Come ogni anno la Puglia, tra le tante attrattive turistico-culturali, è anche Taranta, notte della Taranta. I riti della pizzica e poi il ricordo proprio delle cosiddette “tarantolate”, movimenti antichi e dolenti di tempi in cui la donna aveva solo questo modo, drammatico e dilaniante, per farsi sentire, per urlare una propria dimensione. Questa una interpretazione. Tanti gli studi antropologici. E tanti anche quest’anno gli eventi dedicati al Festival della Notte della Taranta a Melpignano.
Ecco poi l’area storica del griko salentino: Cursi, Zollino, Calimera, Castrignano de Greci, Sternatia, Soleto, la stessa Melpignano, Martano, Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour, Carpignano Salentino, Martignano e Cutrofiano.
Siamo nella Grecìa salentina, isola linguistica ellenofona della Puglia meridionale. Esattamente nove i comuni dove ancora si parla un dialetto neo greco, appena di più quelli coinvolti dal consorzio tra enti. Questo perchè, dal 2007, grazie anche al supporto della Comunità europea, ai comuni originari si sono aggiunti altri tre non propriamente ellenofoni: Carpignano Salentino, Cutrofiano e Sogliano Cavour. Il tutto comprende una striscia di territorio situata a metà della penisola salentina, con 60000 abitanti coinvolti. Diversi però ormai i centri che hanno perso perso gli anziani cittadini rimasti a parlare il griko. Mentre invece Sternatia, Martignano, Calimera, Corigliano d’Otranto, Zollino e Martano sono i più fedeli a queste tradizioni linguistiche. Il greco salentino, però, che lingua è?
Un pochino di storia.
Qui i greci arrivano sia in epoca magnogreca sia coi bizantini, questi ultimi ora a causa delle persecuzioni iconoclaste ora grazie alle politiche di espansione mediterranea dell’imperatore Basilio I. Ecco che queste comunità continuarono a professare la fede greco ortodossa. E a coltivare la loro lingua. Con molte difficoltà nei secoli, sotto le numerose e varie dominazioni culturali subite al Sud. Nel giugno del 1990 nasce il consorzio e si decide una volta per tutte di tutelare questa antica parlata grecanica. Evidenti anche i fini turistici. Nel 2001 nasce anche l’Unione dei comuni della Grecìa Salentina. Si difese così un grande patrimonio culturale che nei secoli, anche per questioni religiose, aveva vissuto le sue difficoltà. Patemi anche di natura politica. Si pensi all’unità d’Italia. Col Risorgimento, infatti, le minoranze furono tacitate. Ogni dialetto fu bandito, figurarsi quello afferente ad altre culture. E così fino agli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Oggi invece il numero di parlanti si attesta a 10000 unità, anche se quasi tutte persone anziane. Una lingua che chiaramente nei secoli ha elaborato modifiche, con evidenti influenze dai vari dialetti succedutisi nel Salento stesso. Roma ha riconosciuto i greci leccesi come “Minoranza linguistica grica dell’etnia erico-salentina”.
Partiamo ora per un breve giro attraverso i paesi a vario titolo interessati all’area grika. Un viaggio che svolgeremo in due ‘puntate’.
Eccoci a Cursi, al centro del Salento, 30 km da Lecce. Cursi è famosa per la sua pietra, materiale con cui tanti edifici e strutture sono qui stati innalzati. La famosa pietra leccese si estrae dunque soprattutto qui.
Il locale Ecomuseo della pietra leccese, con sfondo diretto le cave di pietra calcarenitica (tufo) e vari itinerari naturalistici, spiegano ampiamente questa storia e questa geologia. Di particolare interesse storico artistico la cripta basiliana di Santo Stefano, con affreschi a partire dal XII secolo.
A Zollino non si può perdere il gusto del pane “scéblasti”, in griko “senza forma”, tipico pane contadino. Rossiccio, nasce da impasto di farina, acqua, zucca gialla, olive, cipolla, zucchine, olio, peperoncino, sale e capperi. Ad inizio agosto una sagra celebra questo prodotto tradizionale. In paese anche molti frantoi ipogei. Da vedere la nota colonna votiva in onore di San Pietro.
Calimera, paese devoto a San Brizio, è uno dei centri più importanti del grecanico salentino. Qui i più grandi studiosi anche di tutti gli aspetti storico glottologici. In città (7000 abitanti) anche un ben tenuto Museo di Storia Naturale del Salento, munito di Osservatorio faunistico. Grande e austera la chiesa madre, diverse le strutture religiose con pregevoli altari in pietra leccese. Straordinarie, come anche già a Cursi e in altre località del Salento, le testimonianze megalitiche: dolmen soprattutto.
Nomen omen: Castrignano de’ Greci ha la sua eredità chiara già dall’inizio. Qui i greci parlano ancora. In tutti i sensi. Nelle strade del borgo troverete chiese con lavori artistici dalle importanti firme (dal pittore ottocentesco Francesco Saverio Altamura allo scultore del ‘600 Giuseppe Zimbalo), il castello baronale di origine medievale e poi rifatto nel’500, appena fuori le mura la cripta di Sant’Onofrio, antico luogo di culto scavato nella roccia. A Castrignano curiose le pozzelle, caratteristici serbatoi per la raccolta dell’acqua.
Sternatia vanta il noto Palazzo Granafei, residenza baronale dell’omonima famiglia di feudatari del posto. In stile barocco, è attribuito a Mauro Manieri, studiatissimo architetto leccese settecentesco. Le mura cinquecentesche di Sternatia furono progettate da Evangelista Menga e Stefano da Putignano, rispettivamente architetto militare e scultore tra i più noti al Sud del secolo.
Soleto ha tantissimo. Celebri i riti della Settimana Santa. La si ricorda anche per la cosiddetta Guglia di Raimondello, alta ben 40 metri e visibile da lontano, voluta da Raimondo Orsini del Balzo per comunicare la propria potenza. È attigua alla matrice collegiata di Maria Santissima Assunta. Interessante anche il santuario della Madonna delle Grazie, annesso al convento dei Frati Minori.
La Chiesa di Santo Stefano, costruzione greco-bizantina del XIV secolo, con portale tardo romanico, sormontato da bel rosone e campanile gotico, si fa ammirare per i suoi bellissimi affreschi in stile bizantino. Qui cattura tutti il Giudizio Universale, davvero suggestivo. Soleto ha molto ancora da raccontare, soprattutto a livello archeologico: era un comprensorio estremamente rilevante e territorialmente imponente. A Taranto è conservata la grande Mappa di Soleto, la più antica “cartina” geografica occidentale del periodo classico. Nel 2001 anche il ritrovamento di una villa rustica romana. Come non citare poi la “Corà” di Soleto, nel centro storico: quartiere di case gentilizie rinascimentali e stipendi palazzi barocchi.