«Quel che racconto è un mondo molto diverso da quello odierno. Un mondo che sembra appartenere a mille anni fa, nonostante siano passati solamente 50 anni. Un mondo da raccontare ai nostri nipoti, alle nuove generazioni, anche attraverso il ricordo di personaggi minori, comuni, come, ad esempio, Cicce u P?nziir?. Chi si ricorda di lui?».
Commenta così il musicista e musicologo Domenico Danza il suo libro autobiografico dal titolo “Via Planelli 40 … e dintorni – Il racconto della memoria”, edito da Quorum Edizioni e presentato venerdì al Museo Archeologico De Palo – Ungaro.
Un libro che rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato cittadino, un viaggio nelle emozioni e nelle memorie perdute di quella società della Bitonto di mezzo secolo fa, cambiata molto rapidamente e quasi incredibile agli occhi delle generazioni attuali. Un viaggio raccontato oggi perché, come spiega l’autore, «a chi ha una certa età, quel che appartiene ad un passato lontano diventa più nitido, a differenza degli avvenimenti recenti, che spesso si dimenticano».
Tra le pagine, Danza racconta la vita in quel borgo antico di Bitonto in cui lui trascorse la giovinezza, quando abitava in via Antonio Planelli, prima di andare a Milano per lavoro. E racconta il percorso che, con il tempo, lo ha portato a diventare musicista: «Avrei dovuto fare il mestiere di mio padre, idraulico ed elettricista. Ma non ne volevo sapere. Mi iscrissi al seminario, ma neanche la vita da prete faceva per me. Così come quella da docente. Mi iscrissi a Giurisprudenza, ma anche la carriera da avvocato non era tra le mie aspirazioni. Così finii per fare l’anonimo impiegato. Solo dopo mi sono reinventato compositore. E così come la musica, anche le memorie raccontate nel libro sono nel Dna e sono venute fuori al momento più opportuno».
Ricordi che, per il giornalista Valentino Losito, che ha presentato il volume, sono «le fondamenta del presente, veri e propri vettori e veicoli di saggezza, che, come i ciottoli sul fondo di un fiume, guadano verso il futuro. Aiutano a ricordare la realtà del tessuto urbano dell’epoca, fotografato dall’autore attraverso il racconto di personaggi minori, comuni».
L’appuntamento è stato anche occasione per presentare l’ultima fatica musicale di Danza, l’album “Miserere”, pubblicato da Stradivarios e registrato nella Chiesa Evangelica Luterana di Santa Caterina, a San Pietroburgo. Contiene brani a cappella eseguiti dal coro da camera “Stanislav Legkov” della città russa, dove Danza ha avuto modo di esibirsi a fianco di importanti nomi. Un omaggio alla tradizione musicale ecclesiastica, come sottolinea, nella recensione pubblicata sul numero di agosto/settembre della rivista “Pentagrammi”, Adriana De Serio.
Sono «musiche che nascono dalla terra, in omaggio alla sua città di origine», spiega il professor Nicola Pice, autore di un’altra recensione pubblicata sulla stessa rivista.
«Le musiche di Danza nascono dalla carne e dal sangue della nostra terra del Sud e si dipanano con lo spirito luminoso e un personale linguaggio creativo, permeato di storia e colti riferimenti. Queste composizioni sono, difatti, un ciclo di preghiere che sgorgano dall’anima dell’autore, tese ad esprimere un sentimento di pietà o di gioia del cuore umano» scrive Pice tra le pagine del periodico.