Il 25 maggio gli italiani, insieme ai cittadini degli altri 27 stati europei, tornarono a votare per rinnovare il parlamento europeo. Elezioni che videro una netta vittoria del Partito Democratico, allora guidato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ad esso andò il 40,81% dei consensi. Una percentuale che rappresentò il miglior risultato in percentuale mai ottenuto dal partito e fu il culmine del successo di Renzi, che conquistò la vittoria anche nelle elezioni regionali e provinciali. Un successo destinato, tuttavia, ad intraprendere ben presto una parabola discendente, fino alla sconfitta al referendum costituzionale del 2016, di cui parleremo nei prossimi appuntamenti della nostra rubrica.
Secondo partito fu il Movimento 5 Stelle che, come per il Pd di Renzi, attraversava una fase molto positiva che, qualche anno dopo, gli permise di essere forza di governo. Il partito di Beppe Grillo conquistò il 21,16%, inseguito da Forza Italia che ebbe il 16,81%. A seguire, Lega Nord (6,15%), Nuovo Centro Destra – Udc (4,38%), Altra Europa con Tsipras (4,04%), Fratelli d’Italia (3,67%), Verdi Europei (0,91%), Scelta Europea (0,72%), Italia dei Valori (0,66%).
Anche a Bitonto si confermò la tendenza nazionale. Il Partito Democratico fu primo partito e risentì del “ciclone Renzi”, per usare le parole della stampa dell’epoca. Ben 7269 furono i suffragi, pari al 38,38%. A seguire, dopo un ampio scarto di oltre 10 punti percentuali, il Movimento 5 Stelle con 5146 voti, il 27,17%. Al terzo posto si attestò Forza Italia, con 4149 preferenze, il 21,91%, nonostante al partito berlusconiano appartenesse il candidato più suffragato, Raffaele Fitto (1907 voti), seguito dal collega di lista Sergio Paolo Silvestris, già europarlamentare ma non rieletto (1303).
Andò bene anche L’Altra Europa con Tsipras, che con i suoi 952 (5,02%) si colloca al quarto posto, sopravanzando il Nuovo Centrodestra – UDC, che ha ricevuto “solo” 736 voti, pari al 3,88%.
Fratelli d’Italia, all’epoca ancora formazione minoritaria, ebbe solo 293 preferenze (1,54%), mentre gli altri partiti riuscirono neanche a sfondare la soglia dell’1%. Per Verdi Europei – Green Italia 112 voti e lo 0,59%; per l’Italia dei Valori 100 voti tondi e lo 0,52%; per la Lega Nordben 82 preferenze e lo 0,43%; per Scelta Europea 76 voti e lo 0,40%; chiude Io Cambio con solamente 21 preferenze e lo 0,11%.
Come da tradizione dalla fine degli anni ’70, l’affluenza subì un ulteriore decremento rispetto alle precedenti consultazioni, arrestandosi al 57,22%. Un fenomeno a cui, in città, il movimento civico Progetto Comune tentò di dare una risposta già prima dell’appuntamento elettorale, con un ciclo di tre incontri finalizzati a promuovere, nell’elettorato, un voto consapevole.
«Forte è il vento dell’astensionismo, figlio dell’incapacità della politica di fornire risposte. […] Questi incontri hanno come fine quello di spiegare ai cittadini l’importanza del voto consapevole. Siamo chiamati a scegliere un’idea di Europa, perché è chiaro che, così come è attualmente, l’Unione Europea non funziona» come spiegò Giovanni vacca, relatore nell’ultimo appuntamento con i sostenitori cittadini di “Altra Europa con Tsipras”, formazione che si riconosceva nel leader della sinistra greca Alexis Tsipras, che l’anno successivo sarebbe diventato primo ministro del paese ellenico. In Tsipras si riconoscevano Sinistra e Libertà, Rifondazione comunista e altri partiti di sinistra.
