I motivi della decisione sono tre. L’autorizzazione non presentava alcuna illegittimità. Non è in contrasto con la programmazione nazionale e regionale. Il Comune di Bari, a livello urbanistico, aveva dato parere favorevole alla sua ubicazione. Cioè in pienissima zona Industriale tra Bari e Modugno e a due passi dall’Amiu. Niente affatto lontano da Bitonto, per intenderci.
La Newo, la società che vuole realizzare l’inceneritore dei rifiuti con modalità alternativa, ha vinto la propria battaglia perché nelle scorse ore il Consiglio di stato ha detto sì al ricorso presentato dall’azienda ribaltando, in pratica, quanto stabilito dal Tar, che a fine 2021 aveva detto no al tutto.
Tutto parte nel 2016, quando la società avanza la richiesta di realizzare un impianto avanzato – da 25 milioni d’investimento di cui dieci milioni finanziati dalla Regione – per l’incenerimento dei rifiuti con un metodo innovativo, l’ossicombustione. La Regione dà semaforo verde, ma in primis i Comuni dell’Aro Ba2 (Modugno, Palo, Bitetto, Grumo, Sannicandro e Bitritto), poi anche Bari e Bitonto si oppongono, anche sotto sollecitazione delle associazioni ambientali che si costituiscono in un movimento “No inceneritore”. Arriva il ricorso al Tribunale amministrativo pugliese, che a dicembre sentenziava che era in contrasto con la programmazione dei rifiuti. Opinione ribaltata dai giudici del Consiglio di stato, che hanno sentenziato che l’inceneritore s’ha da fare. «Non ci fermeremo – scrive il sindaco di Modugno, Nicola Bonasia, sui Social – continueremo a fare fronte comune, a lottare insieme, contro impianti ormai superati e dannosi come questo. Il nostro territorio non deve ospitare un inceneritore. La nostra terra non si tocca!». Sulla stessa lunghezza anche il primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, che ha chiesto ai legali di convocare una riunione con tutte le parti interessate, che si sono opposte al provvedimento per valutare compiutamente gli effetti della sentenza e le azioni da intraprendere.
Preoccupazione anche nelle parole dell’assessore comunale all’Ambiente, Giuseppe Santoruvo, per cui «già nel 2018, quando ero in Consiglio comunale, la Newo ci aveva assicurati che impianti del genere sono a basso impatto ambientale. Per la Asl all’epoca dei fatti era impossibile però valutare l’impatto ambientale di questo genere di impianti. Esiste altresì una legge regionale che obbliga i Comuni di impegnarsi per aumentare la quota di raccolta differenziata, nell’ottica di un’economia circolare. Con questo impianto ahimè si va in direzione opposta. Così rischiano di essere vanificati tutti gli sforzi e gli investimenti fatti dai comuni per incentivare la raccolta differenziata».