Trentasei anni fa, nel 1988, a Bitonto, il preside Domenico Pastoressa, chiamò a raccolta un gruppo di diciannove professionisti, per dare vita all’Università dell’Anziano, sulla scia di un nuovo fenomeno socio-culturale, gli atenei della terza Età, nato in Francia ed in particolare a Tolosa, nel 1973, ad opera di Pierre Vellas, docente dell’Università di Scienze Sociali.
Sull’esempio di Vellas, il preside Pastoressa pensò che non fosse giusto disperdere e mandare in pensione né il suo patrimonio di saperi e conoscenze, né i tanti libri della sua vasta biblioteca. In quella intuizione c’era una forte motivazione sociale: continuare ad impegnarsi in favore della città ed in particolare per quell’ampia fascia di popolazione anziana, che non aveva avuto la possibilità di frequentare le scuole di grado superiore all’età dell’obbligo.
Pastoressa cioè non era solo il docente e l’intellettuale che non intendeva rassegnarsi all’isolamento e all’inoperosità, ma anche un uomo e un cittadino che sentiva di avere dei doveri, delle responsabilità nei confronti della città in cui era nato, cresciuto e in cui si era formato.
Oggi, donne e uomini che a Bitonto si sono affermati nelle rispettive professioni, sentono di avere dei doveri nei confronti della comunità in cui vivono, andando anche al di là del proprio personale orticello?
E’ vero, la nostra comunità, la nostra città, spesso non ci piace: sarebbe troppo lungo l’elenco dei suoi mali e delle nostre doglianze, ma una comunità è sempre il frutto di quanti in essa vivono ed operano. Oltre a maledire, inevitabilmente, il buio, possiamo anche, concretamente, provare ad accendere una luce? Che cosa sentiamo di potere e volere fare per la nostra città?
E’ opinione diffusa che le leve del governo di una comunità siano solo nelle mani di quanti la amministrano: questo è vero, ma solo in parte. Certo, chi amministra e lo fa con il pubblico denaro, ha una grande capacità di incidere nella vita della propria città, ma in un mondo sempre più aperto, le occasioni, le possibilità per poter contribuire allo sviluppo e alla costruzione del bene comune sono tantissime: c’è bisogno di conoscerle e di farle fruttare.
Continuare a ripetere che o si entra nel “Palazzo” di pasoliniana memoria e quindi nella “stanza dei bottoni” per poter agire e incidere o l’alternativa è la dimensione domestica, lontana dai rumori e dalle complessità del mondo è solo un comodo alibi per giustificare la propria pigrizia sociale.
Quando mi è stato chiesto di guidare l’Università dell’Anziano di Bitonto, ho accettato perché credo che nel quarto tempo della vita ci venga chiesto di restituire i doni che abbiamo ricevuto per continuare a seminare anche senza avere la certezza della “visibilità” del raccolto.
E’ tempo che anche nella nostra città la borghesia delle professioni riprenda coscienza di sé e delle sue responsabilità sociali, senza ripiegare nell’egoismo e ristagnare nell’indifferenza. Sostenere l’Università della Terza Età prof. Domenico Pastoressa (nella foto la nuova sede in via Mazzini 146- 148), può essere l’occasione di per un nuovo impegno e garantire alla città, in una più ampia rete di formazioni socio-culturali, un nuovo spazio di crescita e di sviluppo civile e democratico.
• Ecco chi furono i 19 fondatori della Università dell’Anziano:
• Pastoressa Domenico – Giorgio Michele – Fallacara Pasquale – Natilla Arcangelo – Guerra Giuseppe – Muschitiello Michele – Mona Francesco – Leone Cataldo – Lucarelli Franco – Sgaramella Francesco – Ungaro Gaetano – Urbano Amedeo – Stellacci Teresa – De Michele Vittorio – Attanasio Costantino -Massarelli Gioacchino – Depalo Maria Rosaria – Coletti Michele – Dimundo Francesco