Hanno oltre un secolo di storia, testimoni della Bitonto agli albori del regime fascista e di una Italia che, nei primi anni Venti, viveva tempi tumultuosi. Potrebbero essere restaurati e abbellire il centro cittadino. E, invece, sono in preda all’incuria, arruginiti e utilizzati come pattumiera per nascondere all’interno cicche di sigarette e qualsiasi altra tipologia di rifiuto.
Parliamo degli storici pali dell’illuminazione, oggi in disuso, che si ergono su piazza Marconi, che nei giorni scorsi sono stati protagonisti di un video, girato dai volontari di 2hands Bitonto, del circolo cittadino di Legambiente “Pino Di Terlizzi” e dell’Università della Terza Età “Domenico Pastoressa”, che domenica scorsa hanno partecipato alla giornata di cleanup organizzata dall’organizzazione Plastic Free.
Nel video si votano i volontari rimuovere da uno di quei pali rifiuti che stazionavano incivilmente in quel metallo dismesso probabilmente da decenni.
Parliamo di arredi urbani che hanno cento anni di storia alle spalle e che dovrebbero essere salvaguardati e rivalorizzati. E che non meritano certo di diventare pattumiere alla mercè della maleducazione e dell’inciviltà, oltre che dell’incuria e della ruggine.
Furono installati in epoca fascista. La loro lunga storia è testimoniata dalla scritta, impressa alla sua base, sulla superficie metallica, “Fonderia delle cure Giovanni di F. Berta – Firenze”.
La Fonderia delle Cure era una storica azienda metallurgica, fondata nel 1865 a Firenze da Giuseppe Berta e chiusa definitivamente nel 1978. Alla denominazione iniziale dell’azienda toscana fu aggiunto il nome di Giovanni Francesco Berta, figlio di Giuseppe, dopo la sua uccisione avvenuta il 28 febbraio 1921. Militante del neonato movimento dei Fasci di Combattimento, Giovanni fu assalito, picchiato, pugnalato a morte e gettato nel fiume da un gruppo di militanti socialisti, mentre era in bicicletta su uno dei ponti sul fiume Arno, l’allora Ponte Sospeso, oggi Ponte alla Vittoria.
Erano tempi di violenti tumulti per l’Italia dell’epoca. Il giorno prima era stato assassinato, per mano di militanti fascisti, il sindacalista e giornalista Spartaco Lavagnini, celebre volto del socialismo fiorentino. Lavagnini era stato dirigente del Sindacato Ferrovieri Italiani e redattore del periodico socialista La Difesa. Dopo il congresso di Livorno, fu tra i fondatori della sezione comunista di Firenze, nata il 7 febbraio 1921 e della quale fu nominato segretario.
L’omicidio di Giovanni Berta fu una risposta all’assassinio di Lavagnini. La sua figura assunse un ruolo importante durante il regime di Mussolini, in quanto fu, agli occhi del regime, uno dei primi martiri della rivoluzione fascista. Ma, dal dopoguerra in poi, il suo nome fu cancellato da monumenti, edifici e vie, salvo poche eccezioni tuttora esistenti.
La Fonderia, tornata dopo la Seconda Guerra Mondiale alla sola denominazione “delle Cure”, a metà anni Cinquanta attraversò una grave crisi, che portarono gli storici proprietari a lasciare la guida ad una cooperativa di operai. La società rimase in attività fino agli anni Settanta quando chiuse definitivamente e al posti dei suoi stabilimenti a Firenze e Scandicci, che furono demoliti, sorsero edifici residenziali.