Siamo agli sgoccioli dell’anno civile e, soprattutto in ambito sportivo, non v’è momento migliore per stilare i primi bilanci (consuntivi e preventivi) relativi alla stagione agonistica in corso. Nel caso del Bitonto Calcio, inoltre, la fine del 2019 ha coinciso con la chiusura dell’andata del girone H della Serie D, quindi non potevamo proprio esimerci dall’incontrare e scambiare due chiacchiere con qualche attore protagonista di questa prima metà di campionato andata in archivio tra applausi, sorrisi, soddisfazione, fiducia e tanta tanta voglia di continuare a stupire e divertire… Eccovi i pensieri e le parole di uno dei simboli della Bitonto pallonara, ormai da quattro annate a questa parte: Onny Turitto. Buona lettura gente!
Ciao Onny. Partiamo dalla strettissima attualità: oggi pomeriggio (venerdì 27 dicembre, ndr) c’è stata la ripresa dei lavori agli ordini di mister Taurino, dopo il famigerato trittico natalizio che per la forma fisica di molti di noi “comuni mortali” è fatale… Quali sono state le sensazioni in campo?
«Di solito, al primo giorno della ripresa si lavora poco con la palla e molto sulla condizione fisica, appunto. Non abbiamo esagerato a tavola in questi giorni di festività, siamo atleti seri e sapevamo che c’era da ripartire presto e bene. La seduta di oggi è stata comunque abbastanza leggera, da domani si inizierà a fare sul serio…».
Avete anche parlato prima dell’allenamento? Riassumendo e soprattutto filtrando (com’è giusto che sia) le considerazioni del mister, cos’è emerso? Dall’esterno, si può presumere che nello spogliatoio il morale sia bello alto così come la voglia di continuare a stupire…
«Il mister ci ha fatto staccare del tutto la spina per quattro giorni ed era ovvio che oggi, alla ripresa, ci avrebbe fatto un bel discorso prima di scendere in campo. Ci ha ricordato che ci aspetta un girone di ritorno molto più tosto di quello d’andata, con diciassette finali da affrontare al meglio, e ci sarà da lavorare duramente ad ogni livello. Noi siamo pronti e consapevoli di tutto ciò che ci aspetta, nonché dell’obiettivo che vogliamo raggiungere!».
Continuiamo ad utilizzare il verbo “stupire”, sì, ma non perché non si sia mai creduto nelle potenzialità, nella fame o nelle indiscutibili qualità tecniche ed umane di un gruppo parso fin da subito molto unito attorno al suo nuovo condottiero. Piuttosto, va ricordato che ai nastri di partenza di questo campionato si presentavano, in ordine sparso, squadre blasonate come Foggia, Taranto, Brindisi, Casarano, Andria, Fasano e poi anche il Cerignola, poco dopo lo start. Se a fine agosto ti avessero detto che il Bitonto avrebbe chiuso il girone d’andata in testa alla classifica a pari punti con il Foggia, onestamente, ci avresti creduto?
«Primi con il Foggia forse no ma nel mio piccolo ci speravo con convinzione… È dal 22 luglio che lavoriamo molto molto duramente per un obiettivo ben definito, anche se probabilmente in tanti non credevano in noi fino a tal punto. Soprattutto alla luce della concorrenza di assoluto valore presente nel nostro girone, quest’anno. Sebbene dopo l’ottima figura già fatta nello scorso campionato di Serie D non fosse semplice a prescindere continuare a salire di livello, io sono sempre stato fiducioso per questa nuova avventura».
Conosci come pochi altri lo spogliatoio e l’ambiente neroverde in generale, essendo alla tua quarta stagione all’ombra del Torrione. Secondo te, quali sono state fin qui le componenti principali che hanno reso concreta una costanza di rendimento corale (inclusi i numeri “difensivi” assolutamente da record) mai vista a queste altezze nei tuoi anni a Bitonto?
«Può sembrare la solita risposta di circostanza, la classica frase fatta pronunciata da noi calciatori ma è davvero dal ritiro estivo che lavoriamo tutti insieme per diventare innanzitutto un grande gruppo. Anche gli straordinari numeri difensivi a cui hai fatto riferimento non rappresentano un discorso che riguarda solo difensori e portieri bensì tutta la squadra. Il mister ha fatto di tutto per creare una sola “entità” compatta in grado di muoversi all’unisono, capace di difendere e offendere con coralità e non soltanto con i ‘colpi’ delle individualità. Stiamo facendo molto bene, è vero, eppure posso dire che non siamo già arrivati, non siamo ancora al top, perché questa squadra può fare ancora meglio, noi stessi giocatori possiamo ancora migliorare ma dobbiamo continuare a seguire gli input dell’allenatore, con umiltà e fiducia».
Analizziamo ora quello che è stato il girone d’andata di Onny Turitto, nello specifico. Ci hai sempre abituato a delle partenze-sprint, caratterizzate da alto minutaggio, scorribande irresistibili sulla fascia, assist, gol e prestazioni spesso da man of the match. Stavolta non è andata così, almeno sino a metà ottobre. Puoi spiegarci cos’è successo?
