Le richieste sono tante. Si va dalla volontà di far tornare Cassa depositi e prestiti ad avere un ruolo pubblico, con i Comuni che possano accendere mutui senza interessi da pagare. E si finisce con l’avvio di una riforma della finanza degli enti locali improntata a una forte progressività, per passare dalla sospensione di qualsiasi vincolo di spesa per i bilanci degli enti locali a cominciare quindi da tutti i provvedimenti relativi ai patti di stabilità interni, e stanziamenti urgenti per il diritto alla casa a partire dall’aumento di quelli per il contributo agli affitti.
La sezione locale del Partito di Rifondazione comunista guidato da Dionigi Tafuto chiede che sia il Comune a farsi portavoce di queste istanze ai vertici politici nazionale, e lo fa attraverso un ordine del giorno da analizzare già nel prossimo Consiglio comunale, in realtà ancora da convocare.
Il ragionamento dei comunisti parte dalle misure – quelle per gli enti locali in modo particolare – contenute nel decreto Cura Italia del 17 marzo e diventate legge qualche giorno fa, definite “assolutamente insufficienti, sia per dimensionamento finanziario che per nuova strumentazione, perché gli enti locali possano affrontare l’emergenza sanitaria economica e sociale in atto”, soprattutto perché “tutti gli emendamenti tesi al rafforzamento delle misure, compresi quelli che imponevano la sospensione del patto di stabilità interno e del pagamento degli interessi sul debito da parte degli enti locali, siano stati bocciati dal Senato”.
Partendo da questo presupposto, allora, devono essere i Comuni a pretendere qualcosa in più per combattere l’emergenza Coronavirus, non dimenticando anche “che le gravi condizioni dei bilanci comunali rischiano di far “saltare” definitivamente gli enti locali di fronte alle necessità della crisi suddetta, nonché di mettere in crisi l’individuazione da parte dei cittadini dell’amministrazione comunale come primo e più prossimo ente cui rivolgersi, sia adesso che in un immediato futuro ricco di difficoltà assolutamente inedite e drammatiche per le comunità locali”.
Bitonto, allora, deve farsi latore di alcune precise proposte. Queste: Cassa depositi e prestiti torni a svolgere un vero ruolo pubblico, prevedendo per i Comuni la possibilità di accendere mutui senza alcun interesse da pagare; di sospendere qualsiasi vincolo di spesa per i bilanci degli enti locali a cominciare quindi da tutti i provvedimenti relativi ai patti di stabilità interni; compresi quelli relativi a tutte le procedure riguardanti i piani di riequilibrio finanziario pluriennale e anche di dissesto degli Enti locali; stanziamenti urgenti per il diritto alla casa a partire dall’aumento degli stanziamenti per il contributo agli affitti; la possibilità per gli Enti locali – al fine di contrastare l’emergenza sociale – di attingere, con criteri di massima attenzione e oculatezza, al fondo crediti di dubbia e esigibilità e agli avanzi di bilancio vincolati; che i Comuni possano sospendere la richiesta di pagamento dei canoni per le case popolari e aprano tavoli per ricontrattare i canoni in essere sul mercato privato; finanziamenti – anche attraverso il coinvolgimento dei fondi europei ivi destinati – agli aiuti di prima necessità e alimentari gestiti dai Comuni e l’individuazione di criteri univoci e certi di erogazione, tesi a non escludere nessuna categoria sociale e con un controllo diffuso delle organizzazioni sociali del territorio relativamente alla sua applicazione; l’avvio di una riforma della finanza degli enti locali improntata a una forte progressività, nonché a una più incisiva lotta alle diseguaglianze locali, con adeguata tassazione dei grandi e medi patrimoni.