Cominciamo con Massimo Cassano il viaggio tra i candidati per le prossime elezioni politiche del 4 marzo. L’ex sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nei governi di Renzi e Gentiloni, è candidato alla Camera dei Deputati, nel collegio uninominale Bari – Bitonto sostenuto dalla coalizione di centro – destra.
Ma chi è Massimo Cassano? Nato a Bari nel 1965, è laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Bari e vive con moglie e i due figli. Ha cominciato la sua militanza politica a 19 anni come dirigente giovanile nella Democrazia Cristiana, nel 1983 diventa Consigliere Circoscrizionale di Japigia – Torre a Mare e nel 1998 aderisce a Forza Italia, diventandone vice coordinatore regionale. Nel 2004 viene eletto nel Consiglio regionale della Puglia con Forza Italia, diventando membro della Commissione Affari generali e Servizi sociali. Si confermerà anche alle elezioni del 2010 in quota al Popolo della Libertà, diventando il più suffragato della Regione e il terzo in Italia (con 18.540 consensi) e viene nominato vice capogruppo e membro delle Commissioni Affari generali e Assistenza sanitaria. Nel 2013 viene eletto Senatore con il Pdl e nominato membro della VI Commissione Permanente (Finanze e tesoro); a novembre dello stesso anno con la sospensione delle attività del Pdl, aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Alfano e nel 2014 ne diventa coordinatore regionale. Nello stesso anno viene nominato sottosegretario di Stato al Lavoro nel governo Renzi; si candiderà, senza essere eletto, alle Elezioni europee. Nel 2016 viene confermato Sottosegretario da Gentiloni. Nel 2017 con lo scioglimento di Ncd, confluisce in Alternativa Popolare per lasciare, a luglio, la carica di Sottosegretario e confluire in Forza Italia.
L’abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.
· Perché ha deciso di scendere in campo? «Faccio politica da diversi anni ed è una naturale continuità del lavoro che ho cominciato a svolgere dall’età di 19 anni. Quando mi hanno proposto di scegliere il collegio, ho preferito quello di Bari – Bitonto, perché sono barese e bitontino nello stesso tempo».
· Qual è il suo legame con la nostra città? «La mia famiglia è bitontina, una delle più famose con una storia e che ha dato tanto a questa città, compreso l’Auditorium “Emanuele ed Anna Degennaro” e un immobile donato all’associazione San Pio. Ho Bitonto dentro casa e credo di essere l’interlocutore più credibile».
· In caso di vittoria, in cosa potrebbe dare il suo contributo a Bitonto? «Il contributo sarà di stare sempre per strada ad ascoltare quelle che sono le esigenze del territorio. Non prometterò nulla, quelle non portano a nulla: bisogna dare delle risposte l’interlocutore di una città con una storia importante».
· Il sistema dell’uninominale la riporta ai vecchi fasti delle sfide uno contro uno? «Vengo dal tempo del consenso, ho sempre avuto la fortuna di dover scalare le montagne e tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con il consenso della gente: sono loro ad avermi portato a questo livello. Quindi non mi spaventano le sfide, non ho sfidanti che mi fanno particolarmente paura, stimo e rispetto tutti ma non vedo un’alternativa alla mia persona: uno fa il sindaco di Bitritto (Giuseppe Giulitto, ndr), una bravissima persona, semplice, normale, ma con una storia politica breve e che ho anche sostenuto. L’altra è una candidata del Movimento 5 Stelle. L’ex deputato (Francesco Cariello, ndr) non l’ha visto mai nessuno in giro, eliminato dalla ipotetica scelta del Movimento per una condanna (leggi qui: http://bit.ly/2D97bOH) e ora abbiamo una ragazza (Francesca Ruggiero, ndr), ancora studentessa. Il popolo bitontino l’ha già votata alle amministrative».
· Affronta il tema ambientale. «Credo che l’inceneritore che vogliono fare a Modugno sia una follia. Vogliono trasformare il nostro territorio in una piccola Taranto. In tutto ciò non mi ha spaventato il Pd che prima ha autorizzato e poi ha fatto marcia indietro, ma il silenzio assenso del M5S che vuole questo inceneritore ed è un pericolo. Questa gente non deve far politica».
· E poi parla di Di Maio. «Possiamo essere mai governati da chi è diplomato e non conosce l’inglese, vuol fare il premier di una delle nazioni più importanti del mondo, mettendo in conto che dovrà andare a parlare con Macron, Trump, Merkel? Siamo alla follia. Come può un bitontino votare delle persone così?».
· Quali altri problemi potrebbe avere il nostro territorio e secondo lei sono da risolvere? «Sicuramente il problema della sicurezza: bisogna creare una struttura di Pubblica Sicurezza molto più numerosa e organizzata. Vanno fatte delle operazioni, come dice Berlusconi, per mettere l’esercito, la Marina Militare, in giro per le strade invece di stare nelle caserme, è giusto che facciano servizio per il nostro popolo».
· Crede che la legge elettorale sia stata fatta in modo che i 5Stelle non arrivino al governo? «Io sono per il sistema delle preferenze, quindi ogni legge elettorale che non ha le preferenze per me è sbagliata».
· Come sta affrontando la campagna elettorale? «Sto per strada, visito le case delle persone, le famiglie, le aziende, i bar, e non ho trovato nessuno dei miei concorrenti. Non c’è un volantino, un manifesto, eccetto i miei. Non c’è una proposta alternativa a quella di Berlusconi: le sue proposte, che possono sembrare azzardate, se riescono a trovare la luce rappresenteranno una vera inversione di tendenza. Pensiamo alla flat tax, pensioni minime, reddito di dignità e zero burocrazia, vogliono dire mettere in moto il Paese. Il Pd dice che in questi anni ha fatto bene e bisogna continuare così, ma io non sono affatto d’accordo, va data una scossa violenta. Dai 5 Stelle non sento nemmeno una proposta. Per avere una importanza ed un ruolo internazionale, mi spiegate chi deve andare a parlare con la Merkel? Oltre al taglio degli stipendi, cosa proponi dal punto di vista fiscale? Anche se continuiamo a tagliare, non riusciamo ad uscire dalla crisi: abbiamo chiuso gli ospedali in Puglia, ma il debito con la sanità è aumentato. Tagliamo i costi dello Stato e il debito pubblico, aumenta. Vuol dire che la ricetta non funziona: bisogna azzerare le tasse e la burocrazia».