Ben ritrovati cari lettori.
Ho voluto “inaugurare” questa rubrica presentandovi il
libro che in assoluto ha colpito il mio cuore, la mia anima e il mio cervello.
Un romanzo dal titolo particolare, alquanto negativo,
che può attirare l’attenzione o anche allontanare il lettore distratto abituato
a scegliere un libro facendosi accattivare dalle parole scritte in copertina.
È solo andando oltre l’involucro, che ci si tuffa in
una storia commovente attraverso l’esperienza di una giovane ragazza
ventiquattrenne che impara ad amare e a essere se stessa, in cui quindi
protagonista indiscusso non è la morte ma la vita.
Nella vita ci hanno sempre insegnato a definire il
concetto di normale. Coelho durante la narrazione discute questo luogo
dell’anima sfatando il falso mito.
La protagonista, una ragazza slovena di nome Veronika,
crede di essere una persona assolutamente normale. La sua decisione di farla
finita è dovuta a due ragioni molto semplici: la monotonia della sua vita e la
sensazione di inutilità nei confronti delle ingiustizie che accadono nel mondo.
È quasi sicura che tutto finisce con la morte, considerando il suicidio “libertà di scegliere”.
Così mandato giù un pugno di sonniferi, Veronika si
abbandona al suo destino e si risveglia in una clinica privata per malati di
mente “Villete”, dove viene a sapere dai medici che, in seguito al suo
tentativo di suicidio, il suo cuore è stato gravemente danneggiato e resisterà
solo per pochi giorni.
È proprio in questo “manicomio”, considerato
l’anticamera della morte ,che Veronika inizia ad apprezzare il gusto vero e
autentico della vita. Instaura legami di
amicizia veri con alcuni ricoverati in clinica, Zedka e Edward, persone che non
hanno paura di dire ciò che pensano perché in fondo sanno di essere considerati
pazzi. Con loro riesce a costruire un rapporto di sincerità provando sensazioni
che non aveva mai conosciuto prima e scoprendo i lati più segreti e nascosti
del suo Io.
“Quando
ho preso le pastiglie volevo uccidere qualcuno che detestavo, non sapevo che
dentro di me esistessero altre Veronika che avrei potuto amare”.
Credo che l’autore in questo libro abbia avuto grande
capacità nell’affrontare con parole semplici argomenti complessi quali la
FOLLIA o l’OMOLOGAZIONE, facendo scavare nel profondo di ciascun lettore,
perché in ognuno di questi c’è una parte di Veronika.
Forse non tutti sanno che Paulo Coelho, nato nel 1947 a
Rio De Janeiro, in questo straordinario romanzo riversa la sua personale
esperienza, i ricordi di 3 anni di reclusione in un ospedale psichiatrico
perché considerato diverso.
“E’
grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie”
Ho voluto regalarvi delle briciole di ciò che questo
libro racchiude perché credo che la sensazione di inadeguatezza e di
insicurezza della protagonista, sia un po’ il ritratto di ognuno di noi.
Viviamo in una società dominata dall’apparenza, dal “PARE BRUTTO” o dalla paura
di essere giudicati. Non si vive per compiacere gli altri ma per realizzare i
nostri desideri, senza indossare maschere, nella nostra autenticità e unicità.
Vi lascio con una delle frasi che riassumono al meglio
queste meravigliose pagine impregnate di vita e di verità che possono farci
riflettere.
“IL VERO IO È QUELLO CHE TU SEI, NON QUELLO CHE HANNO
FATTO DI TE”