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Home » CALCIO – Lomasto e Gargiulo: “A Bitonto come sentirsi a casa. Una delle chiavi di questa stagione”

CALCIO – Lomasto e Gargiulo: “A Bitonto come sentirsi a casa. Una delle chiavi di questa stagione”

Interviste di fine anno del prof. Giuseppe Urbano ai protagonisti del girone d'andata del Bitonto Calcio: le parole dei due difensori napoletani

Giuseppe Urbano by Giuseppe Urbano
31 Dicembre 2019
in Sport
CALCIO – Lomasto e Gargiulo: “A Bitonto come sentirsi a casa. Una delle chiavi di questa stagione”
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Il 2019 sta andando velocemente in archivio, mentre è già passata agli annali sportivi la prima metà del girone H dell’ex Campionato Nazionale Dilettanti, con il Bitonto di mister Taurino lassù in vetta alla classifica a braccetto con il quotatissimo Foggia. Dopo aver pubblicato l’intervista-bilancio firmata Onny Turitto, è oggi il turno di due volti nuovi dell’entusiasmante team neroverde, due campani agli antipodi, per ciò che concerne età e presenze in Serie D, ma molto vicini in campo, essendo entrambi difensori, e in casa, dal momento che condividono la stessa dimora sita nel nostro amato centro storico. Ladies and gentlemen, ecco a voi il “veterano” Paolo Lomasto ed il “bel giovane” Alessandro Gargiulo. Buona lettura!

Ciao ragazzi! Subito una domanda per entrambi: come vi trovate a Bitonto? Da mesi condividete un’abitazione nel cuore pulsante della movida, della storia e delle tradizioni bitontine, ci farebbe piacere sapervi a vostro agio e ben inseriti nel tessuto sociale del nostro paese.

Lomasto: “Se ci fossimo trasferiti dal Nord, forse l’impatto con la nuova realtà territoriale sarebbe stato un po’ traumatico ma noi siamo ragazzi del Sud e non c’è stato nessun problema. Anzi, con il passare dei mesi, sempre più persone, giovanissimi e meno giovani, ci fermano per strada per una foto o scambiare due chiacchiere e questo non può che farci molto piacere”.

Gargiulo: “Io, personalmente, mi sono ambientato molto bene e in fretta, nonostante sia arrivato un po’ dopo rispetto a Paolo. La città vecchia di Bitonto sembra Napoli, mi sento a casa”.

Alessandro, al momento del tuo arrivo qui, hai dichiarato di essere contento di poter vivere a Bitonto con altri ragazzi campani. In cosa aiuta e sotto quali aspetti può migliorare una permanenza lontano dalla famiglia, per un diciannovenne come te, la compagnia quotidiana di conterranei più “esperti”?

“Questa è anche la mia prima volta in assoluto a lungo lontano da casa e sicuramente la presenza in casa e in squadra di Ciro (Amelio, ndr), Raffaele (Vacca) e Paolo mi ha aiutato tantissimo, tutti e tre mi hanno dato e ancora mi danno un grande sostegno. Io sono un ragazzo molto legato alla famiglia, non pensavo potesse andare così bene lontano dai miei affetti, posso solo ringraziare chi mi sta facendo sentire bene qui, dai compagni di squadra – tutti! – ai Dirigenti, alla gente di Bitonto, al Presidente che davvero non ci fa mancare niente”.

Paolo, tu hai dieci anni esatti in più rispetto ad Alessandro, nonché oltre 250 presenze in D. Una volta tornati a casa, avete modo di scambiarvi impressioni o lui chiede qualche consiglio di campo? Oppure preferite staccare del tutto, finita la giornata lavorativa?

“Arrivati a casa, si tende a staccare del tutto, non soltanto perché è giusto così ma perché fa anche bene alla mente dell’atleta agonista dedicarsi individualmente alle proprie cose, come può essere il momento della merenda, l’uso del cellulare con la possibilità di rilassarsi bazzicando un po’ il web qua e là, le telefonate con i cari. Senz’altro può capitare il sabato pomeriggio, dopo la rifinitura del mattino, lo scambio d’opinioni legato al campo e poi noi ‘forestieri’ abbiamo i nostri momenti canonici per trascorrere del tempo insieme come il caffè al bar o la cena”.

Restiamo sul “veterano” Lomasto. Le tue prestazioni in neroverde sono state fin qui impressionanti, eppure non è stato facile mettersi in evidenza all’interno di un pacchetto difensivo che può vantare tante ottime individualità dai curricula importanti. Quali sono state le doti che maggiormente ti hanno aiutato a diventare una delle colonne portanti della difesa meno perforata d’Italia? Qual è il tuo rapporto con mister Taurino?

