Dall’ufficio stampa di Giuseppe Cannito riceviamo e volentieri pubblichiamo:
«Il
reddito di cittadinanza non è una pensione sociale elargita in
maniera discriminata a tutte le fasce sociali, bensì è un impegno
economico dello Stato/Regione a tutti quei cittadini ai quali non
riesce a garantire quei servizi sanciti nella Costituzione: diritto
alla casa e quello al lavoro in primis».
Giuseppe
Cannito, candidato consigliere regionale in quota Movimento 5 stelle,
spiega i motivi per cui il reddito di cittadinanza, uno dei punti
chiave del programma elettorale dei grillini, non è assolutamente
una forma di assistenza fine a sé stessa.
L’idea
è nota: 580 euro garantiti al mese – esenti da tasse e da
pignoramenti – per chi ha compiuto 18 anni, è disoccupato o
inoccupato, percepisce un reddito di lavoro o una pensione inferiori
alla soglia di povertà.
Una
volta ricevuto il reddito di cittadinanza, il beneficiario deve
iscriversi al centro per l’impiego e rendersi subito disponibile per
lavorare; iniziare un percorso per essere accompagnato nella ricerca
del lavoro; offire la propria disponibilità per progetti utili alla
collettività; frequentare percorsi per la qualifica o la
riqualificazione professionale; accettare uno dei primi tre lavori
che vengono offerti.
«I
soldi – spiega Cannito –servono ai giovani per potersi formare e scegliere un
lavoro senza il ricatto alla schiavitù, e agli anziani che hanno
bisogno di un supplemento alla loro misera pensione».
«Il
reddito di cittadinanza – prosegue
– è una palla al piede per la Regione perché va a
coprire le inefficienze politiche da lei stessa create, ma che
diventerà meno pesante nel momento in cui la Regione metterà in
campo soddisfacenti misure di sostenibilità sociale. Nessuno deve
restare indietro e si deve garantire una società equa, solidale e
sostenibile».
Già,
ma dove si andranno a prendere le risorse per coprire tale misura?
«Le
coperture ci sono – afferma
Cannito – e non fanno per nulla male ai cittadini. Non
vengono da sanità, scuola o nuove tasse, bensì dal taglio massiccio
delle spese superflue, degli sprechi, dei costi della politica, dal
gioco d’azzardo, banche, compagnie petrolifere, efficientamento della
pubblica amministrazione».