«No al trattato Costituzionale Europeo. […] Il Partito della Sinistra Europea crede all’integrazione europea, ma un’integrazione politica che veda invertire la priorità, dalla assolutizzazione del mercato, oggi unica filosofia, all’Europa dei diritti e dello stato sociale, della pace, della cooperazione. Non un’Europa delle banche, ma un’Europa sociale e dei popoli».
Sono parole scritte sull’edizione di giugno 2006 del Da Bitonto da Nicola Antuofermo, allora segretario del circolo di Bitonto del Partito della Rifondazione Comunista. Antuofermo fu l’autore di una nota, dal titolo “Il futuro, quello a sinistra” in cui per battere le destre si auspicava la costruzione di un nuovo grande soggetto unitario e si annunciava l’adesione di Rifondazione al Partito della Sinistra Europea. Un nuovo soggetto politico nato due anni prima a Roma e formato da partiti e organizzazioni di ispirazione comunista, socialista, femminista, democratica, ambientalista, antiliberista. Si poneva l’obiettivo di fondare un’altra Europa.
Ma, al di là della nascita di un nuovo soggetto politico europeo, quel che in questa sede ci è utile sottolineare è quel “No al trattato Costituzionale Europeo”. Si riferiva, infatti, al “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa”, un progetto di revisione dei trattati fondativi dell’Unione Europea, redatto nel 2003 e naufragato nel 2005. Un trattato che nasceva dall’esigenza di rendere più forti i legami tra gli stati europei. Esigenza emersa sin dai primi anni ’80 quando a Strasburgo sorse un gruppo chiamato “Club del Coccodrillo”, con l’obiettivo di riformare le istituzioni europee.
L’idea di una costituzione europea fu lanciata, nel 2000, all’Università di Lipsia, da Carlo Azeglio Ciampi, allora capo dello Stato italiano. Un iter molto lungo che si concluse nell’ottobre 2004 a Roma, con la cerimonia della firma del Trattato. Firmarono i capi di Stato o di governo dei 25 paesi Ue e i loro ministri degli esteri. La firma avvenne nella Sala degli Orazi e Curiazi del Palazzo dei Conservatori, lo stesso luogo in cui il 25 marzo 1957 i sei paesi fondatori firmarono i Trattati di Roma, che istituivano la CEE e l’Euratom.
Alla firma seguì l’iter per la ratifica da parte dei paesi europei. In alcuni stati questa avvenne per via parlamentare, come è il caso dell’Italia che, ricordiamo, non ammette referendum sui trattati internazionali. E, come l’Italia, la gran parte dei paesi. In altri paesi si scelse la via referendaria. Le consultazioni si tennero nel 2005. Ad accettare il trattato furono Lussemburgo e Spagna, mentre in Francia e Olanda prevalse il No. Due paesi fondatori che rigettavano il trattato. Un No che bloccò l’iter e segnò una fase di stallo dell’integrazione europea. Una fase di stallo che si concluse nel 2009, quando si arrivò ad un nuovo trattato detto “Trattato di Lisbona” che, però, eliminava qualsiasi riferimento e accostamento ad una costituzione. Non era un atto fondativo di una nuova entità sovranazionale, ma un semplice trattato internazionale tra stati europei.
«L’idea di un’altra Europa è alla base delle prime campagne del nuovo soggetto politico, quella per il No al Trattato Costituzionale Europeo e quella contro la direttiva Bolkenstein» scrisse Antuofermo nel suo comunicato.