Perché costruire è più difficile che distruggere. Il principio vale per tutti i campi del sapere umano. A cominciare dalla Politica. A maggior ragione in campo ludico. Ci si è chiesti più volte come mai orde di giocatori potenziali si accontentino di condurre le loro armate lungo le lande desolate del kamchacta e della Jacuzia ed ambiscano al massimo a solcare i campi di battaglia disponendo unicamente di tre dadi. Al di là della cortina di ferro ludica del risiko esiste un mondo – lo dicevamo la volta scorsa – sconosciuto e appassionante. Cosa ci ferma il più delle volte ? La pigrizia! L’incapacità di sapèer guardare oltre. Il coraggio di saper rinunciare al certo per il gusto dell’incerto.
È quello che accade al giocatore medio abituato alle 4- quattro- regole che hanno reso celebre e famoso il gioco del Risiko. Rifornimento, posizionamento, attacco, spostamento. Prendo carta e voilà il gioco è fatto.
E invece vi chiediamo per un giorno di smettere i panni del vostro condottiero preferito e di assumervi la responsabilità di condurre una fattoria insieme a vostra moglie! Ebbene sì, è quello che accade con il gioco “Agricola” del famosissimo autore di giochi Uwe Rosenberg dove per vincere vi toccherà costruire e non distruggere. Si parte con una dotazione di fattoria in legno per due persone. Scopo del gioco sarà costruire la fattoria più grande ed efficiente attraverso un semi complesso sistema di azioni e di sfruttamento di carte miglioramento.
Tutti i giocatori saranno chiamati a turni alterni ad impegnare i loro contadini nell’esecuzione di una singola azione. Si potranno ricavare pietre, legno e argilla. Oppure costruire nuove stanze della fattorie e rimodernarle. Seminare campi con grano o ortaggi, ararli e costruire steccati per i pascoli e per gli animali da fattoria che si vorranno allevare. Ad ogni giro il capofamiglia contadino sarà chiamato a sfamare i propri familiari attraverso delle azioni che gli consentiranno di procurarsi cibo per se e per la propria famiglia.
Come vedete dalla semplicità di attacchi con tre dadi vi si chiede di immaginare una strategia che possa portarvi ad accumulare punti vittoria in diverso modo attraverso una concatenazione di azioni diverse l’una dall’altra che porteranno ad un risultato del tutto inaspettato o voluto. Il gioco vi chiede pertanto di vincere la vostra attitudine al già visto, al “solito” per poter elaborare delle strategie vincenti e di volta in volta differenti per arrivare alla vittoria.
Come diceva qualche famoso sportivo, peraltro, le vittorie sono le eccezioni mentre la sconfitta è la prassi.
E sicuramente distruggere rimane sempre più semplice che costruire. Ed in fisica ci spiegano che nulla si distrugge e nulla si crea ma che tutto si trasforma. Lo vediamo con i nostri figli e nipotini. Non è forse più semplice far cadere la torre piuttosto che costruirla? Ma volete mettere la soddisfazione di una bella fattoria in pietra a cinque stanze con un pascolo di pecore e bestiame e qualche ettaro di campo arato e coltivato con ortaggi e grano? Lì dove una volta non c’era proprio nulla?
Ecchissenefrega se non si vince, l’importante è giocare e quella energia che non si crea e non si distrugge alla fine riesce a trasformare noi.