DI DAMIANO MAGGIO, SOCIOLOGO
Non è la prima volta che la nostra città si trova a fare i conti con una delinquenza che, a quanto sembra, risulta inarrestabile. Gli interventi delle forze dell’ordine, spesso reattivi e frammentari, non sono riusciti a stabilire un controllo efficace sul territorio.
È triste e doloroso dirlo, ma Bitonto sembra ormai sfuggita al controllo delle autorità. È del tutto evidente che si ha bisogno di un cambio di paradigma nella gestione della sicurezza e del disordine urbano. È necessario un approccio integrato, un sistema coordinato e centralizzato. La nostra città non può permettersi di restare, così come sembra, in balia della criminalità. Una città senza alcun controllo.
È giunto il tempo che le autorità locali riconoscano la necessità di un cambiamento radicale nella gestione della sicurezza urbana, adottando misure che vadano oltre la semplice reazione agli episodi di violenza e che affrontino invece le cause profonde. I privati cittadini così come i commercianti e tutti gli operatori economici, si aspettano che la loro sicurezza personale e lavorativa venga garantita innanzi tutto dalla loro città, dal loro sindaco e dagli amministratori che conoscono più da vicino. Non sarà certo una genialata, ma in alcuni comuni, la presenza della polizia a piedi nei quartieri, ha aumentato la sensazione di sicurezza dei residenti, scoraggiando la presenza dei così detti “disorderly people”, possibile causa di quella micro criminalità, spesso neppure denunciata, che non entra nelle statistiche dei crimini ma che tanto disturbo procura alla gente comune ed all’immagine del paese.
Rispondere alla domanda di sicurezza richiede programmi politici e progetti amministrativi complessi. Per essere più concreti: la “tolleranza zero” per intenderci, è più un manifesto politico che un programma per la sicurezza e nella realtà è difficilmente applicabile. Lo è invece il recupero urbano dei quartieri, la presenza di attività e di vita, la sorveglianza spontanea da parte della comunità, la presenza delle forze dell’ordine e dei vigili di quartiere. Azioni, queste, che se pianificate e coordinate, permettono il controllo delle presenze illegali e l’aumento della sensazione di sicurezza da parte dei cittadini tutti. L’assenza di un progetto socio-economico a medio-lungo termine, rende pressoché inefficace qualunque programma di recupero.
L’aspetto e la cura della città, la pianificazione e la gestione degli spazi per la sicurezza, sono azioni sostanziali e niente affatto secondarie. Solo così potremo sperare in un futuro più sicuro e ordinato per tutti.