2008. L’anno in cui il centrodestra conquistò il governo nazionale. Dopo due anni alla guida del paese, il governo Prodi II cadde prematuramente a seguito della crisi aperta a gennaio dall’Udeur del ministro della Giustizia dimissionario Clemente Mastella e dai Liberal Democratici di Lamberto Dini.
Il 24 gennaio, Prodi rassegnò, quindi, le dimissioni dinnanzi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che, il 30 gennaio, affidò un incarico esplorativo al presidente del Senato Franco Marini. Non ci fu però niente da fare e il 6 febbraio il Capo dello Stato decretò lo scioglimento delle Camere.
Le elezioni si svolsero il 13 e il 14 aprile e portarono all’insediamento di quello che fu il secondo governo più longevo nella storia repubblicana italiana: il Berlusconi IV, superato solamente dal Berlusconi II (2001-2005)
La coalizione guidata dal leader di Forza Italia vinse con ampio margine. Alla Camera ottenne il 46,81%, contro il 37,55% della principale coalizione di centrosinistra.
Il Popolo della Libertà fu la lista più suffragata (37,38%) seguita, all’interno della coalizione di centrodestra da Lega Nord (8,30%) e Movimento per l’Autonomia (1,13%).
Un successo che portò all’elezione, tra le fila del Popolo della Libertà, di Francesco Paolo Sisto, barese di nascita, ma proveniente da famiglia bitontina.
A sinistra, invece, la coalizione principale era guidata da Walter Veltroni segretario del neonato Partito Democratico (argomento del prossimo appuntamento della rubrica). Ma la novità non riuscì a far breccia negli elettori, che diedero un consenso del 33,18%, seguito da quello dell’Italia dei Valori (4,37%).
Le altre coalizioni, formate da una sola lista, erano l’Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini (5,62%), la Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti (3,08%), La Destra – Fiamma Tricolore (2,43%).
Stesso successo del centrodestra si ebbe al Senato, dove la coalizione di Silvio Berlusconi ebbe il 47,32% dei consensi, contro il 38,01% del centrosinistra, il 5,69% dell’Udc, il 3,21% della Sinistra Arcobaleno, il 2,10% della Destra – Fiamma Tricolore.
Sempre il Popolo della Libertà fu la lista più votata (38,17%). Nella stessa coalizione la Lega Nord ottenne l’8,06% e il Movimento per l’Autonomia l’1,08%. Nel centrosinistra, il Pd ebbe il 33,69% e l’Idv il 4,32%.
Un risultato netto che portò alla nascita del nuovo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, che entrò ufficialmente in carica l’8 maggio 2008.
Anche a Bitonto fu netta la vittoria del centrodestra che ottenne, per la Camera il 50,60% dei suffragi (Pdl 49,84% e Movimento per l’Autonomia 0,77%), contro il centrosinistra fermo al 35,59% (Pd 30,57% e Idv 5,02%), l’Udc al 5,30%, la Sinistra Arcobaleno all’1,98%, Fiamma Tricolore all’1,66%.
Stessa cosa al Senato, con il centrodestra al 50,65% (Pdl 49,72% e Movimento per l’Autonomia 0,83%), il centrosinistra al 36,14% (Pd 30,95% e Idv 5,19%), Udc al 5,65%, Sinistra Arcobaleno all’1,85% e Fiamma Tricolore all’1,57%.
Un risultato che, tuttavia, per il Pd fu comunque importante e riuscì a riportare al Senato Giovanni Procacci.
Ma il 13 e il 14 aprile il centrodestra non vinse solamente nella sua corsa per le due camere del parlamento italiano. Vinse, per la prima volta in assoluto, anche in quella per Palazzo Gentile. Qui, a dire il vero, fu il Pd la lista più suffragata, con il 25,56% dei voti, confermando la tradizione bitontina che ha sempre visto una maggiore forza del centrosinistra. Ma comunque il candidato sindaco Giovanni Rossiello si fermò al 33,75%, contro il 43,03% di Raffaele Valla.
Fu un risultato storico, che per il Pd aprì ad una fase negativa che lo avrebbe visto sconfitto anche alle successive tornate elettorali. Fase interrotta solo nel 2022.
Rossiello era stato scelto, all’interno del centrosinistra, con le primarie, vinte contro Emanuele Sannicandro, Michele Picciariello e Giovanni Ciccarone.
Nel centrodestra, invece, a gennaio era nato un nuovo progetto, il Cantiere della Partecipazione che vedeva, in realtà, la partecipazione di diversi esponenti della sinistra bitontina, a cominciare dall’ex segretario di Rifondazione Comunista Nicola Antuofermo, passando per ex socialisti, socialdemocratici e diverse liste civiche che avevano transitato per altre coalizioni prima di approdare nel Cantiere.
Candidato sindaco fu scelto in Raffaele Valla, ex questore con una precedente candidatura a sindaco a Taranto. Era il 2000 e Raffaele Valla, quella volta, era il rappresentante della coalizione di centrosinistra. Fu battuto da Rossana Di Bello, candidata di Forza Italia.
Una commistione tra destra e sinistra che era segno di una politica ormai liquida, in cui le identità politiche erano e continuano ad essere sfumate, quasi irrilevanti. Specialmente nelle consultazioni comunali in cui la sfida è sempre più personalistica, basata sul carisma del candidato sindaco, sempre più esterno ai partiti politici. Come lo era appunto Valla, presentato come l’uomo di legge, con la forza e la competenza giusta per governare in un paese in cui la criminalità è un problema rilevante.
Valla e la sua “alba di un giorno migliore” vinsero le elezioni, ma ben presto gli slogan e il marketing elettorale si spensero e la coalizione iniziò a manifestare divisioni e fratture. Tanto che, caso più unico che raro, anche la lista Valla Sindaco, passò all’opposizione. L’esperienza si concluse nel 2012, quando l’ex questore fu sfiduciato.