Antichi oggetti, ormai in via di estinzione, i “Nettascarpe”, piccole lame in ferro o ghisa, ubicati sin dall’Ottocento davanti l’ingresso di edifici e ville d’epoca, simboli di un’epoca lontana, nonostante siano sotto i nostri occhi quotidianamente passano inosservati.
Questo antico arnese era utilizzato dai Signori o dai contadini che tornando dalle campagne, pulivano le loro scarpe eliminando il fango depositatosi sotto la suola prima di entrare in casa. Bisogna ricordare che in passato le nostre strade rurali, sterrate, in terra battuta, nelle giornate di pioggia si trasformavano in lunghi pantani di fango. Inoltre per le strade cittadine non era raro calpestare lo sterco lasciato dai cavalli che trainavano carrozze e carretti. Ce ne erano di diverse fogge, alcuni semplici, altri più elaborati, dalla diversa tipologia usata si capiva il ceto della famiglia residente. Si andava dal comune rettangolo per le abitazioni più povere a raffinati esemplari abbelliti con figure geometriche, animali, fiori, ecc, ubicati sugli ingressi di dimore nobiliari. Nel ventennio fascista, il Regio Decreto 1102 del 1925, per una questione di igiene, ne obbligava la presenza in tutti gli alberghi.
Con la Seconda guerra mondiale, inseriti tra i materiali ferrosi da riciclare per la fabbricazione di armi e munizioni, “Ferro alla Patria”, furono nella quasi totalità divelti.
In passato, l’abitudine di pulire la suola delle proprie scarpe era molto diffusa. Era buona educazione pulirsi le scarpe prima di rientrare a casa, ed anche nel nostro Cimitero Monumentale, questi caratteristici oggetti, erano ubicati all’ ingresso delle tombe monumentali, “Haec est domus ultima”, “Questa è l’ultima casa”.
Nelle foto il mausoleo Lorenzo Achille.