitonto” , prezioso documento dell’illustre medico bitontino Giovanni Carelli che, nel 1846 trovò, nei pressi di Bitonto, sulla via che porta a Palese, alla profondità di palmi 22 (6 metri), uno scheletro umano pietrificato ”entro strati di tufo calcareo, senza alcun vestigio di sepolcro italo-greco e parve piuttosto sommerso che seppellito da mano d’uomo”.
Lo studioso, osservando questo reperto, giungeva alle seguenti conclusioni:
“Le ossa appartenevano ad uomo vissuto in un’epoca anteriore ai tempi storici; la roccia calcarea soprastante e sottostante, essendo di formazione stratosa, compatta, durissima, fu perciò deposta prima dei tempi storici e consolidata per forze chimiche, e non per semplice meccanica aggregazione…; l’epoca dell’affondamento delle ossa è anteriore alla formazione della roccia soprastante…; alla profondità dove fu trovata l’argilla una volta doveva essere mare”.
Queste prove irrefutabili della presenza, nella nostra Bitonto, dell’uomo preistorico attualmente sono “conservate” presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli in quanto inviate dal Carelli, nel 1846, unitamente alla memoria manoscritta, al Ministero degli Interni di Napoli.