Nel 1964 i cittadini della Provincia di Bari sono chiamati a rinnovare il consiglio provinciale. Le elezioni sono indette per il 22 e il 23 novembre. Presidente uscente è Matteo Fantasia, ex vicepresidente che, nel ’62, diventa presidente succedendo a Vito Antonio Lozupone, diventato sindaco di Bari.
Nel mese di ottobre si entra nel pieno della campagna elettorale. Tra i primi eventi che danno il via alla competizione politica è l’inaugurazione della sede del movimento giovanile della Dc, alla presenza del sindaco Domenico Saracino, è Vito Rosa, segretario provinciale del partito. Rosa torna alla metà del mese per un comizio in piazza Margherita di Savoia in cui invita a proseguire il dialogo con il Psi e a votare la Dc, «partito capace di interpretare tutte le istanze, inserendo nel nuovo stato democratico sempre più larghi ceti popolari».
Il 13 novembre fa visita a Bitonto l’onorevole Vito Lattanzio, candidato alla massima assise del barese e presentato dal già consigliere e anch’egli candidato, al collegio di Bitonto, Nicola Damiani. Lodando l’amministrazione di centrosinistra retta dal sindaco Saracino, Lattanzio rimane scettico sul Psi: «Non bisogna dimenticare l’evoluzione del partito socialista, anche se non è pensabile che il Psi possa rinunziare ai suoi obiettivi di fondo, che sono quelli di condurre il Paese verso una società socialista, allo stesso modo di come i cattolici puntano ad una società cristiana. Per questo noi chiediamo ai cattolici di essere uniti […], perché nell’ambito delle forze democratiche essi abbiano il peso rispondente alla larga maggioranza ch’essi hanno in una nazione cattolica come l’Italia».
Allo stesso tempo Lattanzio denuncia anche la campagna, a suo dire, denigratoria fatta dal senatore Giovanni Malagodi e dai partiti di destra, difendendo l’alleanza con il Psi: «Credono davvero che il comunismo si possa battere indebolendo l’unica forza politicamente valida di contrapporsi, sul piano nazionale ed internazionale, a tale dilagante fenomeno».
Per il Psdi, invece, intervengono il professor Mario Sicolo e l’ex dirigente comunista Aramis Guelfi. Il primo invita al volo per i socialdemocratici, che «non è un voto dato a vuoto come invece è quello espresso al Pci», in quanto «il partito socialdemocratico, con la sua responsabile partecipazione al governo, garantisce la soluzione di tutti i problemi sociali dei lavoratori, oltre che consolidare i principi di libertà e di democrazia in tutto il paese».
Guelfi, invece, sostiene la mancanza di alternative al centrosinistra, per evitare una pericolosa avventura di tipo fascista o una altrettanto pericolosa avventura dittatoriale comunista.
Per il Psi, invece, ospite cittadino è Antonio Di Napoli, vicesindaco di Bari e membro del Comitato Centrale Socialista, che, comprendendo la naturale opposizione di destra al centrosinistra che «dimostra la validità della politica socialista che colpisce la destra», giudica non altrettanto comprensibile l’opposizione comunista. Di Napoli, quindi, paragona i comunisti a Malagodi, che, come il Pci, addita i socialisti per la congiuntura negativa, nonostante «le misure anticongiunturali adottate dal governo in febbraio e in agosto hanno avuto il duplice scopo di riequilibrare la bilancia dei pagamenti e di rilanciare gli investimenti, onde garantire salari e livelli di occupazione attraverso la ripresa produttiva. Le stesse misure fiscali hanno colpito le fasce di reddito più elevate».
Diversi sono i meriti del governo Moro, per il socialista: leggi agrarie, leggi sul riordino fondiario, stanziamenti per l’edilizia pubblica, istituzione della scuola materna di Stato: «La nazionalizzazione dell’energia elettrica, l’istituzione della scuola media unica di Stato e della scuola materna di Stato, la riforma dei patti agrari rappresentano fatti veramente grandiosi, non risolti nel precedente quindicennio e che sono diventati realtà in due anni appena di governo di centrosinistra».
A concludere la campagna elettorale è Aldo Moro, tornato, dopo due anni a Bitonto, ma questa volta in veste di presidente del Consiglio. Nei giorni immediatamente precedenti all’appuntamento elettorale Moro visita diversi paesi della provincia di Bai, annunciando il suo impegno per l’olivicoltura, colpita, quell’anno, da un andamento sfavorevole.
In tutta la Provincia di Bari la Dc raggiunge il maggior numero di voti, guadagnando il 10% rispetto alle provinciali di quattro anni prima. A Bitonto è sempre la Dc a raccogliere più preferenze (6823), seguita dal Pci (6710), dal Psi (3210), dai monarchici del Pdium (984), dal Psdi (511) e dal Pli (443). Dei candidati bitontini riescono ad arrivare in consiglio il socialista e futuro sindaco Domenico Larovere e il comunista Salvatore Liaci.
Ad essere nominato presidente, con la vittoria democristiana, è ancora una volta il presidente uscente Matteo Fantasia. Rimarrà in carica fino al ’70, quando passerà al nascituro consiglio regionale. Proprio a lui, negli anni recenti è stata intitolata la consiliare della Provincia di Bari.