Con l’avvento del terzo millennio si chiusero definitivamente gli anni ’90. E, con essi, tante altre cose. Erano stati gli anni che avevano visto la fine della Prima Repubblica e dei suoi protagonisti, i partiti politici. Gli anni della “grande slavina” descritta da Luciano Cafagna. Della fine della storia ipotizzata da Fukuyama. Della fine della lira.
Primo appuntamento elettorale del nuovo millennio fu quello delle elezioni regionali italiane del 16 aprile 2000, che si tennero anche in Puglia. Bitonto, in quell’occasione vide un exploit di candidati per il consiglio regionale. Ben nove, di cui solo uno risultò eletto: Emanuele Sannicandro, per I Democratici. Già assessore cittadino ai Servizi Sociali a partire dal ’96, fu eletto consigliere nel ’98, negli anni della prima giunta Pice, e nel ’99 entrò nei Democratici. Alle regionali del 200 ottenne ben 4901 preferenze, entrando in consiglio all’opposizione, dal momento che, a vincere, fu il centrodestra guidato da Raffaele Fitto, sostenuto da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Democratico Cristiano, Partito Democratico Cristiano, Liberal Sgarbi, Cristiani Democratici Uniti, Socialisti Socialdemocratici. Principale candidato avversario, Giannicola Sinisi, per il centrosinistra composto da Democratici, Democratici di Sinistra, Socialisti Democratici Italiani, Rinnovamento Italiano Dini, Partito Popolare Italiano, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Federazione dei Verdi, Udeur. Oltre loro, poi, Pasquale Quinto per la Lista Bonino e Giancarlo Cito per la lista Cito.
Niente da fare, invece, per gli altri otto, a partire da Angelo Domenico Colasanto, che pure era consigliere uscente e che pure di voti ne ebbe. Ben 8129. Ma non fu eletto per 16 voti e al suo posto, tra le fila dei Ds, entrò in consiglio Michele Ventricelli con i suoi 8145 consensi.
«Che iella! – È probabilmente il commento di Colasanto» ironizzò Michele Cozzi sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Tra gli altri candidati non ammessi al consiglio Toe Mercurio (288 suffragi), della lista Sgarbi che non espresse consiglieri; Adriano Pasculli De Angelis (Lista Dini, 965), che, come scrive il “da Bitonto” di maggio 2000, «aveva come obiettivo l’elezione del leader Alfonsino Pisicchio»; Michele Labianca (Partito Democratico Cristiano, 1805), «penalizzato dalla mancata presentazione in alcune province della lista del Partito dei Democratici Cristiani»; Antonio Labianca (Ppi, 573); Franco Antonelli (Comunisti Italiani, 105); Anna Maria Grazia Moretti (Rifondazione Comunista, 158); Pietro Bonasia (Federazione dei Verdi, 89).
Se pur di appena 195 voti, la maggioranza dei consensi dei bitontini, tra i candidati presidenti, fu di Fitto, con i suoi 13796 voti, contro i 13601 di Sinisi. Quinto prese a Bitonto 364 voti e Cito appena 74.
Lista più votata fu Forza Italia con il 20,92%, seguita dai Ds con il 20,47%. Poi, Alleanza Nazionale (12,21%), Democratici (11,96%) e tutte le altre liste con consensi decisamente inferiori.
Fitto restò in carica cinque anni e fu sconfitto, nel 2005, da Nichi Vendola. I suoi furono gli anni in cui, a Bitonto, iniziò la lunga polemica sul depotenziamento del nosocomio cittadino. Glia anni in cui i piani nazionali di razionalizzazione della sanità iniziati nel 1992 e proseguiti nel ’99, iniziarono a far sentire i loro effetti sul territorio, diventando tema frequente, ancora oggi, delle campagne elettorali e degli scontri politici tra fazioni avversarie.