«Con mister Taurino e il suo staff, i cambiamenti sono stati sostanziali, per me: dal nuovo modulo tattico, con una fase difensiva da curare in modo totalmente diverso rispetto al passato recente, alla preparazione atletica avviata in ritiro. Agli occhi di molti sono sembrato all’inizio un altro giocatore semplicemente perché nelle scorse stagioni ho giocato più in fase offensiva ed i gol sono arrivati prima e magari con più facilità. Quest’anno mi sono ritrovato a fare il quinto di centrocampo e la preparazione è stata dura fin da luglio, ci ho messo quindi più tempo ad ingranare. Non ti nascondo che durante i primi match giocati nel nuovo ruolo la mia concentrazione in partita è stata pressoché totalmente focalizzata sulla fase difensiva e, forse, il timore di sbagliare mettendo in difficoltà i miei compagni della retroguardia mi ha un po’ limitato in fase d’attacco. Immaginatemi come un diesel, stavolta: c’è voluto più tempo per carburare e in questa fase della stagione sto benissimo, ho delle ottime sensazioni fisiche e tecniche».
Tra l’altro la squadra ha iniziato a convincere e a volare in classifica proprio nel momento in cui hai ripreso in pianta stabile il tuo posto lì sulla fascia, un paio di settimane prima del tuo primo, pesantissimo sigillo personale in campionato (1-0 casalingo al Casarano, ndr). Tutte coincidenze fortuite…?
«Checché se ne pensi, ho sentito da subito la grande fiducia nei miei mezzi, da parte del mister! Lo ha anche dichiarato in una delle sue prime uscite pubbliche in neroverde che ci teneva moltissimo alla mia riconferma… Siamo 22 titolari, la nostra rosa ha una qualità media altissima e gioca sempre chi è al top. Non è stato Turitto a dare la spinta decisiva, piuttosto la squadra, man mano che ha assimilato meglio le idee dell’allenatore, ha iniziato a rendere di più la domenica. Inoltre, le sconfitte contro Fasano e Agropoli sono state del tutto immeritate… Io, personalmente, sto lavorando anche per ripagare quella fiducia che il mister mi ha sempre dimostrato e che si conquista giorno dopo giorno soprattutto in allenamento. Questo discorso vale per ognuno di noi e non solo per me, il posto garantito non ce l’ha nessuno e ce la giochiamo tutti alla grande. Una concorrenza generalizzata, questa, che può solo far bene al Bitonto».
Torniamo un attimo al nodo-modulo nuovo. Sei riconosciuto dagli addetti ai lavori come un esterno offensivo – aggiungerei, con il tremendo vizio del gol – tuttavia, abbiamo abbondantemente visto che puoi e sai ricoprire molto bene anche il ruolo di centrocampista laterale nel 3-5-2, nel 3-4-3, nel 4-4-2 o, addirittura, di terzino con la difesa a quattro, all’occorrenza. Una volta per tutte, qual è il ruolo / modulo che più esalta le caratteristiche di Onny Turitto?
«Sinceramente ho iniziato la mia carriera nei settori giovanili da trequartista, con il passare degli anni ho avuto la grande fortuna di avere allenatori che mi hanno reso duttile, completo, infatti oggi posso ricoprire qualsiasi ruolo di fascia. A Sulmona, da ‘under’ in Eccellenza, sono stato decentrato in campo per la prima volta e, fino alla mia prima esperienza bitontina con mister De Candia in panchina, ho sempre giocato da esterno alto. È stato lui ad “inventarmi” laterale di centrocampo con maggiori compiti difensivi. Con Taurino, quest’anno, sono migliorato ancor di più in fase difensiva. Per tornare alla tua domanda, ti dico solo che fare gol, o comunque giocare più vicino all’area di rigore avversaria, fa piacere a tutti… Eppure ho scoperto che, per le mie caratteristiche, partire qualche metro più indietro per poi inserirmi a tutta velocità potrebbe portarmi altrettanto di frequente in zona-gol. Come vedi, non è il modulo che fa la differenza ma la voglia e l’impegno nell’adattarsi, senza snaturarsi e mettendo le esigenze della squadra al primo posto».
Chiudiamo con una fotografia, secondo noi, bellissima e significativa: Bitonto – Andria 4 a 0. Non vai a referto come goleador ma giochi novanta minuti strepitosi al servizio dei tuoi compagni, con la fascia fluorescente stretta al braccio sinistro. Cos’ha significato per te giocare da capitano della capoclassifica davanti ad una città sportiva che ti ha sempre adorato?
«Sono contento che tu abbia sottolineato una prestazione molto positiva nonostante non abbia segnato, perché la priorità dev’essere sempre la vittoria della squadra, giocare al massimo per vincere e non per la gloria personale. Porterò sempre nel mio cuore quella partita, è stato per me motivo di immenso orgoglio indossare quella fascia, dopo Gianni e Chicco (Montrone e Patierno, ndr). Sono da quattro anni a Bitonto e ci tenevo a fare benissimo da capitano contro l’Andria, perché l’ho visto come un riconoscimento per ciò che ho dato in queste stagioni, per di più in una partita in cui erano indisponibili tanti miei compagni per infortunio o squalifica. Non ti nascondo che mi ha emozionato molto quella fascia al braccio, mi ha caricato di responsabilità molto più di quanto possa far immaginare il suo reale peso materiale…».