«Il consiglio comunale chiede al sindaco e alla giunta di rappresentare, nell’ambito delle opportune prerogative istituzionali, la contrarietà della Comunità alla legge n.84/2024, ribadendo, nelle forme e nei modi previsti dalla legge, che essa è fortemente lesiva dell’unità del Paese e dell’uguaglianza, costituzionalmente sancita, tra ogni cittadino italiano».
È il testo della mozione promossa da Sinistra Italiana che, nell’ultima seduta del consiglio comunale, è stata portata in aula dal consigliere di maggioranza Rino Mangini, primo firmatario, e dai rappresentanti di Psi (Franco Scauro), Strada in Comune (Nicola Acquafredda ed Emanuele Avellis) e Democratici per la Puglia (Teresa Carbone).
Il documento chiede anche al consiglio comunale di facilitare l’iniziativa popolare, in caso di presentazione di una proposta referendaria, e di promuovere l’adesione del comune di Bitonto a interventi, determinazioni, ricorsi e ogni altra forma di contrarietà all’autonomia differenziata.
«Il rischio è di dividere ulteriormente l’Italia tra chi vive nelle regioni più ricche e chi vive in quelle più svantaggiate» sottolinea Mangini, ribadendo che non si tratta di una battaglia ideologica in quanto anche il presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, che è di Forza Italia, ha chiesto di rivedere la legge intravedendo rischi di ricadute negative per le regioni del Sud.
«Con l’autonomia differenziata si corre il rischio di acuire le divergenze e le disparità tra Italia settentrionale e meridionale» aggiunge Teresa Carbone, seguita da Franco Scauro (Psi) che evidenzia i pericoli specialmente in campo sanitario: «Ricordiamoci cosa è successo durante la pandemia, quando la regione Lombardia ebbe difficoltà a reperire i vaccini. Se non ci fosse stato un sistema nazionale in grado di fare rete ci sarebbero state molte più perdite umane ed economiche».
Per Scauro l’autonomia differenziata colpirà duramente anche il sistema scolastico, portando programmi diversi tra le regioni, programmi di reclutamento differenziati: «Frantumerà l’Italia in venti piccoli staterelli con conseguenze devastanti sui diritti di milioni di cittadini, in quanto non è stanziata alcuna risorsa per garantire i servizi pubblici su tutto il territorio nazionale (trasporto, ambiente, scuola, sanità)».
«Non è solo colpa della Lega» aggiunge Scauro, ricordando i precedenti progetti promossi dai governi Gentiloni, Conte1 e 2 e la riforma del Titolo V emanata nel 2001 dal governo Amato. Concerto ripreso anche da Francesca Giordano (Partito Democratico) che bolla la legge firmata da Calderoli come una bandiera di propaganda a cui, in passato, hanno abboccato anche esponenti del Pd: «Si piccona il concetto di solidarietà nazionale. Un errore che rischiamo di pagare caro».
Ma né quanto riportato nel documento, né quanto ribadito dai consiglieri di centrosinistra convince il centrodestra, con Domenico Damascelli (Fratelli d’Italia) che bolla la mozione come un «manifesto politico elettorale che non sarebbe mai dovuta entrale in un aula consiliare, per rispetto a tutte le forze politiche». Per l’ex vicesindaco, la mozione stralcia volontariamente alcuni passaggi della normativa e della stessa costituzione distorcendo la realtà: «Leggendo l’articolo 1 della legge penso che sia chiara la volontà del governo di garantire gli stessi diritti sociali e civili e gli stessi servizi su tutto il territorio nazionale. Sarà una gara a fare meglio, premiando le regioni virtuose e non quelle non virtuose che creano danno a tutta l’Italia. Dove era il centrosinistra quando veniva approvata la riforma del Titolo V? O quando il governo Gentiloni attivò il percorso verso l’autonomia differenziata? O, ancora, quando regioni governate dalla sinistra (Puglia, Campania ed Emilia Romagna) chiedevano l’attivazione di percorsi verso una maggiore autonomia?».
Per Damascelli, che nel 2019 si schierò, da consigliere regionale, insieme al gruppo consiliare di Forza Italia, contro il precedente tentativo di attuare l’autonomia differenziata, «questa mozione è invotabile e improponibile».
In linea con lui, Francesco Toscano (FdI) che biasima gli «ingiustificabili attacchi al governo nazionale» contenuti nella mozione: «L’idea di garantire maggiore autonomia è un principio garantito dalla nostra costituzione e invocato, in passato anche dal centrosinistra. Il governo ha individuato regole entro cui dare attuazione a questo principio. La legge punta a sensibilizzare le regioni, sottraendo compiti allo stato».
A contestare gli interventi di centrodestra è Avellis, definendo perfetta la mozione: «Sembra di sentire, in quest’aula Bossi, Salvini, Calderoli. Sembrate dei leghisti».
A condividere la mozione è anche il sindaco Francesco Paolo Ricci, sostenendo che l’autonomia differenziata non sia affatto una priorità e che anche in sede Anci sono state discusse tutte le criticità della legge Calderoli: «Mi vuole dire il governo da dove deve prendere le risorse per le perequazioni che sono, oggi, insufficienti?».
L’intervento finale del sindaco apre alla votazione del provvedimento che vede il centrodestra dichiararsi assente. La mozione viene dunque approvata all’unanimità dei consiglieri restanti.