Torniamo per un’ultima volta alle elezioni amministrative del 2012 per parlare di un aspetto interessante di quella tornata elettorale. Tra i vari contendenti, infatti, c’era una forza politica dal carattere regionalista e meridionalista, nata dall’unione di diverse forze regionaliste del sud Italia: Italia Prima, Insorgenza Civile, Movimento Meridionale, Comitati Due Sicilie.
Parliamo della Confederazione Duosiciliana, aggregazione politica nata per «il riscatto del Sud dalle falsità storiche e dalle devianze sociali e economiche subìte dopo l’unità d’Italia» e «la riappropriazione della storia e del territorio meridionale».
Fu presentata a Bari il 10 dicembre 2011 e non fu un caso che la prima esperienza elettorale fu a Bitonto. Fu qui, infatti, che partì la conquista borbonica delle Due Sicilie. Dalla battaglia che si consumò a Bitonto il 25 maggio 1734 e che, con la disfatta austriaca e la vittoria spagnola portò definitivamente sotto il dominio di Carlo di Borbone il Regno di Napoli. Regno che nel 1816 si unì al Regno di Sicilia, formando il Regno delle Due Sicilie. Che, a sua volta, durò fino al 1861, quando con la sconfitta risorgimentale e l’annessione al Regno di Sardegna ci fu l’unificazione d’Italia e la nascita del Regno d’Italia, durato fino al 1946. Unificazione che, sottolineano i meridionalisti, comportò stragi ai danni delle popolazioni dell’Italia meridionale e condizioni economiche a vantaggio del nord.
Eventi storici sempre commemorati dai meridionalisti sia all’interno delle annuali celebrazioni della battaglia di Bitonto, sia in altre iniziative, come le richieste di far rimuovere le scritte che imbrattavano l’obelisco Carolino di piazza XXVI maggio 1734, monumento che commemora i suddetti eventi e che riporta una frase cara agli attivisti meridionalisti: «A Carlo, Infante di Spagna, dei Napolitani e dei Siciliani, Re, dei Parmensi, dei Piacentini, dei Castrensi Duce, degli Etruschi Gran Principe, perché dell’esercito spagnolo Capo Supremo, i Tedeschi annientò e l’italica libertà fondò, i Pugliesi e i Calabresi la bandiera alzarono».
Tra le altre iniziative, il premio Alfiere del Sud, che si tenne per qualche anno e che era dedicato ai meridionali che, con il proprio operato, hanno dato lustro all’intero Mezzogiorno d’Italia, e la visita, nel 2015, dei rappresentanti della Croce Nera Austriaca, per rendere omaggio ai caduti dell’esercito sconfitto, i soldati austriaci che nel maggio del 1734 persero la vita.
Senza dimenticare le svariate manifestazioni per riabilitare il brigantaggio meridionale, descritto dalla storiografia postunitaria come mero fenomeno criminale e non come una lotta contro uno stato non accettato perché nato da un’invasione.
Ma non ci dilunghiamo su eventi ben lontani dal nostro ambito di interesse e concentriamoci sulla Confederazione Duosiciliana, sui suoi contenuti, sulla sua narrazione, sulle sue modalità di campagna elettorale e sui suoi risultati elettorali che, alle comunali del 2012, furono molto scarsi. Appena 134 voti (0,42%) ai candidati della lista e 307 consensi (0,93%) al candidato sindaco. Un risultato insufficiente per avere anche un minimo ruolo nell’assise comunale.
Ma tutto questo non sorprende, dal momento che il regionalismo è sempre stato fortemente minoritario al sud Italia e quasi inesistente, se si escludono importanti eccezioni come l’indipendentismo siciliano e sardo. I più influenti esempi sono il Partito Indipendentista Sardo e il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, movimento indipendentista, attivo in Sicilia tra il ‘43 e il ‘51, che auspicava la separazione dell’isola dallo stato italiano. Oltre ad esso, sempre in Sicilia, se pur con forza nettamente minore, ci furono liste come il Fronte Nazionale Siciliano e Rinascita Siciliana.
Qualche altro partitino o movimento ci fu nel resto del Sud Italia, come il Partito Popolare Calabrese, ma parliamo di soggetti dalla forza politica assolutamente irrilevante, essendo l’istanza autonomista molto più presente nel Nord, più ricco e con una storia decisamente diversa da quella delle regioni meridionali.
Un importante precursore del regionalismo meridionale era stato poi, negli anni ’50, Achille Lauro (che aveva anticipato di oltre 30 anni anche il regionalismo della Lega Nord). La sua era una protesta contro il prevalere del Nord, delle sue industrie e dei suoi partiti di massa, basata sul richiamo alla monarchia popolare e alla capacità gestionale del comandante. Con lui i monarchici avevano vestito i panni dei campioni del Sud contro gli altri partiti espressione di interessi del Nord.
E, del resto, i tratti fortemente antipolitici e antipartitici sono fortemente riscontrabili se si cercano i comunicati e i post sui social network risalenti a quella campagna elettorale: «Sostegno alle liste anticasta – incita un vecchio proclamo inoltrato su Facebook – Ciascuno di noi, che fosse sicuro dell’affidabilità di liste alternative a questa gentaglia, dovrebbe farsi carico di informare tutti, parenti, amici e conoscenti, ove questa lista fosse presente, della necessità di votarle. E farlo con tutti i mezzi a disposizione. È l’unica risposta concreta che in questo momento si può dare alla criminocrazia e alle sue corti politiche».
“Cange la chèup” fu lo slogan scelto per sostenere il candidato sindaco Agostino Abbaticchio, presentato come «un uomo che da anni si batte contro il signoraggio bancario; per una moneta alternativa e per il riequilibrio civile, economico e sociale tra Nord e Sud».
Uno slogan che incitava fortemente al voto di protesta contro la politica e i suoi attori, come dichiarò anche lo stesso candidato a margine della sconfitta: «Volevamo visibilità e l’abbiamo avuta ma è mancato il voto di protesta, d’ora in avanti continueremo a lavorare a Bitonto».
Un voto di protesta sia contro l’intera politica nazionale, colpevole di aver sempre privilegiato il nord Italia, sia contro i partiti e i dirigenti politici meridionali, accusati di essere «complici o inetti», come scrive una delle voci del meridionalismo odierno, il giornalista Lino Patruno che alla galassia dei movimenti per il Sud Italia dedicò il libro “Fuoco del Sud”.
Quello del 2012 fu l’unico esperimento meridionalista a Bitonto. Destinato a non ripetersi alle successive amministrative e a svanire di lì a qualche anno.