Ciao Fabio. Non ce ne volere, ma togliamo subito di mezzo il dente per te più doloroso… Circa un mese fa, la sconfitta per 3 a 2 al “Massimino” di Catania, dove con la tua Virtus Francavilla avete disputato la gara secca valida per il primo turno dei playoff di C ed eravate in vantaggio di due gol sugli etnei dopo appena venti minuti di gioco. Rimpianti e rabbia sono stati del tutto smaltiti?
“Non del tutto, a dire il vero. Fa ancora male, se ci penso, non solo perché eravamo comodamente sullo 0-2 e con la possibilità di triplicare prima della fine del primo tempo, ma soprattutto perché il rigore del 2-2, al decimo circa della ripresa, è stato causato da me per un colpo di…petto pieno in area di rigore. Si è trattato di una svista arbitrale clamorosa, ci sono delle immagini abbastanza evidenti che lo testimoniano e, sinceramente, quell’episodio e altri della partita di Catania continuano a non andare giù facilmente, a distanza di più di un mese… Saremmo stati eliminati dalla corsa playoff anche con il pareggio e indubbiamente ci sono stati anche dei demeriti nostri, in quel match secco, dal momento che avremmo dovuto chiudere la partita al primo tempo, quando loro sembravano già alle corde, prima che accadessero tutti i successivi eventi negativi per noi”
Sorpreso per come è andata poi a finire la finalissima Reggiana – Bari?
“Sinceramente, non più di tanto. È una mia considerazione personale, sia chiaro, ma al Bari visto e affrontato sul campo quest’anno (vittoria casalinga per 1 a 0 in terra brindisina, fatale per la panchina di mister Cornacchini, e 2-0 per il Bari al ‘San Nicola’, ndr), nonostante avesse in rosa moltissimi giocatori di indubbio livello superiore rispetto alla Serie C, mancavano secondo me alcuni elementi e una mentalità, per così dire, ‘di categoria inferiore’. Dopo tre anni di fila in C, ho capito che per vincere questo Campionato servono squadre allestite in un certo modo, metaforicamente in grado di usare anche la spada e non solo il fioretto, in base alle situazioni che si vengono a creare in partita. Per avere un’idea più chiara, forse vi basterebbe leggere la formazione della Reggiana in occasione della finale…”
Prima stagione con i biancazzurri, comunque, più che positiva per te. Parlaci un po’ del tuo rapporto con la città brindisina, la sua tifoseria e le prospettive professionali che a Francavilla pensi di poter realizzare.
“Con la Virtus avevo già un contratto fino al 2021, eppure qualche giorno fa mi è stato proposto di prolungarlo fino al 2023. Ovviamente, ho accettato subito e ho deciso di legarmi ulteriormente a questa squadra per dei semplici, ma fondamentali, motivi: la società è molto molto seria, organizzata, prospettica, professionale al massimo, con un Presidente impeccabile sotto ogni punto di vista. A Francavilla, inoltre, vengono messi nelle condizioni di lavoro (e di crescita) ideali i giovani calciatori ambiziosi e umili allo stesso tempo, come me. Mi hanno dimostrato fiducia e stima fin da subito, così come grande feeling si è creato immediatamente con la tifoseria biancazzurra, che segue tantissimo e con calore la squadra della città. Così come altri contesti calcistici del Sud, Francavilla è una piazza calda, seppur giovane a livello di anni nel professionismo, diversa in meglio da tante altre parti d’Italia. Sto bene nella città brindisina, si vive e si lavora tranquillamente, inoltre i risultati non sono affatto male… Cosa chiedere di più?!”
A proposito di progetti futuri, sei iscritto anche all’Università. Cosa studi e come riesci a conciliare i tuoi impegni di giovane calciatore professionista con i doveri universitari?
“Studio Scienze Motorie. Mi piace e lo faccio seriamente, con convinzione e passione, non di certo come ripiego o ‘hobby’ nel tempo libero. Cerco sempre di pianificare e modulare tutti i miei momenti di studio in base agli allenamenti, chiaramente. Se ci si allena solo al mattino, posso dedicarmi ai libri nel pomeriggio, viceversa in caso di sedute d’allenamento pomeridiane; se c’è ‘doppio’, invece, provo a studiare di sera anche se, lo ammetto, talvolta è durissima trovare la concentrazione dopo un’intera giornata dedicata al lavoro sul campo e/o in palestra. L’unica certezza è che il giorno libero dopo la gara ufficiale è sacro e si stacca da tutto! In questo breve periodo di riposo a casa sto anche studiando, tuttavia cerco in ogni modo di dedicare del tempo prezioso pure a famiglia, amici e allenamenti individuali leggeri. Le vacanze vere e proprie le ho già fatte e sono già proiettato psicologicamente sulle prossime settimane, perché tra pochi giorni si ricomincia a trottare”
Quello concluso a Francavilla è stato il tuo terzo anno di fila in C, categoria fin qui affrontata da assoluto protagonista indossando tre maglie diverse, nell’ordine: Bisceglie (con cui Fabio ha anche vinto il precedente campionato di Serie D, ndr), Alessandria e, appunto, la Virtus. Cosa ti ha insegnato, lasciato ognuna di queste esperienze sia a livello sportivo che dal punto di vista umano?
