Grazie ad alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Arturo Amore, 32 anni, ex affiliato al clan Strisciuglio di Bari sono emersi nuovi particolari sull’omicidio e l’occultamento del cadavere di Giuseppe Dellino nel lontano 2007 (leggi qui: https://bit.ly/2RucSjP).
Ma Dellino non è l’unico giovane ad aver perso la vita in questo modo. C’è stato un tempo, infatti, all’inizio del “nuovo millennio”, in cui Bitonto ha avuto un triste primato: ben sette casi di “lupara bianca”, dal 2003 al 2007, ovvero omicidi con abile occultamento di cadavere ai danni di esponenti di spicco di gruppi criminali rivali tra loro.
Cinque casi restano ancora irrisolti. Si tratta di Michele Pazienza, sparito il 16 agosto 2003, Giuseppe Leccese, ricercato dal 30 luglio 2003 – entrambi sospettati di essere responsabili di uno dei tentati omicidi di cui è stato vittima Domenico Conte –, Arcangelo Cantatore, scomparso il 14 agosto 2003 – imprenditore con legami sospetti –, tutti ancora introvabili; non si hanno, invece, più notizie di Giuseppe Cariello, appena 18 enne all’epoca dei fatti, e di Giacomo Maggio, 26 anni, coinvolto in un’inchiesta di omicidio del 2003 (riguardante Enzo Simiraro e il ferimento di Vito Napoli, eseguito con Michele Pazienza che scomparve tre giorni dopo l’omicidio). Dopo la scarcerazione fu visto per l’ultima volta, dal padre, a bordo di uno scooter il 24 agosto, giorno in cui scomparve.
Per il caso Pazienza nell’ottobre 2004 fu arrestato il cugino colpevole di averlo attirato in una trappola e accusato del triplice omicidio di Michele, di Leccese e di Cantatore: le indagini non esclusero che l’uomo avesse avuto un ruolo importante anche negli altri due casi di “lupara bianca”. Per il caso Maggio, nel dicembre 2006 la Polizia arrestò un 30 enne pregiudicato ritenuto l’assassino di Giacomo, reo di aver insultato pesantemente la moglie del presunto killer.
Secondo la Polizia, quello fu l’inizio di un cambio di strategia della mala bitontina all’interno della sfida tra i presunti clan Conte – Cassano e Valentini – Semiraro: secondo l’ipotesi accusatoria, all’origine delle tre lupare, ci sarebbero stati dei contrasti all’interno del presunto clan Valentino, del quale si ritiene facessero parte i tre scomparsi.
Una guerra all’epoca dei fatti sicuramente viva e cruenta con organizzazioni strutturate. A sottolinearlo anche l’allora sostituto procuratore antimafia di Bari, Gianrico Carofiglio, che nel decreto del fermo di Maggio sottolineava il “contesto mafioso in cui tutto era maturato, segmento di una guerra che non accennava a placarsi”.
Il 6 novembre 2006, invece, a sparire è Arcangelo Colasuonno di 22 anni: verrà ritrovato il 22 dello stesso mese parzialmente distrutto dalle fiamme e dilaniato dagli animali, in contrada Monteleone. Il 5 dicembre dello stesso anno, invece, la Polizia arresta una persona, ritenuta responsabile dell’omicidio di Giacomo Maggio: questo fu, poi, assolto dalla Corte d’Assise per non aver commesso il fatto.
Arriviamo, così, al 13 luglio 2013 quando, venne ritrovato lo scheletro del 29enne Giuseppe Dellino, in un pozzo di dieci metri nelle campagne tra Bitonto e Palombaio, alle spalle della chiesa della Madonna delle Grazie. Il giovane era considerato dal gruppo inaffidabile e debole, anche fisicamente perché malato di sclerosi multipla: fu sparato brutalmente alla testa, il resto della storia è venuta fuori nei giorni scorsi.
Sono passati tredici lunghi anni e di alcuni uomini, qualsiasi sia stata la loro vita sulla terra, non c’è ancora alcuna traccia.
Magari, i parenti sono ancora sulle loro tracce, in cerca di un luogo dove poter posare almeno un fiore.