Sono passati 18 anni da quel maledetto 6 agosto 2005, quando l’aereo Atr72, partito da Bari e diretto nella località tunisina di Djerba precipitò nelle acque siciliane di Capo Gallo. Un disastro in cui morirono 16 persone, tra cui il bitontino Enrico Fallacara, e altre 23 rimasero ferite.
Ieri si è tenuta la commemorazione delle vittime dell’ammaraggio, alla presenza dei familiari e delle istituzioni.
L’assessora alla cultura di Bari, Ines Perruci, ha deposto una corona di fiori presso la stele nel parco Perotti (zona sud) che ricorda la tragedia “causata da una drammatica sequenza di errori e omissioni per la quale non c’è stata piena giustizia, se è vero che i responsabili hanno trovato il modo di sottrarsi alle conseguenze giudiziarie delle loro azioni”.
Alla cerimonia, ha partecipato anche il sindaco di Bitonto, Francesco Paolo Ricci, rendendo omaggio alla memoria di Enrico Fallacara, resosi protagonista di “un atto di coraggio e di altruismo”, soccorrendo e mettendo in salvo la moglie, prima di morire per sfinimento.
“Tragedie come questa non devono più accadere” ha commentato il primo cittadino. “L’amministrazione comunale di Bitonto si sta attivando. La commissione toponomastica ha dato il via libera per apporre una stele e intitolare una strada della nostra città ad Enrico. Manca solo un atto deliberativo, che faremo a breve”.
Intitolazione per cui si è impegnato anche il consigliere comunale Domenico Damascelli, sollecitando la giunta a completare l’iter avviato tre anni fa.
“È fondamentale custodire la memoria di tutte le vittime del disastro aereo di Capo Gallo e, in particolare, del nostro concittadino Enrico Fallacara.- ha sottolineato il rappresentante di Fratelli d’Italai -. Purtroppo, la battaglia per la giustizia e la verità non si può dire ancora compiuta, perché, a causa dell’insipienza dei governi precedenti, il responsabile della strage non ha scontato neppure un giorno della pena inflittagli. Per questo, finché questo non accadrà, la politica ha il dovere di restare accanto all’associazione dei parenti di coloro che persero la vita”.