Trasposizione cinematografica dell’omonimo best seller di Emma Donoghue “Stanza, letto, armadio, specchio” Room tratta la storia di Jack e sua madre rinchiusi prigionieri in una stanza di 10 metri quadrati. Lei ci vive da 7 anni (quando fu rapita da un certo Old Nick), ma Jack è li da sempre perché ci è nato, quel buco sporco, freddo e piccolo è per lui il mondo, tutto ciò che conosce è li, ma non sa che oltre la porta, oltre la “room” c’è un mondo ancora più sconosciuto che deve essere scoperto.
Questo film indipendente irlandese diretto da Lenny Abrahamson riesce fin dai primi minuti a trasportarci all’interno di un mini-mondo claustrofobico, una realtà di plastica e a raccontarcelo dal punto di vista di un bambino, cosa non facile da fare se si pensa che la prima ora del film è interamente basata sui dialoghi e sull’interazione tra due personaggi in una stanza, che comunque reggono benissimo grazie alle magnifiche interpretazioni di Brie Larson (mostruosa nella prima parte e oscar meritatissimo) e Jacob Tremblay (prima apparizione in un film importante e già espressivo e convincente).
Ma col passare dei minuti, emerge quello che davvero è la pellicola, non un semplice “saggio” sulla prigionia, ma un ritratto dell’amore (amore non romantico, ma inteso come affetto tra madre e figlia in questo caso) che supera ogni barriera, anche quelle di una stanza di 10 metri quadrati. Difatti da metà film, il tutto prende un’altra piega e ci viene mostrato il loro approccio totalmente diverso alla vita, per la madre la riscoperta della vita, per il figlio la scoperta della vita.
Tra tutti i film blockbuster e non usciti (o che usciranno) in sala a Marzo questo Room è sicuramente il più meritevole, forse non adatto a tutti per via del suo ritmo lento (lento non equivale a noioso) ma convincente per ciò che vuole comunicare e raccontare.
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