«Mutano e si ampliano gli scenari geografici e con essi le prospettive di carriera per i giovani infermieri europei. Ecco allora i nostri professionisti: sono ambitissimi, le nostre Università li formano con grande capacità ed ottimi risultati , e per questo vengono considerati, non a torto, come vere e proprie eccellenze nel mondo. Le loro qualità umane e il loro approccio verso i pazienti si rivelano poi un fondamentale criterio di selezione. Siamo sempre di più capaci di fare la differenza, le altre nazioni lo hanno compreso, sperimentato ed ora ci vogliono!
Scandinavia, lontano Nord. Le nuove isole felici europee adesso sono qui. Lontano da casa? Un clima differente? Poco importa. Si aprono scenari per possibili scelte di vita che potrebbero portare a un cambiamento epocale per un giovane infermiere o per un laureato in ostetricia, magari forti anche di un master di specializzazione e anche con esperienza sul campo.
Dopo le nostre inchieste sulla Norvegia, con tante testimonianze di professionisti italiani che hanno scelto città come Bergen e Trondheim, e che dimostrano la veridicità di quanto abbiamo raccontato, arriva oggi la Finlandia.
La rete Eures cerca in questo momento altri 25 infermieri, e da nostre indagini al primo posto ci sono i professionisti di casa nostra.
Stipendi fino a 3mila euro, supporto sugli alloggi, corsi di lingua gratuiti per 9 mesi per un indispensabile inserimento sociale e culturale oltre che un efficace approccio con il paziente locale. Qualità della vita elevata. Ospedali efficienti e organizzati. Pensate davvero che in Scandinavia un paziente o un suo parente possano prendere a pugni un infermiere? La risposta è tristemente scontata», conclude De Palma.
Cosa accade di contro in Italia? La nostra sanità in crisi profonda ci appare sempre più come una scatola vuota, dove il presente e soprattutto il futuro dell’assistenza non sono solo all’insegna dell’incertezza, ma appaiono anche densi di nubi oscure.
I recenti accadimenti che hanno caratterizzato la nostra realtà sanitaria non possono che spingerci ad una riflessione del genere, severa ma quanto mai veritiera.
La politica non fa certo la sua parte e, all’insegna del passo del gambero, non si da una scossa, per mettere in atto, una volta per tutte, l’attesa valorizzazione dei professionisti della salute, sempre più stanchi, sempre più delusi.
Il momento storico, è sotto gli occhi di tutti, appare davvero delicatissimo.
Guardiamoci per un attimo alle spalle, senza poi dover andare indietro più di tanto.
Dicembre è stato il mese delle nostre legittime proteste, dei sit-in, degli scioperi, e per la prima volta medici e infermieri hanno manifestato fianco a fianco, accomunati dal medesimo malcontento. Di contro, anche se dai piani alti, dal Ministro della Salute di Schillaci, ancora nessun cenno di apertura è giunto, noi non smettiamo di crederci!
Eppure gennaio rischia di diventare, da qui alla fine, il mese dei turni sempre più massacranti, degli ospedali in subbuglio e incapaci di gestire il surplus di pazienti causati dal picco influenzale. Delle strutture vetuste, che come castelli di carta, prendono fuoco al primo inconveniente che si presenta.
Ma soprattutto le ultime settimane sono quelle più che mai delle botte agli infermieri, sempre più nel mirino di cittadini esasperati, dei pugni alle nostre donne, dei volti tumefatti, dei denti rotti, e udite udite, anche delle minacce a mano armata.
Quando un paziente che attende il suo turno da tempo in un pronto soccorso ruba la pistola di una guardia giurata e semina il panico tra il personale sanitario, tu infermiere, legittimamente, ti chiedi se davvero vale la pena recarti al lavoro il giorno dopo, per affrontare il tuo turno di notte, magari proprio in un pronto soccorso che intanto è diventato una polveriera.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Ma non è finita qui, perché l’Italia della sanità fatica tremendamente ad uscire dal sonno profondo in cui è piombata.
Questo perché gli altri paesi europei si riorganizzano, si danno da fare, puntano a ricambi generazionali, a strutture all’avanguardia super organizzate, e per rinforzare i propri organici aprono la strada alle migliori eccellenze provenienti da altre nazioni.
Cosa offrono? Stipendi che sono il doppio dei nostri e prospettive ben diverse, cambiamenti radicali che equivalgono a crescite professionali e qualità della vita.
Secondo voi a che livello può essere considerata, ad oggi, la qualità della vita di un infermiere italiano, con lo stipendio tra i più bassi d’Europa, i turni massacranti e le botte e le minacce nelle corsie, nonché il tempo da dedicare ai propri cari che si assottiglia sempre di più?
Secondo voi non è forse paradossale che la politica fatichi a comprendere che questa realtà sanitaria, in crisi profonda, così com’è, e che senza una svolta per i professionisti dell’assistenza, finirà con l’offrire sempre meno garanzie di tutela per la salute dei cittadini ?
In questo momento, forse, solo la Spagna sta vivendo la medesima “stagione calda” delle proteste dei professionisti della sanità, al pari dell’Italia. Testimonianza evidente è il lungo sciopero degli infermieri della Catalogna., che chiedono retribuzioni più dignitose e orari più consoni.
Eppure gli stipendi in Spagna sono più alti dei nostri, eppure la Spagna sta riorganizzando da tempo la sua sanità territoriale.
E gli altri paesi Europei? Cosa fanno le altre nazioni per affrontare le nuove sfide della sanità?
Svizzera e Germania offrono maggiore sicurezza economica, è un dato di fatto, e realtà ospedaliere non certo fragili come le nostre. Altrimenti perché il flusso di nostri professionisti in fuga all’estero sarebbe diretto prima di tutto verso questi Paesi? Non certo solo per la vicinanza geografica.
SVIZZERA. Aumentano a dismisura i frontalieri e mettono in ginocchio la sanità delle nostre regioni attigue. Dopo la Lombardia, esplode anche il caso Piemonte. La Svizzera attrae sempre di più professionisti di casa nostra, è un dato di fatto. E’ a due passi, ma è tutto un altro mondo!
Piemonte: sono circa 400 gli infermieri che nell’ultimo anno hanno lasciato questa regione , stremati da condizioni inaccettabili e attirati da stipendi che l’Italia si sogna.
C’è chi decide di andare a lavorare negli ospedali svizzeri, come a Briga, a 20 minuti dal confine italiano. La media dei professionisti piemontesi che ogni giorno viaggia verso la terra elvetica ha meno di 30 anni. Orari più consoni per poter gestire finalmente in modo dignitoso vita personale e affetti familiari, soprattutto stipendi che partono da 2500 euro netti.
INGHILTERRA. Le opportunità sono sempre elevate per gli infermieri di casa nostra, gli stipendi non sono inferiori ai 2500 euro. Se non si vive nel centro di Londra, il costo della vita è equiparato agli stipendi. Da mesi la sanità del Regno Unito si sta rifacendo il look e i professionisti chiedono maggiori riconoscimenti. E non ci sono certo i nostri problemi!
GERMANIA. L’area della regione intorno alla grande Stoccarda, subito dopo c’è Monaco di Baviera, fa registrare continui arrivi di nostri professionisti. La comunità di infermieri italiani cresce sempre di più, un flusso che non si ferma da circa un ventennio. Oltre la metà di chi è partito non tornerà mai più!