La storia non si può moltiplicare. I fatti sono lì, nella loro inoppugnabile nettezza, e attendono solo appassionati che vogliano studiarli. Le interpretazioni sono millanta e non sempre schiette, ma questa, appunto, è un’altra storia. Tuttavia, lo sport, se vissuto come crogiolo di emozioni condivise, esperienze stupende, gesti indimenticabili, sì che può darti l’impressione nitida di centuplicare i palpiti nel pur rapido scorrere del tempo. Prendiamo una classica con la sua consolidata tradizione come la “Nove colli”, magari in ricordo del più grande scalatore di tutti Pantadattilo, un gigante della pedivella come Miguel Indurain – un “cursus honorum” da brividi per lui, fra Tour, Giri e Mondiali vinti, ma soprattutto emblema di eleganza e signorilità, nelle corse e nella vita -, un corridore intelligente e acuto ct come Davide Cassani, un manipolo di sognatori come i trenta componenti della Polisportiva Amici di Marco – il gruppo più bello e più numeroso, con una televisione al seguito, BikeTv – e l’alchimia è bella che fatta. “È stato meraviglioso”, ha commentato il presidente del sodalizio e infaticabile cultore del concetto di “gruppo” (inveratosi in gara, d’altronde), l’avvocato Gaetano Giampalmo, che per l’occasione ha riabbracciato due compagni di onirici viaggi come ormai si possono considerare il Navarro – che spesso va a visitare a domicilio – e il romagnolo. Al di là della gara, al solito dall’elevato tono agonistico, il momento clou è stato senz’altro l’abbraccio fra Miguelon e Tonina, la mamma del Pirata, durante la visita al museo dedicato allo sfortunato campione di Cesenatico. “Affrontare Pantani era durissimo quando la strada s’impennava. Allora c’erano salite lunghe, ma pedalabili. Potevo difendermi e aspettare le amiche crono che erano il mio pane. Ora le hanno accorciate, quasi cancellate. Fanno pochi ascolti e siccome comandano le tv. Ci vogliono testa, gambe e coraggio. Ma in tv non rende. Le salite invece fanno spettacolo, e infatti gli organizzatori dei grandi giri ne mettono sempre di più. Marco era uno scalatore puro, impossibile tenere quel passo. Il più forte di sempre in montagna? Difficile fare paragoni, ma vi assicuro che era pazzesco”, ha dichiarato l’asso iberico.
Ecco, questa è la magia che solo uno sport ascetico può donare, quando s’impasta di memorie e sentimenti.