“A Bisceglie sono arrivato ragazzino in D, dopo aver preso parte in nerazzurro al Campionato Nazionale Juniores, e lì sono diventato un calciatore ‘adulto’; sarò dunque sempre riconoscente a questa società e a mister Zavettieri, in particolare, che mi ha considerato tantissimo sia a livello tecnico che umano. Ad Alessandria sono arrivato all’età di 20 anni, il primo in assoluto lontano da casa; in Piemonte vivevo da solo in casa e dovevo fare tutto in autonomia, quindi è stata un’esperienza molto formativa. Ho capito per la prima volta come funziona la vita ‘vera’ degli uomini, non solo quella dei calciatori… Quello di Francavilla, infine, è stato l’anno del consolidamento della categoria che mi ha dato la consapevolezza definitiva, la presa di coscienza che posso fare professionismo in pianta stabile, lavorando in un contesto sereno e coeso, a stretto contatto giornaliero con altri compagni di squadra sotto lo stesso tetto”
Nonostante la giovane età, sei già riconosciuto e stimato fra gli addetti ai lavori come difensore duttile e in grado di adeguarsi, garantendo costanza di prestazioni, ad ogni schema e posizione. Se potessi scegliere tu, però, dove preferiresti giocare ogni partita?
“Braccetto di destra nella difesa a tre, indubbiamente. Mi piace anche giocare centrale di destra nella classica difesa a quattro, sì, però io sono un tipo che ha bisogno di campo dinanzi a sé. Sono un difensore-marcatore con la cosiddetta ‘gamba’ e lo schieramento a tre dietro, così com’è ormai interpretato tatticamente dalla maggior parte delle squadre professionistiche, credo si sposi perfettamente con le mie caratteristiche, tecniche e atletiche”
Per chi non lo sapesse già, vogliamo ricordare ai nostri lettori come sei arrivato, giovanissimo, ad esordire in Serie D, a Bisceglie? Dove hai iniziato a tirare i primi calci ad un pallone, le tue prime squadre giovanili e i “maestri” che rappresentano a tutt’oggi le imprescindibili radici della tua promettente carriera.
“Ho iniziato a sette anni, nel Torrione Bitonto, con mister Gino Rossiello, che ringrazierò sempre. Dopo due anni di scuola calcio nel mio paese, a nove anni ho sostenuto il mio primo provino con il Bari e, dopo varie selezioni, sono entrato a far parte del settore giovanile biancorosso, dove ho fatto tutta la trafila dai Pulcini ai Giovanissimi. Dopo Bari, sono stato ad Andria sempre con i Giovanissimi Nazionali, poi Allievi e Juniores Nazionali rispettivamente con Barletta e Bisceglie, fino al Campionato Berretti con il Matera di C, dove abbiamo vinto il nostro girone. I miei ‘maestri’ sono tanti e tutti fondamentali nel mio graduale processo di crescita; fra questi, Prayer, Cafaro, Di Domenico, ma non solo loro, mi hanno sempre dimostrato fiducia e stima, in campo e fuori”
Ci tocca chiudere la nostra chiacchierata con la querelle che sta incendiando i cuori e tormentando i pensieri di tutti i calciofili bitontini, alle prese con un’inedita estate sportiva caratterizzata da tanti sentimenti contrastanti. Sulla base di quanto illustrato dai vari media, locali e nazionali, sei fiducioso o temi che il tuo “derby personale” possa incredibilmente saltare prim’ancora che la Serie C 2020-2021 inizi? Diamo per scontato che le sorti neroverdi, in questi anni, abbiano sempre avuto un posto nel tuo cuore di bitontino…
“Dispiaciuto senz’altro, perché togliere un traguardo così grande, storico e soprattutto conseguito ineccepibilmente sul campo dalla squadra, durante l’ultima stagione, sarebbe davvero un peccato. Per quanto mi riguarda, sarebbe una cosa bellissima giocare questa sorta di ‘Derby del Cuore’, emozionante… Spero che si possa risolvere tutto al meglio, perché sarebbe il primo, bellissimo Campionato tra i professionisti per Bitonto, in cento anni di storia calcistica. Auguro e augurerò sempre il meglio alla squadra della mia città, ci mancherebbe!”