Anni ’90. Gli anni in cui cambiò tutto. Crollò il sistema che aveva retto la politica italiana sin dal dopoguerra. Crollarono i suoi protagonisti e, dalle loro macerie, ne nacquero altri. Furono gli anni in cui cambiò anche la politica nelle città. E, iniziò ad affacciarsi anche un altro elemento che sarà protagonista nei decenni successivi, Internet, il web, la rete. Negli anni ’90, come strumento di comunicazione di massa, era ancora agli esordi e non ancora in grado di esprimere appieno le sue potenzialità, ma fu comunque una rivoluzione che non poteva non coinvolgere anche la comunicazione politica.
Gli anni ’90 chiusero e proseguirono quel decennio additato come “l’inizio della barbarie”, per usare la definizione del giornalista Paolo Morando. Quel decennio in cui, affievolite le passioni politiche degli anni precedenti, ci si abbandonò ad una stagione all’insegna dell’edonismo, dell’individualismo e di una crisi politica che, in realtà, era già iniziata precedentemente. In molti vi videro l’inizio di un imbarbarimento dei costumi culturali.
Il cantante Raf, nell’89, si chiedeva cosa sarebbe rimasto degli anni ’80. Ma in realtà sarebbe rimasto parecchio. Rimase la crisi politica, che si fece ancora più grave, portando alla “grande slavina” descritta dallo storico Luciano Cafagna.
Dal punto di vista politico, il decennio iniziò con diversi appuntamenti elettorali locali. In quell’anno si votò per la Regione Puglia, per la Provincia di Bari e, a Bitonto, per il Comune. Furono le ultime elezioni locali in cui a concorrere per questi enti furono i partiti tradizionali, i protagonisti della cosiddetta “Prima Repubblica”. A cominciare dal Partito Comunista, che nel ’91 si trasformò e cambiò denominazione, i primi anni ’90 videro la scomparsa di quelli che erano stati gli attori principali della vita politica italiana.
Le elezioni si tennero il 6 e il 7 maggio e, per la campagna elettorale, parlarono, tra gli altri, per conto dei propri partiti, Alfredo Reichlin (Pci), Nicola Di Cagno (Pli), Nicola Armenise (Psi), Giovanni Mastrangelo (Msi) e Vincenzo Fiore (Psdi) che fu anche tra i candidati alla Regione, mentre Nicola Tarantino (Psi) e Nicola Terlizzese (Pri) furono tra i candidati alla Provincia, risultando eletti nelle due circoscrizioni che dividevano la città.
Quelle del 1990 furono le elezioni che videro il Psi (36,85%) sorpassare, alle amministrative, la Democrazia Cristiana (30,41%) e diventare il partito di maggioranza relativa, con 16 seggi, mentre lo scudo crociato conquistò un solo seggio e il Pci (17,64%) ne perse due. Stabile il Psdi (6,43%), mentre i Verdi (2,53%) riuscì ad entrare in consiglio, con un seggio affidato al più suffragato Marco Vacca (312 voti) che, in consiglio, sotto il vessillo del sole ridente, si impegnò nell’opposizione al progetto della discarica controllata per i rifiuti solidi urbani, che, nel consiglio comunale del 30 dicembre 1991, fu approvata con i soli voti contrari di Pds e, appunto, i Verdi. Il Pri ottenne il 2,82% dei voti, il Msi si fermò al 1,90% e il Pli al 1,37%.
Fu confermata la fiducia all’amministrazione uscente formata da Psi, Dc e Psdi e guidata dall’avvocato socialista Michele Coletti, che, nell’87, aveva preso il posto del democristiano Michele Labianca, dopo la breve parentesi di guida Dc degli anni ’80 (1985-1987). Coletti fu sindaco, in una giunta molto travagliata, fino al ’93, quando fu sostituito da Francesco Dimundo (Psi) che, a sua volta, dopo le dimissioni, fu sostituito dal commissario prefettizio Mario Tafaro, fino alle elezioni del ’94, le prime a suffragio diretto del primo cittadino.
Alle elezioni regionali fu la Democrazia Cristiana a prendere il maggior numero di suffragi, con il 40,7% (30,54% a Bitonto). Secondo il Partito Socialista Italiano (19,73% e 29%). A seguire il Partito Comunista Italiano (18,71% e 21,90%), la lista Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (6,23% e 3,78%), il Partito Socialista Democratico Italiano (4,33% e 6,51%), il Partito Repubblicano Italiano (2,98% e 1,90%), la Lista Verde (2,21% e 2,44%), il Partito Liberale Italiano (2,20% e 1,74%), i Verdi Arcobaleno (1,13%), Democrazia Proletaria (0,79%), gli Antiproibizionisti sulla droga (0,75%) e la Lega Sud Puglia (0,25%).
Presidente della Regione Puglia divenne Michele Bellomo (Dc) che governò fino al ’92, per poi lasciare il posto a Cosimo Convertino (Psi).
Alle provinciali, infine, fu sempre la Democrazia Cristiana a raggiungere il maggior numero dei voti, con il 30,1%, con il Partito Socialista Italiano fermo al 23,6%. Almeno nell’intera Provincia di Bari, mentre a Bitonto con il 29,56%, i democristiani furono secondi, rispetto al 30,39% dei socialisti. Il Partito Comunista Italiano ottenne il 14,7% in tutta la Provincia e il 22,14% a Bitonto. A seguire il Partito Socialista Democratico Italiano (4,7% e 5,27%), la lista Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (8,1% e 3,70%), il Partito Repubblicano Italiano (3,6% e 1,93%), i Verdi (5,6% e 2,37%), il Partito Liberale Italiano (3,5% e 1,29%), i Verdi Arcobaleno, non presenti a Bitonto, (3,1%), Democrazia Proletaria (0,9%), gli Antiproibizionisti sulla droga (2,1%).
Come abbiamo già anticipato, risultarono eletti Nicola Tarantino (Psi) per la circoscrizione Bitonto 1 e Nicola Terlizzese (Pri) per Bitonto 2.
Presidente della Provincia fu nominato il democristiano Domenico Ricchiuti.