Con la prematura caduta dell’amministrazione Valla, ad un anno dal termine naturale del mandato, Bitonto mandò in soffitta la sua prima e unica esperienza di governo di centrodestra, se pure con una componente proveniente da sinistra. E si preparò a ritornare al centrosinistra.
Il 6 e il 7 maggio 2012 si tornò al voto per rinnovare il consiglio comunale e per eleggere il successore dell’ex questore. La sfida principale fu quella tra i due principali candidati di centrosinistra.
Il primo era Michele Abbaticchio, candidato per una coalizione composta quasi solamente da liste civiche. Delle nove liste civiche collegate al funzionario comunale, partiti politici veri e propri potevano considerarsi solamente Partito Socialista Italiano e Rifondazione Comunista. C’erano poi Italia dei Valori e Sinistra Ecologia Libertà che, come abbiamo già avuto modo di notare, erano sì forze politiche nazionali, ma rientravano tra quei partiti personali, nati dagli anni ’90 in poi, che ruotavano intorno a singoli leader (Antonio Di Pietro da un lato e Nichi Vendola dall’altro).
Le altre cinque liste che componevano la coalizione pro-Abbaticchio erano formazioni civiche che avevano come territorio di riferimento la sola città di Bitonto, senza alcun collegamento con la politica oltre la poligonale. Elemento, questo, che fu anche elemento di sfottò da parte di esponenti di una delle coalizioni avversarie. Città Democratica e Laboratorio Bitonto erano le liste civiche esistenti da più tempo. La prima, vero e proprio partito cittadino, con un indirizzo politico e gruppo di riferimento dal chiaro posizionamento di centrosinistra, era la lista che più assomigliava ad un partito, in quanto caratterizzata da una struttura e da una vita interna che prescindeva dal momento elettorale.
La seconda era sì una lista civica storica, esistente da anni, ma più una lista personale che faceva riferimento al consigliere Vito Palmieri. Progetto Comune era una lista civica simile a Città Democratica, nata qualche tempo prima dall’unione tra “Il Ponte” e “Cultura Democratica.
C’erano poi Cambio Generazionale Vero e Giovani per Michele Abbaticchio, liste destinate a vivere solamente nelle settimane di campagna elettorale, che sventolavano in modo propagandistico una delle bandiere che più caratterizzeranno l’era Abbaticchio: la retorica giovanilista, utilizzata spesso in toni antipolitici. Torneremo a breve sull’argomento.
Nella seconda coalizione di centrosinistra, tra le liste collegate al commercialista Paolo Intini, c’erano partiti veri come il Partito Democratico, liste collegate a personaggi politici nazionali, come Puglia per Vendola (i vendoliani erano divisi tra Abbaticchio e Intini), forze politiche centriste dalla posizione sempre oscillante come Alleanza di Centro per Pionati, Udc, Moderati e Popolari, Alleanza per l’Italia, un movimento nazionale monotematico come Movimento per le Autonomie e, per finire, la classica lista collegata al candidato sindaco Paolo Intini, destinata a non sopravvivere, come da copione, dopo le urne.
Poi c’era la coalizione di centrodestra che, consapevole di non poter replicare la vittoria del 2008, giocò la carta della candidata donna, con la professoressa Carmela Rossiello, sostenuta da Popolo della Libertà, Movimento Schittulli, Futuro e Libertà, Nuovo Psi.
C’era, infine, un’ultima coalizione, rappresentata da Agostino Abbaticchio e formata da un’unica lista: la Confederazione Duosiciliana. Una lista dal carattere regionalista e meridionalista.
Michele Abbaticchio fu il vincitore della competizione elettorale. Non al primo turno, in cui raccolse il 44,15%, seguito da Intini (37,13%), Rossiello (17,77%) e Agostino Abbaticchio (0,93%). Il mancato raggiungimento del 50% più uno portò al secondo turno, che si tenne il 20 e il 21 maggio. Il candidato sostenuto dal Idv, Sel e liste civiche ebbe ancora la meglio sullo sfidante del Pd Paolo Intini, raccogliendo il 65,40% dei voti e divenendo sindaco di Bitonto per i successivi dieci anni (contando anche il secondo mandato iniziato con la vittoria del 2017).
La lista più votata, tuttavia, non faceva parte della coalizione vincente, ma di quella guidata da Intini. Fu il Partito Democratico, che ottenne ben 4703 voti.
Il risultato delle elezioni non solo riportò nell’alveo del centrosinistra il governo cittadino, dopo la breve parentesi di Raffaele Valla. Ma anche perché diede inizio alla lunga era Abbaticchio, destinata a cambiare totalmente la politica cittadina.
Elenchiamo, qui di seguito, alcuni degli elementi che caratterizzarono, nel bene o nel male, il decennio di Michele Abbaticchio, giovane sindaco che, eletto sulla soglia dei 40 anni, seppe imporsi come figura carismatica del centrosinistra (sebbene, secondo alcune voci mai confermate, ma neanche smentite, fosse stato inizialmente adocchiato dal centrodestra come suo possibile candidato). Ma quali furono le caratteristiche dell’era Abbaticchio? Le analizzeremo più nel dettaglio nel prossimo appuntamento, limitandoci, qui, ad elencarle sinteticamente.
Narrazione giovanilista. Almeno nei primi tempi, questo argomento fu un importante strumento per ottenere i voti di una fascia di popolazione sempre più lontana dalla politica, dai partiti politici. Sempre più indifferente, disinteressata. Ma il giovanilismo di Abbaticchio si rivelò ben presto mero strumento di propaganda, tanto che molte iniziative annunciate in campagna elettorale e sorte all’indomani del voto (governo luce, centro di aggregazione giovanile), furono lasciate morire nei mesi successivi, spegnendo quella partecipazione giovanile che, in realtà, si rivelò alquanto effimera. Come quella che, del resto, due anni prima aveva caratterizzato l’esperienza delle Fabbriche di Nichi a livello regionale, promosse in campagna elettorale come strumento per mobilitare i giovani e per dar loro la possibilità di esprimersi e poi lasciate morire dopo le urne.
Antipolitica. Il giovanilismo fu spesso utilizzato come arma contro la politica tradizionale, accusata di opprimere la città. Una politica da cui, secondo la narrazione abbaticchiana, era necessario liberare la città, come recitava lo slogan maggiormente utilizzato dalla compagine: “LiberiAMO Bitonto”.
Maggiore personalizzazione della politica, incentrata sulla figura carismatica di Abbaticchio, giovane funzionario esperto di fondi europei e abile nell’intercettare preziose risorse per la città. Una figura che fu in grado di ritagliarsi un consenso personale che prescindeva dalle appartenenze politiche e dalle liste a suo sostegno. La personalizzazione riguardò anche la comunicazione politica. La sua, ma anche quella degli avversari.
Social network che, da essere quasi totalmente assenti nella comunicazione politica precedente (fatta eccezione per qualche singolo consigliere), divennero preponderanti, finendo per scavalcare e ridurre il ruolo dell’ufficio stampa inteso nella maniera più classica.
Sfumatura delle identità politiche tra le forze interne alla compagine di maggioranza. Soprattutto a partire dal secondo mandato, la coalizione iniziò ad accogliere al suo interno anche alcuni personaggi e alcune forze che prima lo avevano avversato, pescando sia nel centrosinistra che prima lo aveva sfidato, sia nelle fila del centrodestra. Diversi furono, infatti, gli elementi di centrodestra che, nascosti dietro la maschera del civismo, entrarono nella compagine pro-Abbaticchio.