“Sicuramente venire qui a Bitonto consapevole di avere tanta sana concorrenza in difesa è stato un grande stimolo; ci sta perché questo è un aspetto fondamentale per far alzare il livello di concentrazione e prestazionale di tutti gli elementi in rosa. L’ormai lunga esperienza delle stagioni passate non mi ha fatto commettere gli stessi errori in cui magari sono incorso da giovane. Ad esempio, per molti sarebbe stato più semplice mollare alle prime panchine o addirittura tribune, anziché continuare a rimanere sul pezzo e lottare per conquistare una maglia da titolare. In questo, sapere di avere anche la grande stima di allenatore e Presidente mi ha dato una bella mano. Ho conosciuto mister Taurino a Nardò, quando era ancora calciatore, e posso affermare che abbiamo in campo due caratteri molto simili: sempre concentrati, meticolosi, con lo sguardo ‘cattivo’ sempre fisso sull’obiettivo da raggiungere. All’epoca non vivemmo una stagione sportiva facile nel Salento, ma anche grazie al suo carattere riuscimmo a superare tante difficoltà, era il classico giocatore-allenatore esperto che parlava moltissimo nello spogliatoio, si capiva già da allora che avrebbe fatto l’allenatore… È stato senz’altro un vantaggio averlo conosciuto in passato, soprattutto a livello caratteriale, ma tra di noi la confidenza non va mai oltre il corretto rapporto calciatore-mister”.

Torniamo su Gargiulo, giovane di belle speranze e con un pedigree di tutto rispetto. Per te che hai già assaporato il professionismo, tra le giovanili vissute nell’Avellino di B e la recente esperienza con la Paganese in C, cosa rappresenta questa avventura in D con il Bitonto? Può essere il tuo definitivo trampolino di lancio? Magari restando qui anche l’anno prossimo…

“Questa è un’altra grande opportunità che mi è stata data, due anni fa sono già stato in D ad Aversa ma forse ero ancora troppo acerbo per confrontarmi ad armi pari con i ‘grandi’. Poi sono andato a Pagani in C ma non è andata come sarebbe dovuta andare, ora sono di proprietà della Cavese e l’accordo sul prestito che hanno trovato le due società mi soddisfa tanto perché a Bitonto sto giocando con continuità e crescendo a vista d’occhio. Al momento, non cambierei questa maglia con nessun’altra, è la scelta giusta per me, calciatore ambizioso del 2000 e ragazzo con la testa sulle spalle”.

Un’altra domanda doppia, prima di chiudere a tu-per-tu con entrambi. Per voi difensori, quanto è importante incrociare in allenamento gente del calibro di Patierno, Lattanzio, Turitto, eccetera? Di sicuro, non sono ammessi mai cali di concentrazione…

Gargiulo: “Allenandoti con questi giocatori, se lo fai bene, cresci un sacco perché ti ritrovi a marcare quelli che secondo me sono i più forti attaccanti della categoria. La domenica non trovi di meglio contro. Se non sei concentrato in allenamento, ti dico solo che fai brutte figure…”.

Lomasto: “I vari Patierno, Lattanzio o anche Longo della Turris, che ho dovuto marcare lo scorso anno con la maglia del Castrovillari nel girone I, sono calciatori veri con una mentalità e dei ‘movimenti’ super. Con loro, le partitelle in famiglia diventano giocoforza duelli veri, in cui non puoi proprio permetterti di distrarti o mollare un centimetro. Proprio oggi con Riccardo (Lattanzio, ndr) si scherzava in allenamento sul fatto che ormai fa gol anche con il suo piede teoricamente meno forte, il destro, quindi gli ho detto che non mi basterà più non concedergli il sinistro per non farlo segnare… Ecco cosa significa migliorarsi ed inventarsi qualcosa in più per crescere, partendo dall’incrocio in campo con i tuoi forti compagni di squadra”.

Quali sono i difensori “pro” a cui si ispira Alessandro Gargiulo e gli allenatori che maggiormente lo hanno forgiato in questi anni?

“Un allenatore che mi ha dato tanto è stato Antonio Quaglietta, ai tempi delle giovanili della Casertana. I miei modelli di giocatore sono Sergio Ramos, in assoluto, e Bonucci per quanto riguarda gli italiani”.

Paolo, dall’alto della tua esperienza decennale in Quarta Serie, in una scala da 1 a 10, quale valore daresti al girone H che sta vedendo duellare in testa Foggia e Bitonto? Secondo te, ci sono altre squadre attrezzate che possono ancora inserirsi di prepotenza nella lotta per la promozione diretta in C?

“Come livello medio, è il girone più difficile in cui abbia mai giocato, con città, apparati societari e squadre non da Serie D ma da categoria decisamente superiore. Secondo me, solo Cerignola e Casarano possono ancora inserirsi nella corsa per la vittoria del campionato”.

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