“Fino a poche settimane fa, dalla Giunta regionale definivano i nostri appelli e le nostre denunce come faziose e strumentali. Oggi, dopo mesi di distrazione colpevole perché li abbiamo quotidianamente avvisati, mettono il piede sull’acceleratore del Piano di Sviluppo Rurale, ma non si rendono conto di essere fuori tempo massimo perché i loro ritardi, oggi, si ripercuoteranno inevitabilmente sul settore agricolo, illuso e deluso da una politica che muove i suoi passi solo per ottenere effetti mediatici ma con risultati concreti sempre più deludenti”. Così il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo, durante la conferenza stampa di oggi. “Il dato vero, riscontrato da tutti gli agricoltori della nostra Regione –ha aggiunto Marmo- è che i bandi sono fermi e non si erogano i fondi, che la macchina amministrativa è inefficiente con i dipendenti abbandonati a se stessi. Colpa anche del modello organizzativo di Emiliano “Maia”, che sarà pure ambidestro… ma a noi sembra solo sinistro!”.
“Il mondo agricolo –ha dichiarato, invece, il vicepresidente della IV Commissione, Domenico Damascelli– è ostaggio del blocco del Psr: i richiedenti sono vittime di algoritmi di un sistema informatico che ha creato solo ingiustizie e disparità. Un danno che si esplica con una mancata opportunità di sviluppo, non erogando le somme, e addirittura con il rischio di mettere in ginocchio il sistema economico sia delle aziende agricole sia delle imprese dell’indotto. Con tanto di ricorsi al Tar, cosa mai accaduta per il Psr, a causa di criteri ‘scriteriati’. Infatti, commercianti e fabbriche che hanno acquistato e prodotto macchinari ed attrezzature hanno un notevole invenduto e lottano contro il fallimento. I tempi sono scaduti e dalla Giunta regionale parlano di risorse impegnate, ma non del vero problema: ovvero lo stato di avanzamento dei bandi e l’erogazione delle somme (siamo solo al 10% della dotazione finanziaria complessiva). Inoltre, se la Giunta sostiene che ogni tre istanze pervenute se ne può soddisfare una; quando, in alcuni casi, il rapporto arriva anche ad una richiesta accolta su sei. Basta con lo scaricabarile, con la Giunta che attribuisce la responsabilità alla scorsa amministrazione, di cui Di Gioia era componente come assessore ed Emiliano segretario del Pd, partito di maggioranza relativa. Fino ad oggi entrambi sostenevano che tutto andasse bene, oggi Emiliano chiede scusa e Di Gioia mette pezze a colori. Nel frattempo –ha concluso Damascelli- abbiamo solo perso tempo prezioso per una Regione a trazione fortemente agricola”.
“Il caso clamoroso del Piano di Sviluppo Rurale –ha detto invece la consigliera Francesca Franzoso– è l’esempio tangibile dell’incapacità di governo della Giunta Emiliano, alacremente impegnata a non valorizzare le occasioni per promuovere e sostenere la nostra agricoltura . Una inettitudine, quella del governatore e della sua squadra, che uno dei settori primari dell’economia pugliese davvero non merita”.
Intervento del presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo.
“La grande questione che abbiamo sul tappeto in questo momento è l’incapacità di gestione della Giunta Regionale. La tanto declamata riorganizzazione dei settori della Regione con il Modello MAIA, l’ha di fatto bloccata come accadde con il modello GAIA nei primi anni d’implementazione. Oggi l’assessorato all’Agricoltura è sguarnito di tecnici, dirigenti e funzionari e chi lì vi lavora vive in una grave situazione di disagio. Questa la prima necessità: un importante incremento di personale operativo molto motivato. Ma veniamo alle questioni che ci occupano.
1* – Le risorse finanziarie indicativamente appostate su ogni misura e poi sui relativi bandi non sono ancora “impegnati” e quindi non sono giuridicamente vincolanti. Nel senso che se su un bando possono essere appostati per esempio 100 milioni di euro utili a finanziare duecento aziende su trecento che hanno fatto domanda, non vi è l’impegno giuridicamente vincolante per tutte fino a quando non è redatta la graduatoria “DEFINITIVA” con l’individuazione dei beneficiari finanziati e la conseguente comunicazione del finanziamento che dà il via agli investimenti. Le graduatorie, quindi, sebbene approntate, non hanno ancora determinato l’impegno giuridico in capo alla Regione e in favore dei richiedenti, per cui le somme sono ancora rimodulabili.
2* – Considerando quindi che una rimodulazione è possibile, c’è da valutare un’altra questione. Di quanto è possibile rimodulare? Non certo di quanto chiedono talune organizzazioni agricole, cioè tanto quanto basta per soddisfare tutte le richieste per il Primo Insediamento dei giovani in agricoltura e le domande per il biologico. Non è praticabile! Per il semplice motivo che non siamo innanzi a un Programma di Sviluppo dell’Agricoltura o di un settore in particolare; siamo invece alla presenza del PSR, in altre parole un Programma di Sviluppo Rurale, che è calibrato in modo equilibrato su varie misure (investimenti innovativi in macchine e tecnologia, giovani imprenditori, biologico, misure agroambientali ecc). Pertanto l’eventuale rimodulazione deve essere altrettanto “equilibrata”, essendo impossibile caricare tutto su talune misure a discapito di altre. Ciò dovrebbe essere noto a tutte le Organizzazioni che oggi chiedono l’impossibile. Male hanno fatto coloro i quali hanno alimentato speranze e attese in molti giovani.
3* – Si rivendicano allora nuovi stanziamenti dal bilancio regionale. A favore di chi? E per fare che cosa? Ammesso, e non concesso, che ci siano disponibilità finanziarie autonome della Regione, non è possibile erogare direttamente tali fondi perché incorreremmo nei cosiddetti “aiuti di stato”, che sono vietati, se non prima notificati tramite il Mipaaf ed eventualmente autorizzati da Bruxelles, dopo che le competenti DG dell’UE abbiano verificato la straordinarietà della situazione. Ma certamente non è questo il nostro caso.
L’unica possibilità è data da una rapidissima “rimodulazione” tra le misure, compiuta con il Comitato di Sorveglianza e con il consenso del Partenariato. Fermo restando che alla fine l’ultima parola spetta sempre a Bruxelles, questa è la procedura. Grave, invece, è attribuire al Consiglio Regionale la competenza e la responsabilità della “riprogrammazione”: significa buttarla in politica e far credere che tutti sono colpevoli, cercando di attenuare le responsabilità che ricadono interamente sul governo regionale. Ultima considerazione da fare riguarda il notevole aumento del numero di giovani che s’insediamo in agricoltura. È bene chiarire che ciò significa certo quel che sembra – e cioè che sempre più giovani decidono di dedicarsi all’attività primaria – ma vuol dire anche frammentazione del compendio aziendale familiare, quindi nuova parcellizzazione della proprietà fondiaria, non proprio un bene per le politiche di sistema. In parole povere: nella maggior parte dei casi niente altro che la mera percezione di circa 50 mila euro per tirare a campare. Ciò è indice del fatto che la crisi del Meridione è ancora incredibilmente vasta, purtroppo crescente; ma questa è un’altra storia”.