La realtà simulata
è percepita come una tecnologia per divertirsi. Invece, è possibile abbinarle
anche innovative metodologie di apprendimento. È quanto ho avuto modo di
verificare in quest’ultimo fine settimana a Manfredonia (FG).
L’occasione è stata
la possibilità di assistere ad un corso di guida sicura per il personale
viaggiante dei mezzi pesanti. L’esperienza è stata interessantissima, non solo
per i contenuti, ma anche per l’opportunità di vedere da vicino “SIM-ONE”. Il
nome non deve trarre in inganno: non è l’istruttore, almeno non quello in carne
ed ossa. “SIM-ONE” è l’unico simulatore mobile di guida dedicato ai mezzi
pesanti presente in Italia. È una macchina molto sofisticata, dalle prestazioni
particolarmente realistiche, progettata e realizzata da THALES, azienda leader
nel mondo nel settore della simulazione in campo aeronautico, civile e
militare.
Le sue fattezze
riproducono la cabina, in scala 1:1, di un mezzo pesante ed i suoi programmi di
gestione permettono d’immergersi nelle più svariate condizioni di guida. Il
paesaggio viene proiettato su tre grandi schermi che riproducono la visione
panoramica tipica della guida. Vederlo in azione, tra sibili e brusii, è
notevole. Si muove a seconda delle sollecitazioni impresse dall’autista e delle
condizioni stradali, il motore ed il cambio (programmabile in manuale o in
automatico) contribuiscono alla sensazione di una vera guida. I discenti sono
stati entusiasti di questo gioiello della tecnica, sebbene all’inizio della
giornata lo considerassero una grande console per videogiochi. Una volta
a bordo ed affrontata la strada si sono accorti che non era proprio un gioco.
Si “sentono” le circa 40 tonnellate di peso dietro le spalle che spingono e
rendono difficile il controllo del mezzo in situazioni di guida critiche:
ghiaccio, guasti meccanici, etc. .
Regista della
giornata è stato l’istruttore Flavio Guzzo, responsabile del settore mezzi
pesanti di ASC – Automotive Safety Centre, Guida Sicura di Quattroruote. Flavio
collabora alla progettazione ed all’organizzazione dei corsi di guida sicura e
li conduce a favore dei professionisti dell’autotrasporto. Con lui abbiamo
fatto quattro chiacchiere.
Pierluigi: cosa
pensi del livello di preparazione alla guida di chi vive la strada?
Flavio: trovo che il livello non sia ottimale. C’è tanta
arroganza, quasi una legge del più forte. Sento dell’ignoranza, non nella
conoscenza delle norme, perché avendo la patente, i conducenti dei veicoli
conoscono la segnaletica e le norme basilari della guida, ma delle forze che
determinano la dinamica dell’autoveicolo, sia leggero che pesante, e della
necessità di una guida rispettosa delle distanze tra i mezzi che percorrono la
strada.
Al contrario di
quanto avviene in altri Paesi europei, in Italia alcuni concetti legati alla
guida sono sottovalutati nell’insegnamento: rollio, beccheggio, imbardata.
Esemplificativo è il caso della tipica signora norvegese che parcheggia,
controllando perfettamente un sovrasterzo sul ghiaccio, davanti alla scuola
della figlia, mentre noi facciamo i “traversi” per giocare…a farci male! In
sintesi, è un problema culturale, di approccio all’esperienza di guida.
Cambiarlo richiede un’idonea formazione che inizi fin da piccoli. È utile
capire il prima possibile la necessità di usare le cinture di sicurezza; che,
anche con il segnale luminoso verde del semaforo, è comunque saggio guardare a
sinistra ed a destra, attraversando un incrocio. In generale, si dovrebbe
curare di più la didattica.
P:
l’autotrasportatore alla guida, spesso, viene percepito in modo negativo.
Quanto è un luogo comune e quanto risponde a verità?
F: questa è una domanda che richiede una premessa:
quando si prende la patente B, non vengono spiegate le problematiche inerenti i
mezzi che si guidano con la C, la D, in breve, con le patenti di categoria
superiore. Un camionista ha problemi di dimensioni del mezzo e di massa del
carico, ha degli angoli morti di visuale da gestire e sono, questi, elementi
importanti trascurati dai conducenti degli altri mezzi. La didattica è svolta a
compartimenti stagni, ma sulla strada ci stiamo tutti, autisti di autotreni, di
pullman, automobilisti, motociclisti.
A volte anche
sorpassare un mezzo più lento, è un problema notevole per un camionista. Farlo
in sicurezza significa approfittare di spazi che richiedono la collaborazione
degli altri utenti della strada e questa spesso manca. Ecco che allora si dice
che il camionista “si è buttato”. Altro aspetto negativo è percepire la
vicinanza di un’auto dietro di se (non a distanza di sicurezza), che magari
lampeggia anche insistentemente, quando trasporti merce pericolosa.
Conoscere bene i
codici di pericolosità, apposti sul retro dei mezzi, potrebbe essere utile agli
automobilisti per tenersi alla giusta distanza dall’autocisterna, contribuendo
alla sicurezza di tutti. Poi, c’è qualche autotrasportatore, che non è proprio
quello che si definirebbe un professionista, che offusca la professionalità di
tanti.
P: una soluzione a
qualcuno dei problemi che affliggono il settore?
F: una maggiore formazione, insegnata in maniera più
efficace. Per il personale viaggiante dei mezzi pesanti, ad esempio, in altre
parti d’Europa, le case costruttrici mettono a disposizione delle macchine con
la cabina adatta ad ospitare l’autista allievo, l’istruttore ed altri quattro
allievi per l’addestramento alla guida. Le attività svolte in gruppo fanno in
modo che tutti beneficino anche della correzione degli errori altrui.
Avere più vie di
fuga dedicate ai mezzi pesanti sulle autostrade, come avviene in Francia,
sarebbe un valido aiuto. Ci sono le “vasche” piene di ghiaino che, facendo
affondare il mezzo, lo frenano oppure apposite vie di fuga che invitano ad
affrontare una salita, utile a perdere velocità e fermarsi in sicurezza in caso
di guasto.
P: salutiamoci con
una perla di saggezza.
F: evitare la guida notturna. È uno stress aggiuntivo
inutile. In Svizzera guidare di notte è vietato ai camionisti per legge. In
Italia i mezzi li fermiamo dalle 8 di mattina alle 22 di sera della Domenica.
Non è che stare sotto il sole, in un’area di parcheggio senza un filo d’ombra,
per intere giornate e poi riprendere la marcia per centinaia di chilometri dopo
le 22, quindi di notte, sia un invito alla sicurezza.