Nell’Us Bitonto che ieri pomeriggio ha centrato due obiettivi – primo successo in Campionato e derby vinto contro il Barletta, il terzo consecutivo e il quarto negli ultimi cinque scontri diretti – sono tre le cose positive che vanno segnalate.
La prima si chiama cuore e tanta volontà. Laddove – e lo si è notato a chiare lettere anche ieri – la qualità è merce rara o comunque non eccelsa, diventano ingredienti indispensabili per poter lottare con gli avversari, e magari portare punti in saccoccia. Lo ha insegnato la stracittadina contro l’Omnia, il secondo tempo in Coppa contro il Vieste, e contro il Barletta sempre nella seconda parte di partita. Sia prima della marcatura, sia quando quella rete bisognava difenderla.
La seconda si chiama Fabio Moscelli. A 41 anni, è la pedina fondamentale per i ragazzi di mister Girolamo Zinfollino. Cecchino infallibile dal dischetto (tre su tre, e sono tutte sue le reti neroverdi nella serie A pugliese), è lui a creare tutte le azioni pericolosi dei leoncelli nostrani, e si sacrifica anche quando c’è da stringere i denti.
La terza ha il nome di un principe troiano, Paride, e il cognome di Addario.
È anche grazie alle sue parate (una per tempo) se il Bitonto ha portato a casa il bottino pieno. Una certezza non da poco.
Poi, c’è anche il resto. E quindi la fatica immane a creare occasioni da rete, a impostare trame lineari di gioco, a segnare su azione, a creare il giusto amalgama tra tutti i reparti in campo. E in più ci sono ancora belle promesse (vedi Mongiello) che di bello hanno dimostrato, finora, davvero poco.
E le assenze, vedi quella di capitan Vincenzo Modesto.
C’è tanto materiale, insomma, per il tecnico neroverde, ma i tre punti di ieri sanno di platino perché muovono una classifica corta e strana.
La partita. Il 3-4-1-2 è ancora il modulo di partenza con Addario; Bartoli, Aprile, Elia; Giangaspero, Lamatrice, De Santis, Bonasia; Moscelli; Manzari, Mongiello.
Il primo tempo è da pennichella, perché davvero nulla di rilevante accade. Il Bitonto è la squadra del vorrei ma non posso, con i tanti limiti di qualità e strutturali che ben si evidenziano (Manzari servito poco e male, Mongiello che gioca a nascondino, centrocampo che non imposta, e difesa che soffre) che si accende soltanto con qualche idea di Moscelli.
Il Barletta è la compagine del potrei ma non riesco, in quanto presenta più qualità e caratura (i fratelli Augelli, Fiorentino, Rana) ma peccano nella fase offensiva.
C’è da segnalare, solo e soltanto, la bella parata di Addario sul bel colpo di testa di Ola, da un calcio piazzato proveniente dalla sinistra. E il cronometro segna già il minuto 36′.
Dopo il thè caldo, esce un leone neroverde più voglioso, grintoso, propositivo. Terrone rileva Mongiello, e si vede. Ed è proprio l’ex attaccante del Trani a procurarsi il rigore facendosi buttare a terra da un avversario. Dal dischetto degli 11 metri Moscelli è chirurgico e trafigge il giovanissimo Cristallo, che pure intuisce e si allunga senza arrivarci.
Siamo al quarto d’ora, e l’inerzia del match cambia.
I padroni di casa si difendono passando alla difesa a 5, e i biancorossi di mister Franco Cinque cercano di riequilibrare il match.
Al 27′, dopo una bella azione corale, è il giovane Kisisa a provarci, ma Addario è superlativo a dirgli di no.
E, dopo una apprezzabile giocata di Genchi sulla destra, in pieno recupero Paolo Augelli avrebbe la palla del pareggio, ma a un metro dalla porta calcia malissimo graziando il Bitonto.
Quindi, tutti sotto la curva ad abbracciare i tifosi.
I neroverdi salgono a quota 4, mentre il Barletta è fermo al palo.
Domenica trasferta sul difficile campo del Molfetta, capolista della Premier League insieme a Trani e Fasano.
Le pagelle Addario 7,5 (sulla partita di ieri, c’è la sua preziosissima firma), Bartoli 6, Elia 6,5, Aprile 5,5 (Terrevoli 6); Giangaspero 5,5 (Genchi sv), De Santis 6-, Lamatrice 5,5 (Piperis sv), Bonasia 6-; Moscelli 6,5, Manzari 5,5, Mongiello 4,5 (Terrone 6).