Nasceva esattamente cento anni fa Vito De Santis. Cavaliere e Ufficiale al merito della Repubblica, fu sindaco di Bitonto dall’aprile 1958 al settembre 1961.
Era già stato consigliere comunale sin da ’52, tra le fila del Partito Socialista Italiano, in cui militò sin da giovanissimo. Nominato dapprima vicesindaco, ricoprì la carica di sindaco quando, nel ’58, fu chiamato a sostituire Angelo Custode Masciale, che, a due anni dalla nomina a primo cittadino, rassegnò le dimissioni per presentarsi come candidato al Senato (la sostituzione del sindaco, allora, non necessitava di nuove elezioni, in quanto il sindaco era nominato dal consiglio comunale).
Venne riconfermato a seguito delle elezioni del 1960, ma l’amministrazione cadde l’anno successivo, con le dimissioni di venti consiglieri comunali, che segnarono la fine del primo decennio socialista. La crisi di governo portò, infatti, all’insediamento del commissario prefettizio Gustavo Prezzolini, che guidò la città fino alle successive amministrative del ’62, a seguito delle quali la carica di sindaco tornò ad un democristiano, Domenico Saracino. De Santis tornò, quindi, a ricoprire i ruoli di consigliere comunale e di assessore, per poi divenire anche segretario della sezione cittadina del Psi.
Fu sindaco in un periodo particolare per la città. A cavallo tra gli anni ’50 e i ’60, mentre la città attraversava profondi cambiamenti. Come la nascita della Zona Artigianale. De Santis, infatti, fu tra i sindaci che, nel febbraio 1960, insieme agli colleghi dei paesi coinvolti e al presidente della Provincia Lozupone, firmò l’atto costitutivo del consorzio per lo sviluppo della Zona Industriale di Bari, che puntava a creare «nuove fonti di lavoro per le nostre maestranze e, in generale, ad un più alto livello del tenore di vita della nostra gente». Un fine perseguito anche attraverso l’adesione del Comune al Centro di Industrializzazione di Puglia.
Erano anche gli anni in cui l’agricoltura, anche a Bitonto, entrava sempre più in crisi. Suoi furono alcuni provvedimenti per cantieri “straordinari”, illustrati nel verbale del consiglio comunale n.42 del 1958 finalizzati a contrastare la dilagante disoccupazione dei braccianti agricoli. E sua fu anche la partecipazione alla Commissione Comunale per il censimento, che nel ’61, si occupò di censire l’agricoltura bitontina e le aziende che lavoravano nel settore.
Si iniziava a parlare della realizzazione di una nuova linea ferroviaria da Bari a Barletta. Una linea che, qualche anno più tardi, sarebbe stata ribattezzata con il nome di “Ferrovie del Nord Barese” e che avrebbe collegato anche Bitonto. In quegli anni fu ampliata la rete idrica e si avviò il rimboschimento dell’area boschiva di Bitonto.
Vito De Santis fu il sindaco che si trovò a rappresentare la città quando, giovedì 17 marzo 1969, Bitonto, dal palco allestito sotto Porta Baresana, ansiosa di vedersi trasmessa in quei televisori sempre più diffusi nelle case degli italiani, sfidò il comune emiliano di Bondeno, nella trasmissione “Campanile Sera”, il celebre gioco televisivo che andò in onda sulla Rai dal ’59 al ’62 e che fu condotto da Mike Bongiorno, Enzo Tortora e Renato Tagliani.
L’azione amministrativa di Vito De Santis fu, inoltre, attenta ad ogni aspetto riguardante le tematiche sociali del territorio bitontino. Sua fu la firma dell’atto che portò alla costruzione degli alloggi popolari previsti dal piano Ina-Casa, poi inaugurati da Domenico Saracino nel ’62, alla presenza di Aldo Moro. Un’attenzione dimostrata anche dall’impegno profuso, all’inizio del 1961, per salvare Gianfranco, un bambino affetto da una malformazione cardiaca che necessitava un delicato intervento in una clinica torinese. L’amministrazione De Santis, dunque, si impegnò a pagare le spese per la degenza del piccolo nella clinica piemontese.
Anche sport e cultura ebbero un’attenzione importante. Sotto la sua amministrazione, infatti, fu costruita la tribuna scoperta del campo sportivo comunale. Sempre durante i suoi tre anni di governo cittadino, Bitonto vide l’istituzione del primo nucleo del Museo Civico, nella biblioteca.
De Santis fu molto vicino ai reduci dalla guerra. In lui, che fu orfano di guerra, costante fu l’attenzione per il riconoscimento di emolumenti per benemerenze belliche a diversi cittadini. Così come costante fu anche l’attenzione per l’Anpi e per tutte le associazioni combattentistiche e d’arma. Fu anche presidente delle sezioni bitontine dell’associazione “Famiglie dei Caduti in Guerra” e dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Carica, quest’ultima, che fu ricoperta fino alla sua morte, il 6 febbraio 2000.