A rappresentare la formazione di sinistra, intervenne la candidata Teresa Masciopinto, che sottolineò l’esigenza di «riprendere il discorso di Ventotene, per costruire un’Europa che dia spazio alla politica, privata, in questi anni, della funzione di rappresentanza, diventando un vessillo a vantaggio di pochi».
Tra gli altri argomenti affrontati da Masciopinto, la gestione dell’immigrazione: «Siamo per la libera circolazione delle persone, ma tutti gli Stati devono prendersi oneri e onori dell’accoglienza. Ecco perché necessita un’armonizzazione delle leggi».
La candidata, infine, disse la sua anche sulla crisi in Ucraina, criticando «l’assenza di una politica estera comune, testimoniata dalla gestione della tragedia ucraina». Il 2014, infatti, fu l’anno in cui iniziarono le ostilità tra Russia e Ucraina che, nel 2022, hanno raggiunto il loro apice con la guerra di aggressione russa.
Quello con l’Altra Europa con Tsipras fu l’ultimo dei tre incontri. Nel secondo appuntamento si parlò delle ragioni del voto al Partito Socialista Europeo, insieme all’allora sindaco di Bari e segretario del Partito Democratico pugliese, nonché candidato PD, Michele Emiliano, che l’anno successivo sarebbe diventato presidente della regione Puglia (ne parleremo nel prossimo appuntamento). Nel primo, invece, parlò Michele Abbaticchio, sul valore del voto europeo.
«Bisogna andare “oltre” questa Europa delle banche, che così non può funzionare. L’ultimo governo eletto dal popolo è stato quello di Silvio Berlusconi, mentre i governi Monti, Letta e Renzi sono stati scelti da un’operazione internazionale presieduta dalla Germania» disse Raffaele Fitto, invitato dalla sezione cittadina di Forza Italia, che criticò anche gli esponenti del centrodestra colpevoli di aver abbandonato Berlusconi, come Angelino Alfano, che aveva preso parte al governo Letta. Concetti ribaditi anche da Sergio Silvestris: «L’Italia non è disposta a essere il becchino d’Europa per tutte le vittime che è costretta a piangere e a seppellire. No ad un’Unione Europea che ci dice da chi dobbiamo essere governati. Renzi e Alfano, una volta insediati, sono andati a inginocchiarsi alla Merkel, mentre soltanto Berlusconi ha cercato di contrastare le politiche di austerity ed è stato fatto fuori».
Il Nuovo Centrodestra, dall’altro lato, invitò a Bitonto il senatore Renato Schifani, che invitò a votare la sua lista, per darle modo di essere «tutti più forti dinanzi a Renzi, a cui faremo sentire la nostra voce senza essere la stampella di nessuno. Infatti, già in Senato, abbiamo i numeri sufficienti per condizionare il Partito Democratico».
Per il Pd, tra gli altri, venne a Bitonto Gianni Pittella, già europarlamentare uscente, che parlò di revisione del patto di stabilità e di immigrazione: «È necessaria un’Europa federale che abbia un suo ministro degli Esteri, un suo ministro dell’Economia e una polizia comunitaria che sappia controllare le frontiere in modo tale da evitare le stragi di immigrati che si stanno verificando negli ultimi giorni».
L’esponente democratico sostenne anche la necessità di impedire che i grillini arrivino a Bruxelles, «perché cadremmo dalla padella nella brace e soprattutto permetteremmo a un demolitore di fare macerie dell’Europa».
Accuse a cui, il M5s rispose tramite la candidata Rosa Damato: «Noi non siamo anti europei, siamo soltanto per un’Europa diversa, che non sia più quella delle banche, delle lobby, delle multinazionali, ma che torni a essere una vera comunità europea così come era stata pensata dai padri fondatori. Siamo contro Merkel e le politiche di austerità».
Ma posizioni antieuro furono espresse dal deputato bitontino Francesco Cariello: «L’unione monetaria è una bufala, perchè l’Unione Europea non ha solo l’euro ma ha 11 monete, e avere una moneta propria significa fare una propria politica economica. Dall’Europa dipende il nostro, perché gli Stati hanno le mani legate sulle questioni internazionali».